Recensione: HUNGER (2008)

USCITA CINEMA: 27/04/2012
GENERE: Drammatico
REGIA: Steve McQueen
SCENEGGIATURA: Steve McQueen, Enda Walsh
ATTORI: Michael Fassbender, Liam Cunningham, Stuart Graham, Lalor Roddy, Liam McMahon, Laine Megaw, Brian Milligan, Helena Bereen
FOTOGRAFIA: Sean Bobbitt
MONTAGGIO: Joe Walker
PRODUZIONE: Blast! Films, Channel Four Films, Film4
DISTRIBUZIONE: BIM Film
PAESE: Gran Bretagna 2008
DURATA: 96 Min
FORMATO: Colore 

TRAMA
Il film racconta della rivolta attuata nel carcere nordirlandese di Maze all’alba degli anni Ottanta, quando i detenuti dell’IRA, per costringere il governo inglese a dargli lo status di prigionieri politici, diedero prima il via d uno sciopero dell’igiene e successivamente, per iniziativa di Bobby Sands, ad uno sciopero della fame che portò alla morte dello stesso Sands e di altri nove detenuti.

RECENSIONE
Hunger, colpevolmente uscito in Italia quattro anni dopo, è il primo film del regista Steve McQueen.
Hunger racconta la protesta di alcuni detenuti, attivisti dell'IRA rinchiusi nel carcere di Maze, per ottenere dal governo inglese, intransigente, lo status di prigionieri politici. Tra di essi Bobby Sands (Michael Fassbender), considerato l'ispiratore della protesta, che dopo lo sciopero dell'igiene deciderà di immolarsi per la causa, adottando uno sciopero della fame che lo porterà alla morte. Seguiranno il suo esempio altri nove uomini.
Hunger è un film duro, brutale, in cui la violenza fisica e morale si manifesta senza censure.
Il film "parla" quasi esclusivamente attraverso le immagini, ipnotiche, con lunghe inquadrature fisse, attraverso cui il regista coglie e racconta tutta la drammaticità e l'intensità espressiva di situazioni disumane. Eppure basta un solo dialogo, memorabile, a spiegare tutta la storia, l'ideologia e le contraddizioni di un gesto di protesta estremo; il lungo dialogo tra Bobby Sands, repubblicano cattolico, e il prete del carcere, interpretato magistralmente da Liam Cunningham. Un dialogo da cui emerge la straordinaria forza emotiva di chi è pronto a sacrificare la propria vita per inseguire un ideale politico e civile: la libertà.
Steve McQueen, dunque, come nel caso di Shame, si fa apprezzare per l'attenzione ai dettagli, ma soprattutto per una essenzialità che contraddistingue la sua regia. Alcune inquadrature, in particolare, nella loro brutalità sono quasi poetiche. E proprio la potenza delle immagini cattura l'attenzione dello spettatore, ipnotizzato da situazioni quasi surreali, oniriche.
A valorizzare le indubbie doti registiche l'ennesima straordinaria prova di Michael Fassbender, un attore con una espressività pazzesca, a mio avviso uno dei migliori in circolazione.

Hunger, quindi, è un film da vedere, certo non adatto a tutti (soprattutto per la crudezza di alcune situazioni), ma assolutamente da non perdere per i cinefili.

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