La recensione del film "Hai mai avuto paura?", di Ambra Principato nelle sale dal 27 Luglio grazie a Vision Distribution

Recensione a cura di Mario Turco

L’horror italiano, si sa, è di fronte al solito turning point: secondo alcuni critici infatti deve scegliere se inglobare modi e tempi delle produzioni delle piattaforme che pretendono codici di scrittura e visivi facilmente individuabili e facilmente digeribili – in base alla nota percezione distratta che si ha con i media domestici e che, ma questo è un vulnus che da sempre angustia i film di paura, costituisce la base stessa dello genere -, oppure cercarsi una via autonoma attingendo dallo zeppo serbatoio di folclore che contraddistingue il nostro variegato territorio. Negli ultimi anni con l’arrivo di una “smart generation” di autori, cresciuti in maniera libera nell’epoca delle Vhs, dei Dvd e del consumo digitale di intere cinematografie, sembra che uno dei filoni principali della nostra cinematografia si stia indirizzando verso la seconda strada. Da Paolo Strippoli a Federico Zampaglione, da Emanuele Scaringi fino a Roberto De Feo i registi italiani hanno scelto di intavolare un dialogo onesto ed allo stesso tempo spregiudicato con le forme più codificate della nostra cultura sociale. 


In questa selva di uomini ecco che arriva con grazia e furore Ambra Principato con il suo “Hai mai avuto paura?”, nelle sale italiane dal 27 Luglio grazie a Vision Distribution e dopo aver avuto un’ottima accoglienza il 25 Luglio al Marateale – Premio internazionale della Basilicata. Sceneggiato dalla stessa regista – che viene dal mondo dei visual e, ci sbilanciamo, come per Fincher e Ridley Scott diciamo che questa è per una volta una tacca di merito dato il bello sguardo estetico -, questo esordio sul lungo rielabora il romanzo di Michele Mari “Io venia pien d'angoscia a rimirarti” (Einaudi, 2016), romanzo che rielaborava già in maniera peculiare la saga famigliare dei Leopardi. Hai mai avuto paura? si spinge oltre la base cartacea immaginando uno dei numi tutelari della poesia europea alle prese con una maledizione familiare che si tramanda da generazioni ed una “bestia” stokeriana che sbrana durante le notti di luna piena i malcapitati abitanti del borgo sottomesso all’aristocratica famiglia protagonista del film. Il film è quindi attraversato da due storyline che si rincorrono, intrecciandosi, per lunghi fasi del film e che solo alla fine sveleranno la loro comune radice. Se la componente mistery è facilmente risolvibile proprio considerato il finto eccesso indiziario cui Principato purtroppo ricorre – prendere in giro lo spettatore non funziona più sullo schermo, oltre al fatto che almeno i gialli inglesi, iniziatori di questa tendenza, a posteriori si attardavano a spiegare anche le false piste -, è nella resa del gotico ottocentesco di paese che l’opera si gioca le sue carte migliori. 


“Hai mai avuto paura?” è infatti ambientato nel 1813 ma, a differenza di tante fiction televisive, riesce a far sembrare reali anche dialoghi e situazioni calate di maniera due secoli addietro. Giocando con le ombre di una casa padronale piena di anfratti ed allo stesso tempo riuscendo a cogliere in maniera inaspettata le suggestioni lunari del bosco – più che la scontata citazione della preclara e popolana Silvia ci sarebbe piaciuto qualche riferimento al satellite che il gibboso recanatese, come dal titolo del romanzo da cui prende le mosse, “venia pien d'angoscia a rimirarti” -, la regista lombarda ha l’acume di centrare il suo occhio sulla tossicità dei rapporti che la famiglia Leopardi intrattiene. Il genio di Giacomo (il fin troppo bravo Justin Korokvin che con quella fisicità sembra debba fare da caratterista di lusso fino alla fine della sua carriera) è difatti rispettato ma allo stesso tempo sottilmente interrato, inumato come qualcosa di pericoloso per l’equilibrio del clan e dell’intera collettività. Raccontare i tentativi del conte Gustavo (l’intenso Davide Coco) e della mamma Adele (Marta Paola Richetti) di frenare lo sviluppo di un’intelligenza che avrebbe inevitabilmente demolito le fondamenta di un potere anacronistico secondo i dettami moderni del coming of age è l’intuizione migliore di sceneggiatura che viene solo in parte esplorata. Hai mai avuto paura? vive infatti della sua scelta di darsi completamente all’horror arthouse insistendo con la prevedibilità - che gli hipster chissà perché pensano di non inoculare nelle loro opere – di personaggi (lo zingaro con l’occhio di vetro interpretato con guasconeria simil-gitana da Mirko Frezza!) e situazioni (il quadro nascosto, la soffitta) che vanno un po’ a inficiare un film dal forte impatto visivo che avrebbe meritato una simile cura anche in fase di scrittura.

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