Recensione: UNA LEVATRICE A NEW YORK di Kate Manning

Titolo: Una levatrice a New York
Autore: Kate Manning
Editore: Beat
Pagine: 448
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo copertina: 14,90 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi


Una levatrice a New York è un romanzo a stampo storico di Kate Manning edito in Italia da Beat edizioni. La storia prende ispirazione dai diari trovati casualmente da Teresa Smithhurst-O’Rourke in una cappelliera, finiti misteriosamente nell’appartamento di suo padre dopo la sua morte. Sette diari rilegati in cuoio, scritti nel corso di molti anni da una sua trisavola, Mrs Ann Lohman, anche nota come Madame Restell, morta nel 1925 e famosa levatrice di New York alla fine dell’Ottocento. I documenti furono nascosti dalla famiglia per quasi un secolo, forse a causa della loro natura controversa.

Il libro è ambientato nel 1860 a New York, quando le strade della città erano l’unica dimora per circa trentacinquemila bambini, ragazzini scappati da casa, smarriti, orfani di uno o di entrambi i genitori, e immigrati. In questo quadro di sporcizia, fame e povertà si colloca la storia di Annie detta Axie, di sua sorella Dutch e di suo fratello minore Joe. I piccoli Muldoon, orfani di padre, ben presto si ritrovano completamente da soli a seguito della morte della madre. Così il Reverendo Charles Brace dell’Associazione per l’Assistenza all’Infanzia, decide di segnalarli per il Programma di Emigrazione all’Ovest, dove famiglie contadine avrebbero accolto tutti quei bambini di strada senza un riparo. Nell’Illinois, Dutch e Joe vengono subito adottati, mentre Axie a causa del suo carattere ribelle e indocile viene ricondotta a New York. Qui si compie il suo destino. Viene accolta a casa di Mr. e Mrs. Evans, medici della sfera femminile che ben presto insegneranno ad Annie tutti i segreti del mestiere.

L’ambientazione è tipicamente dickensiana. Dai bambini vestiti di stracci con una fame ancestrale, alla intrinseca ipocrisia della cultura vittoriana. I personaggi sono accuratamente descritti. Annie, un’ostetrica che sfida le leggi del tempo per difendere i diritti delle donne, diventa un'esperta levatrice delle “signore” di un ceto sociale basso, ma anche delle dame della borghesia interessate a cancellare la propria vergogna, grazie ai segreti del mestiere e soprattutto grazie alla conoscenza della formula di una polvere che consente alle donne di non rimanere incinte; Mr. e Mrs. Evans sono mentori e dottori dalle larghe vedute, a fronte di una società gretta e oscura.

Lo stile è incisivo, crudo, incalzante e diretto. La scrittrice ci narra la storia attraverso delle parole scritte da Annie in un diario. Le tematiche affrontate sono molteplici e complesse. Ritroviamo le argomentazioni alla base dei romanzi sociali, come la povertà, il lavoro minorile, la criminalità urbana, le condizioni pessime di vita e di salute; e tematiche alla base di movimenti femminili e rivolte per la conquista dei diritti, come i pregiudizi nei confronti delle donne, l’ignoranza, le violenze, la sopraffazione e la rivalsa di menti geniali che remano controcorrente.

Consiglio questo romanzo a chi cerca una storia interessante, coinvolgente, e ha voglia di immergersi in un’epoca lontana in cui le donne lottavano con le unghie e con i denti per affermare i propri diritti.

L'AUTRICE
Kate Manning ha scritto e prodotto diversi documentari, con cui ha vinto due Emmy Awards e un Edward R. Murrow Award. Collabora con il New York Times, il Los Angeles Times Book Review, Glamour, ed altre riviste e quotidiani. Una levatrice a New York è il suo secondo romanzo. 

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