Recensione: 17 RAGAZZE (2011)

Camille (Louise Grinberg) è una ragazza ribelle, insoddisfatta della propria esistenza e vogliosa di libertà e di amore. Tutto quello, insomma, che può darle un bambino suo. Proprio per questo decide di portare avanti la gravidanza, nonostante la sua giovane età, e piano piano convince anche le sue amiche della possibilità di cambiare vita, raggiungere l'autonomia e la felicità tutte insieme. E così altre 16 ragazze, dello stesso liceo, seguono il suo esempio.

Tratto da una storia vera, 17 ragazze è un inno alla libertà; un incitamento a vivere la propria vita rivendicando il diritto di scelta, di fronte un mondo di adulti convinti di conoscere la "verità" assoluta, ma incapaci di guardare il fallimento della propria vita; l'insoddisfazione per la propria esistenza. Sullo sfondo di una Lorient grigia, cupa, noiosa e senza futuro, esplode l'adolescenza di queste ragazze, animate dal desiderio, dall'energia e dalla spregiudicatezza dei loro 17 anni. Perchè, come dice il film stesso, a 17 anni non si può essere seri, ma si ha voglia di cambiare il mondo, l'energia di vivere la vita fino in fondo.

I perbenisti, moralisti e un pò bigotti, considerano questo film diseducativo e amorale, io invece credo che sia molto interessante perchè porta lo spettatore a riflettere sulla propria condizione esistenziale. Tutti noi, infatti, viviamo la nostra vita, ma quasi mai ci fermiano a riflettere sulla felicità, sul potere reale che  esercitiamo su di essa. Ci conformiamo alle regole, alle aspettative, ai "valori", ma non siamo capaci di ribellarci, imporre il nostro essere, i nostri sogni. 17 ragazze è proprio questo, un invito a sognare, non facendo necessariamente dei figli (la gravidanza è solo una provocazione), ma mettendo in discussione la nostra esistenza, ripensando alle proprie aspettative, ai propri desideri.

Molto convincente la regia, caratterizzata da numerosi primi piani, tesi ad enfatizzare i sentimenti, le paure, i desideri che si animano in queste ragazze, di fronte ad una decisione che può apparire "folle". Molto bella anche la fotografia che punta molto sul contrasto tra i "casermoni", il grigio di una città cupa, morta, noiosa, monotona, e il blu del mare, simbolo di libertà, felicità, sogno. E che dire della recitazione? Di fronte ad un gruppo di attrici quasi totalmente esordienti, il risultato è sorprendente. Il merito, del resto, è anche del regista, bravo a catturare l'intensità e l'espressività del loro sguardo, con primi piani davvero riusciti.

Dunque un film assolutamente consigliato, da vedere per imparare a riflettere sulla propria esistenza.

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