Rubrica: L'INTERVISTA (ospite Daniele Ciferri) #3

Amici lettori, ci siamo anche oggi con lo spazio dedicato alle interviste. Ospite della puntata un giovane regista reatino, Daniele Ciferri, alle prese con la lavorazione del suo primo film: HOPE.

Ciao Daniele! Benvenuto nel blog e grazie per avere accettato l’invito. La prima domanda sorge spontanea: chi è Daniele Ciferri e come nasce la passione per il cinema?
Daniele Ciferri è nato a Rieti nel 1985, regista, scenografo e coordinatore, fin da piccolo dimostra la sua passione per l’arte, segue gli studi presso l’istituto d’arte, frequentando corsi di grafica pubblicitaria,  montaggio digitale e fotografia. Il cinema è sempre stato la sua vera passione, infatti già dall’età di 14 anni si diletta a filmare piccoli cortometraggi, storie raccontate, evocative e religiose. La passione andando avanti aumenta, arrivando così ad instituire una piccola produzione chiamata Rec, molti sono i lavori svolti dal 2000 al 2011, fino ad arrivare al lungometraggio che presenterà durante il 2012. 


Hope è il tuo primo film: come nasce l’idea?
Hope è il mio primo film, ovviamente prima di esso ci sono stati altri progetti che ho portato avanti, tra cui cortometraggi e lungometraggi; uno di essi, ”Jehudith”, è stato molto importante per arrivare ad Hope, un allenamento che porta a migliorarsi sempre di più.
 

Ti sei ispirato a qualche film in particolare per la realizzazione?
Per il genere di Hope, cioè un film sull’apocalisse, l’America rappresenta un bacino importante e ovviamente lo spunto è arrivato da lì. Tuttavia girare un post-apocalittico in Italia, con una produzione indipendente, è stata davvero una sfida che io e la mia troupe abbiamo deciso di affrontare.
Un film costato 6000 euro è, a detta di molti, una vera e propria pazzia!
Ci abbiamo creduto e alla fine, pur non avendo una produzione hollywoodiana con milioni di euro, c’è l’abbiamo fatta!
 

La cosa più facile e quella più difficile durante le riprese?
Una persona da sola non può far niente. C’è bisogno di tanta gente e di una buona suddivisione del lavoro: sceneggiatori, truccatori, macchinisti, fonici, costumisti e scenografi. Tutte queste persone a loro volta hanno bisogno di essere guidate e dirette. Ecco quindi il compito del regista: coordinare il tutto per far si che il progetto riesca al meglio.
La difficoltà più grande, secondo me, è la disponibilità di tempo. Non a caso si dice che “il tempo è denaro”. Riuscire a mettere insieme il tempo delle persone è la cosa più difficile e quando ci riesci non basta mai; quando sei indipendente devi volare! 
Fortunatamente uno dei punti di forza in produzioni indipendenti è l’essere mossi dalla fede nel progetto più che dal denaro; le motivazioni, quindi, sono maggiori.
 

Quanto tempo sono durate le riprese? Ci racconti, se c’è, qualche aneddoto?
Le riprese sono cominciate a Luglio e termineranno a Febbraio.
La cosa curiosa che mi piace raccontare è questa: avendo girato Hope a Castelnuovo di Farfa, un  piccolo Paese della provincia di Rieti, ci si divertiva a vedere i volti degli abitanti quando i  12 sopravvissuti, sporchi e laceri, passeggiavano per le strade, soprattutto di mattina prima della convocazione sul set, magari a fare colazione al bar!!
 

Gli attori e le comparse hanno partecipato gratuitamente. Come hai fatto a convincere tutti?
Premetto che questa cosa sembrava impossibile all’inizio. Ora posso dire che la vera difficoltà è stata trovare il cast definitivo.
All’inizio avevo una rosa di 40 attori, non c’è stato bisogno di convincerli, la cosa era chiara dal principio: tutti coloro che sono venuti a fare il provino sapevano che Hope era no-budget.
Dopo questa esperienza posso affermare che ci sono tantissimi attori bravi, che amano il proprio lavoro, disposti a mettersi in gioco, gratis, pur di fare esperienza.
 

Quando, dove e come uscirà il film? Hai già trovato la distribuzione?
Il film in questo momento è ancora in post-produzione. Il lavoro è ancora lungo e non posso sbilanciarmi sulla data di uscita (forse prima dell’estate).
La prima di Hope si svolgerà quasi sicuramente nella capitale, strutturata con inviti.
Per la distribuzione ci stiamo lavorando.
 

Tre domande da appassionato: il tuo regista preferito; il film della vita; il tuo genere preferito. 
Registi: Stanley Kubrick, Steven Spilberg, James Cameron,  Andrej Tarkovskij  
Film: Stalker, Arancia Meccanica, Avatar 

Genere: Fantascienza , Thriller, Drammatico
 

Sei un giovane regista e muovi i primi passi in questo mondo. Qual è secondo te la situazione attuale del cinema italiano? E in particolare di quello di genere?
L’Italia non è un Paese che investe sui giovani. Potremmo dire che è un “Paese per vecchi”. Questo l’abbiamo tristemente sperimentato sulla nostra pelle. Un problema condiviso da tutti i nostri  coetanei nel mondo del lavoro.
Per me, oggi, fare cinema in Italia è un sogno, un grande sogno, ma è anche un importante obiettivo che ho deciso di perseguire.
Sicuramente l’Italia ha il marchio della commedia, soprattutto in questi ultimi tempi; tutto viene racchiuso in storie di vita quotidiana italiana, dove si intrecciano tradimenti, litigi e comicità. Spingersi verso dei temi più impegnati nel nostro paese è sicuramente una sfida, quasi una pazzia, ma diventa anche una soddisfazione quando quello che si aveva in mente si vede realizzato sullo schermo. Torno a ripetere che  un genere come quello di Hope, fatto in Italia e con pochi mezzi, non sarà mai comparabile ad una grande produzione Hollywoodiana.
Del resto come si dice: “L’arca di Noè  è stata fatta da dilettanti, il Titanic da Professionisti”.
A volte lavorare con pochi soldi, con tanta fatica, e cercare di costruire quello che non ci si può permettere,  significa essere come un arca: si galleggia, si galleggia, ma si è talmente soddisfatti  del lavoro svolto che non si può affondare.

Hai dei ringraziamenti da fare?
Devo ringraziare per la passione e la pazienza tutti i collaboratori che mi hanno sopportato per quasi un anno. Devo, in particolare, ringraziare i miei collaboratori della Rec Production che hanno investito in questo progetto. Devo ringraziare mio fratello Paolo Ciferri che mi ha supportato durante tutte le riprese e il cast stupendo, dai due sceneggiatori Manlio Palena e Federico Sammarco, il reparto trucco e le fantastiche costumiste, ed infine il magnifico cast artistico.
Sono davvero soddisfatto del loro lavoro perché si sono rivelati grandi professionisti, nonostante l’assenza di compenso.

Grazie,
Daniele Ciferri


TRAILER di HOPE


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