La recensione di "Ninfamania", scritto e diretto da Emanuela Caruso e in scena al Teatro Studio Uno sino al 22 Dicembre
Recensione a cura di Mario Turco
Luisa invece sa benissimo di essere succube del suo male e cerca di opporvi rimedio attraverso l'analisi con una psicologa, da lei chiamata Psyco, e la partecipazione ad un gruppo d'ascolto suggeritole dall'amica erotomane. Lo spettacolo diretto dalla Caruso vede alternarsi a scene del passato interpretate dalla stessa regista, monologhi della sua coscienza, recitati in abiti femminili anch'egli dal bravissimo Michele Pagliai che riesce ad essere molto suadente e addirittura sexy pur non scadendo mai nel macchiettismo. La presenza di due attori in un doppio ruolo simmetrico fa di Ninfamania una piéce virata più sulla caratterizzazione a tutto tondo del personaggio che della denuncia magari portata avanti con stile diretto. Le frequenti notazioni sull'anaffettività di Luisa vengono infatti sempre presentati con sguardo partecipato e raramente crudo. Anche il flirt con lo zio Mario durante un matrimonio di famiglia, che ha fatto guadagnare a lei l'onta di essere una “lurida puttana” e a lui lo stemma di “inguaribile dongiovanni”, vuole essere una specie di dramma delle origini che spiega come mai questa ossessione sessuale sia stata perseguita tenacemente nel corso degli anni. La scrittura della Caruso colora così la ninfomania della sua protagonista con un orgoglioso femminismo che ricorda come la tara della società su una persona malata si faccia ancora più invasiva a causa del suo essere donna e per di più single. E per fare questa denuncia lo spettacolo non ha bisogno di assumere toni sovreccitati ma lo fa raccontando di bagni in cui consumare veloci amplessi, squadre da calcetto distrutte e soprattutto mani sporche di sangue. L'ennesima relazione sabotata perché ai sette rapporti intercorsi nel corso della notte Luisa cinicamente non vuol far seguire le coccole è il motivo ultimo della degenerazione nella follia. Non resta che schiacciare il pene dell'uomo che probabilmente si ama per poi fare un balletto con la tua coscienza, entrambi sorridenti perché consapevoli che alla mania della ninfa, volgarmente detta ninfomania, non c'è rimedio. I giornali il giorno dopo lo chiameranno raptus sessuale.