Comunicato Stampa
Il Teatro Stabile del Veneto, Accademia Perduta Romagna Teatri e le Edizioni E/O sono lieti di annunciare la tournée dello spettacolo
Il Teatro Stabile del Veneto, Accademia Perduta Romagna Teatri e le Edizioni E/O sono lieti di annunciare la tournée dello spettacolo
Oscura
immensità
Tratto dal romanzo
L'oscura immensità della morte
di Massimo Carlotto
con
Giulio Scarpati e Claudio Casadio
regia
di Alessandro Gassmann
autore
Massimo Carlotto
scene
Gianluca Amodio
costumi
Lauretta Salvagnin
luci
Pasquale Mari
musiche
e videografia Marco Schiavoni
L'attore Giulio Scarpati |
Oscura Immensità è interpretato da Giulio Scarpati e Claudio
Casadio ed è una produzione di Teatro Stabile del Veneto e Accademia Perduta
Romagna Teatri.
Le prime date della tournée:
Venezia Teatro Goldoni 07/11/2012 -
11/11/2012
Trieste Politeama Rossetti 13/11/2012 -
15/11/2012
Faenza Teatro Masini 16/11/2012 -
18/11/2012
Napoli Teatro Bellini 20/11/2012 -
25/11/2012
Cittadella Teatro Sociale 27/11/2012 -
Mestre Teatro Toniolo 28/11/2012 -
29/11/2012
Camponogara 30/11/2012 -
Vicenza Teatro Comunale 01/12/2012 -
Cavarzere 02/12/2012 -
Solomeo Teatro Cucinelli 05/12/2012 -
Cortona Teatro Signorelli 06/12/2012 -
Carrara Teatro Cinema Garibaldi
07/12/2012 - 08/12/2012
Rieti Teatro Comunale Flavio Vespasiano
09/12/2012 -
Padova Teatro Verdi 08/01/2013 -
13/01/2013
Milano Teatro Elfo Puccini 15/01/2013 -
20/01/2013
Pavia Teatro Fraschini 22/01/2013 -
Brescia Teatro Sociale 23/01/2013 -
27/01/2013
Bologna Arena del Sole 29/01/2013 -
30/01/2013
Bolzano Teatro Comunale 31/01/2013 -
03/02/2013
Verona Teatro Nuovo 12/02/2013 -
17/02/2013
Cattolica Teatro della Regina
19/02/2013 -
Trento Teatro Sociale 21/02/2013 -
24/02/2013
Vignola Teatro Fabbri 26/02/2013 -
Ancona Teatro Sperimentale 27/02/2013 -
03/03/2013
Oscura immensità - Nota di Alessandro Gassmann
Il regista Alessandro Gassmann |
Il lavoro svolto in queste due stagioni
teatrali alla direzione del Teatro Stabile del Veneto, orientato alla
valorizzazione della drammaturgia contemporanea e al rinnovamento del
linguaggio teatrale, ha ottenuto risultati molto incoraggianti, sintetizzabili
in un confortante ricambio generazionale del nostro pubblico e in un aumento di
circa il 20% delle presenze nei nostri teatri.
Spettacoli
di autori come Vitaliano Trevisan, Tiziano Scarpa, Edoardo Erba, Pippo Delbono,
Marco Paolini hanno riscosso ottimi consensi e critiche favorevoli, confermando
così la bontà delle nostre scelte, sia produttive che programmatiche,
indirizzate verso una pluralità di scritture di teatro contemporaneo.
In
sintonia con questo orientamento e anche per la mia personale ammirazione nei
confronti di Massimo Carlotto, ho accolto con favore la sollecitazione di
Accademia Perduta/Romagna Teatri di coprodurre uno spettacolo tratto dal suo
romanzo L’oscura immensità della morte
e di curarne la regia.
Con
un linguaggio incisivo, essenziale, crudo e un ritmo dell’azione serrato e
coinvolgente, l’autore racconta un tragico fatto di cronaca, avvenuto nella
provincia del nordest italiano, mettendo a confronto vittima e carnefice,
entrambi lacerati da rispettivi drammi personali. Felice circostanza è stata
l’individuazione e l’adesione da parte dei due attori, le cui caratteristiche
così diverse si adattano perfettamente alle psicologie dei protagonisti: Giulio
Scarpati, che ho sempre apprezzato nei suoi lavori teatrali e che in questa
operazione potrà far uso di inconsuete corde drammatiche, e Claudio Casadio, del
quale ho ammirato la splendida interpretazione nel film L’uomo che verrà, che si servirà di un linguaggio senza filtri per
conferire maggiore naturalezza, incisività e verità al personaggio creato da
Massimo Carlotto.
Con
questo originale noir potrò così continuare quel percorso artistico, iniziato
con Roman e il suo cucciolo, che
indaga, con sguardo neutrale e inquietante, tra le pieghe di un’umanità senza
speranza. Un limbo esistenziale dove il confine tra bene e male non è
perfettamente tracciato, ma è solo una sottile linea destinata a far sì che i
ruoli si possano invertire, che le vittime possano diventare carnefici e i
carnefici vittime.
Uno stimolo a riflettere sul lato tragico
dell’esistenza, sui rapporti fra gli uomini e su quegli avvenimenti che a volte
possono segnare la loro vita in modo irreversibile
Oscura immensità - Nota di Massimo Carlotto
Lo scrittore Massimo Carlotto |
In
questa pièce, a differenza del
romanzo, sono fortemente presenti i sentimenti contrastanti che ho potuto
cogliere negli anni. Oscura immensità
non lascia scampo. Alla fine ognuno è costretto a prendere posizione, a non
eludere le domande che i due personaggi, Raffaello Beggiato e Silvano Contin,
carnefice e vittima, pongono con la forza disarmante dei destini contrapposti e
ineluttabili.
Chi
deve perdonare colui che ha commesso un delitto e che sta scontando una pena
detentiva o è rinchiuso nel braccio della morte? I familiari della vittima o lo
Stato? O entrambi? La ragione, la politica, la religione, la filosofia non sono
ancora riuscite a dare una risposta esauriente e in grado di soddisfare coloro
che hanno sofferto il danno irreparabile della perdita di un loro caro, per
mano assassina, perché prevalgono sentimenti ancestrali che offuscano,
accecano, trasformando l’esistenza in una oscura immensità.
La
nostra società è incapace di lenire il dolore di coloro che hanno subìto tale
torto. La comunità in cui vivono tende a escluderli, a condannarli a un ergastolo
di dolore, solitudine e livore perché la punizione del reo non è mai
soddisfacente. La vendetta, la più dura e terribile, rimane come unica
soluzione di razionalizzazione del lutto, di possibile via a un futuro diverso.
Proprio quella vendetta che porta persone miti ad assistere all’esecuzione di
un uomo e a uscire dal carcere con un sorriso stampato sulle labbra.
Non
vi è nulla di inventato nell’Oscura
immensità. Per costruire i due personaggi ho incontrato decine di parenti
di vittime, di condannati. La necessità di una realtà implacabile, che
abbattesse il muro dell’ipocrisia, mi ha costretto a un viaggio nell’oscurità
di dolori immensi. Solo una signora, dopo aver letto il romanzo, mi ha
contattato e mi ha raccontato la sua vicenda di figlia di un uomo buono e
amato, ammazzato a pugni da un giovane. Alla fine si sono incontrati, parlati e
questa donna ha trovato il coraggio di perdonare e seguire questo giovane
assassino nel suo reinserimento sociale. Una vicenda umana straordinaria. Una.
Perché il cuore spezzato di Silvano Contin è ormai incapace di ritrovare il
filo di un’esistenza fondata su valori positivi. Questa è la durissima lezione
di queste storie.
Raffaello
Beggiato è l’altra faccia della medaglia. Reo di un delitto odioso ha diritto a
una seconda possibilità? La giurisprudenza sostiene che solo lo Stato potrebbe
forse dare una risposta sensata a nome della collettività ma escludendo il
dolore delle vittime. Scrivere questa pièce
è stata un’avventura professionale e umana importante e coinvolgente. Mi sono
ritrovato davanti alla pagina bianca con il timore di “liberare” la carica di
emozioni, raccolte negli anni in giro per il mondo. Per fortuna la magia della
scrittura teatrale che ti catapulta in un palco immaginario ha estratto parola
dopo parola dall’oscura immensità per riuscire a raccontarla.
Quando
l’amico Ruggero Sintoni mi ha telefonato per trasmettermi il suo entusiasmo e
la volontà di portarla in scena, ho capito che poteva realmente trasformarsi in
un grande progetto. Ora che è nelle mani sapienti di Alessandro Gassmann ne ho
la certezza.
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