Recensione: HUGO CABRET (2011)

USCITA CINEMA: 03/02/2012
REGIA: Martin Scorsese
SCENEGGIATURA: John Logan
ATTORI: Asa Butterfield, Ben Kingsley, Chloe Moretz, Sacha Baron Cohen, Ray Winstone, Emily Mortimer, Johnny Depp, Christopher Lee, Michael Stuhlbarg, Helen McCrory, Jude Law, Richard Griffiths, Frances de la Tour, Angus Barnett, Eric Moreau
FOTOGRAFIA: Robert Richardson
MONTAGGIO: Thelma Schoonmaker
MUSICHE: Howard Shore
PRODUZIONE: GK Films
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: USA 2011
GENERE: Avventura, Fantastico
DURATA: 125 Min
FORMATO: Colore 3D - 1.85 : 1

TRAMA
Hugo Cabret è un ragazzino orfano che vive da solo nei meandri di una stazione ferroviaria parigina negli anni Trenta. Dopo essersi imbattuto in un macchinario da ricostruire e in una ragazza eccentrica, il ragazzino entrerà in contatto con un anziano e misterioso gestore di un negozio di giocattoli, finendo risucchiato in una magica e misteriosa avventura. Hugo Cabret racconta l'avventura di un ragazzo pieno di inventiva, che mentre cerca la chiave per far luce su un segreto legato alla vita di suo padre, finisce per migliorare quella delle persone che lo circondano, trovando inoltre un luogo che può chiamare finalmente casa.

RECENSIONE
Hugo Cabret: la sorpresa della settimana!
Quando ho visto il trailer di questo film, non avendo letto il libro, ho immaginato la classica storia fantastica con un ragazzo, Hugo appunto, che si trova a vivere un'avventura magica lontana dai confini della realtà.
Ho toppato completamente. Hugo Cabret, infatti, non è altro che è un omaggio magico, nostalgico e sentimentale del grande Scorsese all'arte che ama di più.

Ma procediamo con ordine. Siamo negli anni 30' del Novecento, a Parigi.
Il protagonista è Hugo Cabret (Asa Butterfield), un bambino orfano che vive solo nella torre dell'orologio della stazione ferroviaria, dopo la morte del padre e dello zio. 
Il piccolo Hugo, infatti, pur di non essere trasferito all'orfanotrofio decide di continuare il lavoro dello zio come orologiaio della stazione. Il bambino vive per un solo scopo: riparare un vecchio automa, convinto che contenga un messaggio segreto del padre.
Per farlo spesso ruba qualche attrezzo nel chioschetto di giocattoli dove lavora Padre Georges (Ben Kingsley), fino a quando viene beccato dall'uomo. Per non  essere denunciato il ragazzo è costretto a consegnare il blocchetto degli appunti, regalo del padre, con tutti i disegni dell'automa meccanico.
Padre Georges sembra molto turbato leggendolo e intima al ragazzo di sparire. Tuttavia Hugo non demorde e deciderà di seguirlo fino a casa. Qui incontra Isabelle (Chloe Moretz), la figlia adottiva di George. Un incontro destinato a cambiare per sempre la loro vita.
Non voglio aggiungervi altro per non farvi perdere il gusto di scoprire la storia.
Il film è candidato a 11 premi Oscar (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale, migliore fotografia, miglior montaggio, miglior scenografia - Dante Ferretti e Francesca Loschiavo -, migliori costumi, migliori effetti speciali, miglior colonna sonora, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro).
Perchè è importante questo dato? Perchè ci aiuta a fare una prima riflessione assoluta: Hugo Cabret è un film fatto veramente bene. Dalla regia al sonoro, dalla fotografia agli effetti speciali, tutto ci parla di una grandissima produzione. E vi garantisco che l'esperienza visiva, soprattutto quella in 3D, è davvero notevole e giustifica da sola il prezzo del biglietto.
Dunque onore al merito, ancora una volta, alla macchina perfetta armata dal mattotore Scorsese, caratterizzata da un cast tecnico ampiamente collaudato. Tra l'altro mi preme sottolineare la presenza, un pò di patriottismo non guasta mai, di Dante Ferretti e Francesca Loschiavo, già premi Oscar, e candidati nuovamente - speriamo futuri vincitori -.

Ora veniamo al livello tematico del film. Il trailer, come detto, tende molto ad ingannare gli spettatori, facendo presagire un'avventura ad alto ritmo che in realtà non esiste. 
A parte la dinamicità di qualche inseguimento, con il poliziotto della stazione, il film procede abbastanza lentamente, lasciando spazio prima all'incanto della quotidianità nella stazione di Montparnasse, durante gli anni 30', e successivamente alla vita di Georges Meliès, uno dei padri del cinema, in particolare degli effetti speciali. Una vita raccontata con l'amore, la passione e la nostaglia che solo un grande cinefilo, e regista, può avere. E non a caso la figura di Georges diventa l'alter ego dello stesso regista, intento a raccontare, attraverso lo sguardo affascianto ed estasiato dei protagonisti, un mondo per cui ha dato tutto; l'arte magica che consente ai sogni di trasformarsi in realtà.
Per far questo John Logan, sceneggiatore di grande esperienza, sceglie la strada della semplicità, proponendo una narrazione lineare e abbastanza schematica. Del resto è un film che lascia parlare molto le immagini, o meglio la costruzione perfetta di esse.

La prova degli attori è buona, soprattutto quella dei due ragazzi, capaci di veicolare le emozioni e i sentimenti dello spettatore. In tal senso è un film che punta molto sull'impatto emotivo attraverso la suggestione delle immagini.

Un grande film. Una meraviglia per gli occhi e per il cuore. Un omaggio del regista all'arte che ama di più.
Un film consigliato a chi ama sognare, a chi ama il cinema, a chi ha letto il libro (La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Selznick Brian) o a chi, semplicemente, vuole godersi uno spettacolo audiovisivo di altissimo livello.

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