Recensione: 40 CARATI (2012)

Buona la prima! Potrebbe essere questo lo slogan giusto per definire la prima vera esperienza sul grande schermo del regista danese Asger Leth. 40 Carati è un thriller classico con il protagonista, Nick Cassidy (Sam Worthington), che si trova condannato, ingiustamente, a 25 anni di carcere per aver rubato un prezioso diamante. Per provare la sua innocenza decide di evadere, approfittando del funerale del padre, e di rubare davvero il diamante. Il piano è molto ingegnoso: Nick, sotto mentite spoglie, si arrampica sul cornicione di un grattacielo e minaccia di buttarsi giù. Tutto questo per attirare l'attenzione dei media e della polizia, mentre il fratello e la fidanzata procedono con il furto. Tuttavia qualcosa non andrà come previsto...


Come detto ci troviamo di fronte ad un thriller classico dove un uomo giusto, Nick, finisce per essere la vittima designata di poteri forti, intenti a salvaguardare i propri interessi sacrificando la sua vita. Ma Nick non è un tipo che molla e così, non potendo contare su nessuno, sarà costretto a provare da sè la sua innocenza. La morale, in tal senso, è abbastanza chiara: la legge non è uguale per tutti ma vince sempre, o quasi, chi ha i soldi, chi detiene il potere. Dunque la tematica non è certo originale, ma la bravura del regista è soprattutto quella di dare ritmo alla storia, curando bene anche l'estetica. Il risultato è che il film funziona come action, mentre risulta piuttosto debole come thriller. Si punta molto, infatti, sul gioco psicologico tra Nick e il detective Lydia Anderson (Elizabeth Banks), ancora provata da un negoziato finito male. Alla fine però il tutto si risolve in modo abbastanza superficiale. L'intreccio narrativo non convince fino in fondo, senza per altro considerare un finale piuttosto banale e prevedibile. In particolare alcuni passaggi fondamentali vengono affrontati in modo frettoloso, sempre per l'idea di puntare più sulla velocità, sul ritmo (soprattutto gli aspetti relativi alla corruzione in relazione alla storia del furto). Per il resto la recitazione non è da Oscar, ma tutto sommato nemmeno da buttare (una prova nella media).

Una pellicola, quindi, che convince a metà, anche se, a mio avviso, si può tranquillamente vedere, senza grandi pretese, per regalarsi qualche ora di puro intrattenimento.

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