Recensione: Gli Inadottabili, di Hana Tooke

Titolo:
Gli Inadottabili
Autore: Hana Tooke
Editore: Rizzoli
Pagine: 416
Anno di pubblicazione: 2020
Prezzo copertina: 17,00 €

Recensione a cura di Daniela

Sono ormai passati dodici lunghi anni da quando, non uno, ma ben cinque bambini, a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro, sono stati abbandonati sul portone d'ingresso dell'orfanotrofio Piccolo Tulipano di Amsterdam, infrangendo le uniche tre Regole per l'Abbandono dei Neonati, affisse in bella vista dall'integerrima direttrice, Elinora Gassbeek. Quest'ultima, indispettita non poco dall'avvenimento, per via delle loro particolarità fisiche, li ha definiti "inadottabili". Così Dita, Oval, Finny e Sem sono cresciuti all'orfanotrofio sperando di trovare una famiglia tutta per loro. Tutti tranne Milou, lei è l'unica dei cinque orfanelli abbandonati nel 1880, che ogni giorno aspetta il ritorno dei suoi veri genitori, convinta che si sono separati da lei solo per motivi di necessità. 

Ad alimentare questa sua convinzione ci sono gli oggetti rinvenuti con la neonata, a cominciare dalla cesta a forma di bara in cui era stata sistemata, insieme alla marionetta di un gattino fatta di cotone di Amsterdam e seta di Anversa con all'interno un cuore pulsante, costruita da un certo Bram Poppenmaker, ed una copertina di costoso velluto nero con ricamato il nome Milou. 
Indizi preziosissimi che alimentano nella bambina la speranza di ritrovare la sua vera famiglia, al punto da spronarla a tenere un Libro delle Teorie in cui annota ogni minima intuizione. Se il destino degli "inadottabili" è stato quello di essere abbandonati nello stesso periodo, nessuna eccezione viene fatta per la loro adozione, cosicché un giorno, un mercante di zucchero, chiede di adottare tutti e cinque bambini, ma il senso speciale di Milou, che da sempre l'ha avvertiva del pericolo attraverso un pizzicore diffuso alle orecchie, le suggerisce che c'è qualcosa di sbagliato in quell'uomo. Trovando conferma delle sue percezioni, Milou e i suoi inseparabili amici decidono di scappare dall'orfanotrofio, seguendo la pista suggerita dagli indizi rinvenuti tra gli oggetti di Milou, che li conduce ad un mulino ormai abbandonato, abitato un tempo dal signor Bram Poppenmaker e da sua figlia Liesel. Grazie alle particolari capacità di ognuno dei bambini, in poco tempo essi riescono a trasformare il mulino in una casa accogliente, trovando il modo di guadagnarsi da vivere e superare le molteplici difficoltà che si vengono a creare per via della mancanza di una figura che può occuparsi della loro tutela. Quando tutto sembra andare per il meglio però, la vita metta nuovamente a dura prova l'esistenza dei piccoli "inadottabili"...

L'affascinante Amsterdam di fine ottocento, fa da cornice a questa storia suggestiva, ricca di misteri e aneddoti tristi, senza mai lesinare sui colpi di scena e alleggerendo il tutto con un pizzico di sovrannaturale. Essendo un libro rivolto soprattutto ai lettori più giovani, il linguaggio è piacevolmente scorrevole, nonostante qualche termine in olandese e l'interruzione del filo del racconto con l'esposizione dei pensieri scritti nel Libro delle Teorie di Milou che, personalmente, ho trovato un tantino superflue, anche se corredate di deliziosi disegni. La trama ruota intorno al tema della famiglia e alla ricerca spasmodica delle proprie origini, dove però, la cosa più importante, restano i legami che si sono creati con le persone con cui si condividono gli stessi dolori, dimostrando che l'unione fa sempre la forza e la famiglia, non è necessariamente un legame di sangue, ma la si può trovare facilmente lì dove ci si sente a casa, soprattutto se circondati da persone con cui abbiamo condiviso gioie, sofferenze, delusioni e speranze.

L'AUTRICE
Hana Tooke è nata in Olanda e si è trasferita in Inghilterra all’età di dodici anni. Vive a Bath con un umano grande, uno piccolo e un gatto ancora più piccolo. Questo è il suo primo romanzo, venduto in oltre dieci Paesi.

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