La recensione del film "The Father - Nulla è come sembra", al cinema in versione originale dal 20 maggio, in versione italiana dal 27

Recensione a cura di Mario Turco

Tuo padre, mio nonno, sua madre, la loro nonna, me che scrivo e te che leggi (si spera). “The Father – Nulla è come sembra”, di Florian Zeller, che arriva in Italia (col solito sottotitolo spoileroso) al cinema dal 20 maggio in lingua originale e dal 27 maggio in versione italiana grazie a Bim Distribuzione, ha l'invidiabile merito di riuscire a parlare di tutti noi a tutti noi. Senza piaggerie d'ecumenismo o sgrossate porzioni di sentimento ma con una storia di quotidiana demenza senile. Perché in un Occidente che invecchia sempre di più senza aver saputo adattare il suo welfare alle nuove esigenze, chiunque di noi si è già trovato alle prese con un parente affetto da qualche forma di Alzheimer. Il film di Zeller difatti è l'adattamento cinematografico della pièce teatrale dello stesso regista francese Il padre (2012), replicata con gran successo sui palcoscenici di Parigi, Londra e New York, già portata sul grande schermo da Philippe Le Guay in Florida (2015) ma che qui trova la sua forma più compiuta e tecnicamente rivelatrice. 


The Father – Nulla è come sembra racconta il tran-tran quotidiano del vecchio Anthony, interpretato da un Anthony Hopkins giustamente premiato con l'Oscar come miglior attore, che passa le sue giornate a litigare con la figlia e soprattutto con la propria mente debilitata, afflitta da perdite di memoria sempre più invasive. Il film ha per la prima parte un andamento da mind game che ricorda, pur senza nemmeno sfiorarne le vette concettuali, lo straordinario Sto pensando di finirla qui, di Charlie Kaufman. Zeller piega la macchina-cinema alla stessa esigenza narrativa e cioè dare forma compiuta ai buchi logico-euclidei di un cervello che si reinventa ogni giorno poggiando sì sulle stesse coordinate spazio-temporali conosciute anche dalla figlia Anne che lo accudisce, ma combinandoli in un modo inabile per la continuazione della sua stessa esistenza. La sceneggiatura, curata dallo stesso regista insieme a Christopher Hampton e premiata anch'essa con un Oscar (qui invece un po' generoso), si barrica dentro il suo stesso marchingegno per tutta la durata del film demandando all'empatia dei continui sconvolgimenti esperiti da Anthony – i cambi d'identità dei personaggi, la reiterazione e la reinvenzione di alcuni fatti e battute (“lì non parlano nemmeno inglese”), l'ossessione per gli oggetti e i posti (rispettivamente l'orologio e il nascondiglio del bagno) - la soluzione alle problematiche sollevate. Il concetto diventa visibilmente chiaro fin dal principio: anche un uomo brillante come Anthony, ex-ingegnere che sembra il prototipo perfetto del borghese affettato ma senza reali qualità, deve arrendersi al decadimento che gli fa dimenticare persino come si indossa un maglione, come vediamo nella scena del pre-finale forse più facile di un film che fino a quel momento era riuscito a scansare le banalizzazioni. 


Lo Zeller regista da lì in poi però rimane purtroppo ostaggio dello Zeller moralista che vuole indicare, a lui e allo spettatore, la direzione pietistica verso cui tendere. Quando il padre regredisce e torna ad essere figlio a fargli da madre deve essere l'infermeria di una clinica privata con la finestra sul giardino. In questo finale che vorrebbe essere il corollario di un teorema inattaccabile sulla necessità della cura deresponsabilizzata e deresponsabilizzante – e che come tante macchine concettuali basate sulla presunta potenza delle immagini basta invece anche una semplice disamina giornalistica a demolire – il film mostra allo stesso tempo la sua ambizione e la sua fragilità. The Father – Nulla è come sembra vuole ricomporre il caos della mente del suo protagonista mostrando infine come in realtà la visione dell'autore coincida con quella della figlia Anne, interpretata da Olivia Colman. Il perentorio titolo che mette al centro la figura del genitore non indica quindi la problematicità della figura familiare ma il suo ridimensionamento oggettivo, alluso dalla scelta dell'articolo determinativo. Depennata la demenza senile del padre e, crediamo di poter immaginare, estinta la vendita della casa che gli apparteneva davvero, si potrà volare a Parigi col nuovo compagno anche se “lì non parlano nemmeno inglese”, come diceva quel vecchio.

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