La recensione in anteprima di REBEL. IL DESERTO IN FIAMME, l'affascinante romanzo d'esordio di Alwyn Hamilton

Titolo: Rebel. Il deserto in fiamme
Autore:
Alwyn Hamilton
Editore: Giunti
Pagine: 272
Anno di pubblicazione: 2015 

Prezzo copertina: 17,00 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Rebel. Il deserto in fiamme è il romanzo d’esordio della canadese Alwyn Hamilton. Un fantasy dalle sfumature esotiche ed orientali, conteso delle case editrici di tutto il mondo. Amani è nata e cresciuta a Dustwalk, città ai confini del deserto, governata dal sultano del Miraji. Qui, dove vive ancora, tutto le ricorda la sua difficile esistenza: sua madre è stata impiccata per aver ucciso il marito, stanca dei suoi soprusi e delle accuse di essersi concessa a uno straniero.

Rimasta orfana, Amani vive in casa degli zii, dove la vita non è per nulla semplice: le donne sono considerate degli oggetti e gli uomini vivono grazie alla fabbrica di armi. voluta dal sultano per armare l’esercito dei Gallan. Il sogno più grande di Amani è andarsene per raggiungere la capitale, Izman, un luogo dove, secondo le descrizioni della mamma, le donne sono libere. L’occasione le si presenta quando un giorno, travestita da uomo, partecipa a una gara in cui sono richieste abilità con la pistola, con l'obiettivo di vincere il ricco premio che le permetterebbe di prendere il treno per raggiungere la città sognata da sempre. Chi più di lei ha chance per vincere, visto che si allena da sempre a sparare nel deserto? Inoltre partecipa in coppia con Jin, un misterioso giovane straniero dagli occhi blu come i suoi, abile anche lui con la pistola, definito da tutti il Serpente dell’Est. Ma le cose si mettono male: nel locale scoppia una rissa voluta dal proprietario per non pagare nessun premio, e così lei e lo straniero sono costretti a fuggire.

Le difficoltà però non finiscono qui. Tornata a casa degli zii, scopre una notizia sconvolgente: lo zio ha deciso di sposarla; lei diventerà la sua quinta moglie, riducendosi ancor di più in schiavitù. Sopraffatta dalla situazione, Amani scappa con Jin nel deserto, luogo popolato da strane creature antiche e mitologiche, ma l’esercito del sultano non esita ad inseguirli: il Serpente dell’Est è un tassello importante nella lotta tra il potere regnante e il Principe Ribelle (figlio esiliato del Sultano). Tra lotte per la sopravvivenza e addii dolorosi, i due protagonisti affrontano un lungo viaggio verso una città lontana che, come scopriranno presto, è stata bruciata da un fuoco innaturale. Qualcosa di inimmaginabile sta accadendo nel regno, messo in ginocchio dalla ferocia della lotta tra il Sultanato e i ribelli capitanati dal Principe. Con chi si schiererà Amani? Riuscirà a raggiungere la città splendente di Izman?

L’autrice, ispirandosi ai colori, ai profumi, alle atmosfere, alle usanze e ai costumi del mondo orientale, crea un mondo fantastico suggestivo e affascinante; nell’oceano di sabbia troviamo creature come i Buraqi, magici cavalli del deserto fatti di sabbia e vento che se catturati con il ferro si trasformano in magnifici cavalli capaci di galoppare senza mai stancarsi; i Djinni, esseri capaci di evocare magnifiche illusioni; gli Skinwalker, divoratori di persone capaci di assumerne le sembianze; le Donne-guerriere dalla pelle color oro; i Ghuls, il cui morso avvelena gli uomini nutrendosi delle loro paure. Abbiamo poi la cittadina di Dustwalk, fatta di cespugli, sabbia e case di legno scarne e dalle finestre sbarrate; Deadshot, cittadina vicina pullulante di vita, appartenente ai malintenzionati; ed infine Izman, la capitale, il luogo dalle mille cupole d’oro, dalle torri altissime e dalle infinite leggende.

I personaggi risultano originali e non stereotipati. Amani, giovane donna cresciuta in un luogo dimenticato, la definirei idealista e allo stesso tempo realista. Sogna una vita migliore lontano dallo scempio e dall’ingiustizia, lotta con forza per migliorare la sua posizione, si fa beffa delle leggi e dei sacramenti iniqui, ma nel profondo sa che la situazione per le altre donne sarà sempre difficile e infausta; Jin, impavido mercenario dall’animo patriottico, si mostra diffidente, distaccato e a tratti indifferente, ma come Amani sogna un mondo diverso governato da regole e credenze giuste. Ad accompagnare i due protagonisti principali ci saranno creature definite Demdji, figli dei Djinni, come Maz e Izz; e il gruppo di ribelli, tra cui Shazad dall’indole diplomatica, Ahmed dall'animo gentile, e Delila dallo spirito ribelle.

Lo stile è diretto, accattivante e coinvolgente. La particolarità del romanzo risiede non solo nell’originalità dell’ambientazione e dei personaggi, ma anche nella capacità dell'autrice di introdurre al lettore elementi propri della cultura islamica: dalle creature dell’immaginario mitologico agli oggetti di uso comune, come lo sheema (scialle che ricopre la testa e il volto), il fouza (denaro), l’arak (bevanda alcolica) e il baklava (dolce). Inoltre, attraverso la protagonista, la scrittrice dà voce al sentimento che accomuna molte donne di diverse culture: il desiderio di non essere più trattate come oggetti né sottomesse, ma vivere libere e indipendenti, svincolate dalle imposizioni (tra cui quello di professare una determinata fede), in una condizione di parità e uguaglianza.

Un fantasy capace di intrattenere il lettore con una trama suggestiva, avvincente e ricca di colpi di scena, e allo stesso tempo di far riflettere sulla condizione umana della donna e sulla possibilità che tutti gli esseri umani hanno di diventare artefici del proprio destino.

L'AUTRICE
Alwyn Hamilton, nata in Canada, ha studiato storia dell'arte in Francia e attualmente vive a Londra. Da poco laureatasi a Cambridge, si è subito fatta notare nell'ambiente editoriale internazionale con questo esordio straordinariamente originale e affascinante. 

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