Recensione: The Passenger - Turchia

Titolo: The Passenger. Turchia
Autore: AA. VV.
Editore: Iperborea
Pagine: 208
Anno di pubblicazione: 2020
Prezzo copertina: 19,50 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

La casa editrice Iperborea è sinonimo di qualità e di libri, riviste e saggi che incantano e ammaliano qualsiasi lettore. E proprio a tal proposito, ultimamente ho avuto il piacere di leggere un nuovo volume della collana The Passenger, dedicato alla Turchia, una nazione complessa divenuta uno stato nazionale fondato sui resti di un impero multietnico e multiculturale. In questo nuovo capitolo, una serie di scrittori e giornalisti ci raccontano attraverso diversi articoli tutte le sfumature del posto: dall’architettura, alla politica, al folklore, alla letteratura, alla musica, alla satira e così via. Il primo ad aprire le danze è Elif Batuman che ne Il grande scavo, racconta di come Istanbul sia il centro di diverse diatribe tra urbanisti e storici, poiché alcuni propendono per il riportare alla luce civiltà preislamiche come voleva Atatürk, mentre altri vogliono concentrarsi sulla potenza ottomana come vuole Erdoğan; e ancora troviamo Fatima Bhutto che con Non chiamatela soap opera ci narra di come le serie tv turche siano diventata famose nel mondo dopo il successo de Il secolo magnifico, lo sceneggiato dedicato alla vita del sultano Solimano il Magnifico. Alev Scott ci delinea un quadro economico della Turchia nel suo pezzo intitolato Business à la turca, dove mette a confronto lo sfrenato desiderio locale nell’imprenditoria, bloccato dai costanti mutamenti e instabilità della politica; Sema Kaygusuz invece, in Eros e Thanatos, ci racconta di come le donne turche intrappolate tra laicità e religiosità, siano state sempre trattate alla stregua, e di come ultimamente si siano battuti contro il sistema patriarcale i primi movimenti femministi per cambiare la situazione. E ancora in Una storia di polvere e luci, lo scrittore Burhan Sönmez ci racconta della sua amata Anatolia, un posto ricordato da lui come incontaminato e ricco di tradizioni, di cui oggi non rimane che la lingua madre: il curdo; Ercan y Yılmaz invece, in Una favola senza lieto fine ci narra di come Hasankeyf una città ricca di storia, patrimonio culturale e degna candidata per l’Unesco, sia stata sommersa per fare spazio ad una diga.

Oltre a tutti questi articoli che ci raccontano dell’antichità e dell’attualità, il volume è corredato da una serie di scatti originali della Turchia, fatti da Nicola Zolin; consigli d’autore; e una playlist di tutte le canzoni più famose del posto. Personalmente, ho apprezzato moltissimo questo volume dedicato alla Turchia, e avendola visitata di persona posso assicurarvi l’autenticità degli articoli e le verità nascoste tra le righe. Attraverso i pezzi scritti da diversi autori, è possibile respirare il dualismo che impregna Istanbul e la Turchia in generale. Dualismo che si traduce in una contrapposizione di ideali, di differenti culture che convivono tra loro, di credenze, e di un patrimonio storico- artistico preislamico e ottomano. In conclusione, è un capitolo davvero ben fatto che consiglio a tutti coloro che vogliono avvinarsi alla Turchia imparando sia dal passato che dal presente.

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