La recensione di "Coffee and Cigarettes", di Jim Jarmusch distribuito da Movies Inspired. Al cinema dal 6 agosto
Recensione a cura di Mario Turco
L'idea di rendere protagonista di un film il superfluo, lo scarto filmico ma anche esistenziale, la stasi in sé e per sé che non vuole necessariamente significare qualcosa e, per riprendere le conseguenze degli oggetti protagonisti del film, le arricciate e fumose volute del caffè e delle sigaretti conseguenti (e qui lasciamo la questione su chi genera cosa ai fautori di quegli oziosi dibattiti) avrebbe dovuto generare un prodotto interessante ed innovativo, almeno per la scena statunitense. Solo che Jarmusch chiede, in maniera forse mai così invasiva, allo spettatore di aderire in toto alla sua bolla culturale. Partiamo proprio dall'episodio più famoso e più riuscito, quello che vede l'incontro/scontro tra due leggende della musica degli ultimi decenni: Iggy Pop e Tom Waits. Per godere di ogni linea di dialogo, ricamare sugli eloquenti non-detti, inserirsi con le proprie elucubrazioni sulle stranianti battute che i due musicisti lasciano rotolare come pietre chi guarda la scena deve non solo conoscere a grande linee le biografie dei due artisti ma anche aderire programmaticamente all'ambiente relazionale sviluppato da Jarmusch coi due, pena la perdita di succosi riferimenti. “Coffee and cigarettes” è insomma un film fatto da artisti amici per amici cinefili, se non fosse che i primi sono celebrità nei più disparati campi audiovisuali. L'opera del regista statunitense è un parlarsi continuamente addosso di simili tra simili e che ci tiene a far vedere ad ogni inquadratura il rifiuto del pubblico industriale.
L'esito, per contrasto, è però l'auto-ghettizzazione: inattaccabile se fosse rimasta nel cerchio del campo indie, irritante quando come in questo caso è riferita al proprio autarchico circolo. E difatti “Coffee and Cigarettes” è un prodotto alquanto degradabile che lascia nella memoria cinefila soltanto il corto più propriamente sceneggiato, quello che vede la divina Cate Blanchett nei panni simultanei di due cugine agli antipodi. Qui l'attacco allo show-business è mirato, latente ma evidente in ogni frase e i due personaggi sono ben delineati nel loro così iconico contrasto. Negli altri episodi il tema del doppio, ravvisabile nei numerosi passi a due che costellano il film, è annacquato dal chiacchiericcio volutamente mancante di “gravitas”. Il che, non è bastante, da solo a generare soave leggerezza. La poesia del quotidiano, che Jarmush riesce a cogliere in tutta la sua carica soltanto con “Paterson”, non trova mai compimento in questo esercizio autoreferenziale che ha l'ulteriore demerito di essere marchiato da un estetismo di marca pubblicistica. Le continue plongèe sui tavolini a scacchiera ripieni di tazzine e portacenere posizionati nel disordine ordinato così caro ai costruttori d'immagine dal forte appeal commerciale svelano le ultime tracce della furbizia di Jarmusch: “Coffee and Cigarettes” è pensato per essere un prodotto di culto nei bar e nei cineclub che permettono (ne esistono ancora?) di fumare al proprio interno.