Recensione: Le notti blu, di Chiara Marchelli


Titolo: Le notti blu 
Autore: Chiara Marchelli 
Editore: Giulio Perrone
Pagine: 236
Anno di pubblicazione: 2017

Prezzo copertina: 15,00 €
 

Recensione a cura di Eleonora Cocola

Come si può sopravvivere alla morte di un figlio? È un dolore senza pari, che Chiara Marchelli prova a raccontare nella vicenda di Larissa e Michele, coniugi mutilati di una parte della loro famiglia: il figlio Mirko, che non solo è morto, ma lo ha fatto nel peggiore dei modi, cioè suicidandosi. E nessuno di loro sa veramente perché. Non lo sanno i suoi genitori, che lo hanno visto crescere, e con lui hanno visto crescere il sogno di diventare geologo, una passione nata da bambino tra le colline del genovese; lo hanno visto
abbandonare gli Stati Uniti per tornare alla patria d’origine della famiglia, in Italia.

Per lavoro, ma soprattutto per amore; per una ragazza di nome Caterina che a Michele non è mai andata a genio, ma che Mirko ha sposato. Non lo sa suo padre, perché Mirko si è suicidato; da sempre compagno silenzioso delle “notti blu” di Mirko, che fin da ragazzino soffriva di insonnia, Michele non ha più smesso di alzarsi di notte per preparare una tazza di latte caldo. E dire che lui il latte non lo può neanche bere, dato che non lo digerisce, ma continua a prepararlo lo stesso, gli ricorda quelle notti interminabili passate accanto al figlio scomparso.

Non lo sa neanche sua madre Lariss, che invece di Mirko preferisce non parlare, preferisce non pensarci; e che si ostina a nascondere la testa sotto la sabbia anche quando dall’Italia, laddóve Mirko aveva deciso di tornare, arriva una notizia che rompe tutti gli equilibri. Gli equilibri di due coniugi che hanno due modi completamente diversi di affrontare il dolore, ma che in qualche modo riescono a sostenersi a vicenda con un amore fatto di piccoli gesti e di poche parole. E anche quella notizia che arriva dall’Italia, quella lettera che Caterina ha trovato e che fa supporre che Mirko avesse una vita segreta, di cui nessuno di loro sapeva niente, non fa che sottolineare le differenze tra Michele e Larissa. Lui così deciso a scoprire la verità, quasi desideroso di riportare alla luce qualsiasi storia che abbia a che fare con Mirko; lei ben determinata a credere che si tratti di un errore, impossibile credere che suo figlio avesse un segreto così grande di cui lei non era minimamente a conoscenza.

Vi ricordate le Blue nights di Joan Didion? Quelle notti newyorchesi di fine primavera in cui il cielo si tinge di una particolare nota di azzurro, quelle notti che sono “l’opposto della morte del fulgore, ma ne sono anche l’annuncio”: annunciano l’incombere dell’estate, ma ricordano anche quanto è fugace. Quelle notti di inizio estate che hanno la stessa bellezza e lo stesso sapore fugace dei ricordi felici. I ricordi felici di un figlio che è scomparso, per esempio. È un po’ alla stessa maniera che Chiara Marchelli ripercorre la storia della famiglia di Mirko, andando indietro nel tempo attraverso i ricordi dei suoi genitori. Si nota però che il dolore non è vissuto dall’autrice in prima persona: troppo chirurgica la sua analisi dei personaggi e delle situazioni, guardate sotto una lente d’ingrandimento che non si fa sfuggire nanche un dettaglio, un gesto, un silenzio di troppo. Il dolore di chi ha perso un figlio (o un marito) è raccontato in maniera lucida, senza eccedere in scontati sentimentalismi. E con questa scrittura intelligente e semplice la Marchelli ci regala un romanzo delicato, capace di parlare di amore e dolore, ma sottovoce. A cornice della vicenda, le divagazioni sulla teoria dei giochi elaborata da Nash di cui Michele è studioso, che a dire il vero non aggiungono granché al romanzo e ne rallentano il ritmo e la scorrevolezza.

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