Recensione: I giorni del ferro e del sangue, di Santi Laganà

Titolo:
I giorni del ferro e del sangue
Autore: Santi Laganà
Editore: Mondadori
Pagine: 564
Anno di pubblicazione: 2020
Prezzo copertina: 19,50 €

Recensione a cura di Daniela

Anna è una contadina di sedici anni, vive con il padre e quattro fratelli nelle campagne laziali, insieme conducono una vita estremamente misera ma felice, all'insegna del duro lavoro e di preziosi insegnamenti che il padre ha elargito ad Anna nel corso degli anni, ad esempio come riconoscere erbe e piante medicinali, nonché frutti e piante commestibili. La miseria in cui versa l'umile famiglia viene spazzata via improvvisamente, lasciando il posto alla tragedia più nera, quando degli uomini armati, fanno irruzione nella capanna, trucidando il padre e i fratellini senza alcuna pietà e catturando il fratello quattordicenne Martello, con l'intenzione di venderlo al miglior offerente e ridurlo in schiavitù. Il valvassore di Alsium infatti, Filoberto Testa, ha ricevuto dal vescovo di Porto l'ordine di trovare e catturare alcune ragazze adolescenti di bell'aspetto, per compiacere i vizi e le perversioni consumate dal giovane pontefice Giovanni XII e dai più alti gradi del clero cattolico romano. La mattina successiva Anna, riuscita a scappare all'agguato grazie ai preziosi insegnamenti del padre, scopre il corpo senza vita del padre e dei fratellini. Sconvolta e affamata, dopo aver dato una degna sepoltura ai familiari, decide di salvare il fratello maggiore, mentre un forte sentimento di vendetta si fa strada nella sua mente. Inizia quindi un lungo viaggio sulle tracce dei rapitori di Martello che la porterà ad affrontare gli innumerevoli pericoli di un'Italia medievale, dove ignoranza, disumanità e violenza la fanno da padrona. Vivendo di stenti e patendo spesso i morsi della fame, in mezzo a tanto orrore, Anna troverà anche qualche sprazzo di umanità che le consentirà di avere dalla sua, persone disposte ad aiutarla ed immolarsi alla sua causa, come l'enigmatico cavaliere Arnolfo Malvisi, uomo dal coraggio straordinario, l'attempato filosofo Ezio, uomo arguto, dalle straordinarie doti oratorie e il giovane Furio, abile cacciatore dall'aspetto accattivante.


La storia è ambientata nel territorio laziale, nonché in una Roma decadente e trascurata, ben lontana dagli antichi splendori che la ritraevano ai tempi del grande Impero, quando era una città fiorente e ricca. Siamo nel X secolo e con l'anno Mille alle porte, in Italia dilagava il panico della fine del mondo, il re d'Italia Berengario d'Ivrea, sovrano delle terre italiche a cavallo del Po, attuò una politica aggressiva nei confronti del papato, e questo spinse Papa Giovanni XII a richiedere ad Ottone di Sassonia di scendere in Italia a sua protezione. Giovanni XII, figlio di Alberico II di Spoleto, crebbe nel palazzo di famiglia ricevendo un'educazione simile a quella dei suoi nobili coetanei romani e una volta divenuto Papa, non modificò le sue abitudini regali, conducendo una vita all'insegna della lussuria e dell'immoralità, quindi completamente contraria al principio dello spirito evangelico. Il modo di agire del pontefice, era pratica assai diffusa anche negli ambienti della chiesa romana che, ispirata dalla condotta immorale del Papa, favorì la ricomparsa clandestina della schiavitù. Inevitabili furono le reazioni ostili delle famiglie nobiliari romane che nel Medioevo ebbero una grande influenza politica a Roma, da cui spesso dipendeva anche la nomina dei Papi, come ad esempio la famiglia Crescenzi.


Con uno stile molto coinvolgente, particolarmente duro e ricco di particolari, Santi Laganà non si è affatto risparmiato nella descrizione dei personaggi e degli eventi che li caratterizzano, portando il lettore ad identificarsi totalmente nei panni degli stessi, offrendo una visione crudelmente realistica dei fatti vissuti, quasi a poter annusare l'aria fetida che dilagava tra le strade imbrattate dalle deiezioni, il fetore che vestiva perennemente i vari personaggi e subire passivamente l'efferatezza degli eventi vissuti da questi ultimi. La violenza fisica, ma soprattutto quella psicologica, sono il tema chiave della storia, nonché la povertà estrema, in netto contrasto con i lussi e le perversioni di cui si macchia la Chiesa cattolica, in nome dei suoi più alti rappresentanti, che agiscono senza scrupolo alcuno, contravvenendo ad ogni forma di umanità. Scontri sanguinosi, violenze, stupri, torture, vendette e legami improbabili, si susseguono in un tempo scandito dalle ore canoniche. Dove l'ignoranza e la povertà dilagano largamente e la chiesa non è altro che un ricettacolo di poteri corrotti e peccaminosi, un ragazza di umili origini si trova a dover crescere troppo rapidamente, affrontando le peggiori mostruosità, ma nonostante tutto, riesce a conservare un frammento di umanità, che indugia nel profondo del suo animo, irrorato da innumerevoli violenze, per le quali non esiste cura, se non quella dettata dal tempo.

L'AUTORE
Santi Laganà, calabrese di Reggio, vive da molti anni nella campagna romana. Avvocato, bancario in pensione, è un lettore vorace e uno scrittore per passione. I giorni del ferro e del sangue è il suo romanzo d’esordio.

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