Recensione: MILLENNIUM - UOMINI CHE ODIANO LE DONNE (2011)

USCITA CINEMA: 03/02/2012
REGIA: David Fincher
SCENEGGIATURA: Steven Zaillian
ATTORI: Daniel Craig, Stellan Skarsgård, Rooney Mara, Robin Wright, Christopher Plummer, Steven Berkoff, Goran Visnjic, Yorick van Wageningen, Joely Richardson, Geraldine James, Ulf Friberg, Bengt C. W. Carlsson, Donald Sumpter, Tony Way
FOTOGRAFIA: Jeff Cronenweth
MONTAGGIO: Kirk Baxter, Angus Wall
MUSICHE: Trent Reznor, Atticus Ross
PRODUZIONE: Scott Rudin Productions, Yellow Bird Films
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Pictures Italia
PAESE: USA 2012
GENERE: Drammatico, Thriller
DURATA: 158 Min
FORMATO: Colore  

TRAMA
Il giornalista di successo Mikael Blomkvist, aiutato della giovane e ribelle hacker Lisbeth Salander accetta un incarico dal ricco industriale H. Vanger: indagare sulla scomparsa della nipote Harriet, avvenuta quarant'anni prima. Da allora, ogni anno un misterioso dono anonimo riapre la vicenda. Dopo mesi di ricerche, Blomkvist e Salander scopriranno la sconvolgente ed inaspettata verità. 

RECENSIONE
Sulla scia del successo della trilogia Millennium di Stieg Larsson, anche in America hanno pensato che era giunto il momento di cavalcare l'onda. Non si spiega, infatti, l'esigenza di fare un remake nel 2011 di un film uscito nel 2009. Qual è il senso di tutto questo? 
L'unica interpretazione possibile si muove in direzione di una mera operazione commerciale per sfruttare, ancora "a caldo", il successo del libro. 
Naturalmente questo non può lasciare indifferenti gli spettatori, a partire dal sottoscritto, e un pregiudizio, negativo, nei confronti di questa pellicola mi sembra abbastanza normale e giustificabile.
Detto questo, mosso dalla curiosità, ho visto comunque il film. La storia è arcinota. 

Il giornalista Mikael Blomkvist (Daniel Craig) lavora per la rivista Millennium ed è stato appena condannato a dover pagare un ricco risarcimento per diffamazione.
In questa situazione difficile decide di accettare l'offerta del ricco industriale H. Vanger (Christopher Plummer): far luce sulla scomparsa della giovane nipote Harriet, avvenuta quaranti anni prima, in cambio di documenti importanti per l'inchiesta su Wennerström, l'uomo che l'ha fatto condannare.
Iniziando l'indagine Blomkvist scopre i rapporti conflittuali tra i diversi componenti della famiglia Vanger e, a dispetto delle previsioni, riesce a trovare una pista percorribile; la scomparsa di Harriet è in qualche modo collegata all'assassinio brutale di alcune donne. Per approfondire l'indagine, sempre più pericolosa, chiede l'aiuto di una collaboratrice esperta nel cercare informazioni. Ed ecco che entra in gioco l'hacker Lisbeth Salander (Rooney Mara), una ragazza ribelle, dal passato difficile, che vive sotto tutela dello Stato perchè considerata incapace di intendere e di volere.
Insieme riusciranno a far luce sulla storia, ma vivranno abbastanza per raccontarla?

Dopo il grande successo di The Social Network, Fincher firma questo remake con grande autorevolezza. Non a caso il merito principale del film è quello di essere stilisticamente perfetto. L'estetica è curata nei minimi dettagli, dalle inquadrature al montaggio, senza dimenticare una fotografia pregevole e una colonna sonora adeguata. Il film tra l'altro è stato girato proprio in Svezia, dove la storia è ambientata, e il regista ha saputo rendere al meglio l'atmosfera cupa e fredda della zona. Una freddezza che non riguarda solo il paesaggio ma tutti gli elementi coinvolti nella storia.
Dunque se da un lato la confenzione funziona benissimo non si può dire altrettanto del contenuto. 
La scelta è quella di puntare sulla frenesia, sulla velocità, sul ritmo, tralasciando però dettagli importanti, in particolare quelli utili a capire come viene individuato il colpevole delle donne assassinate.
Sembra quasi che lo sceneggiatore, Steven Zaillian (che avevo apprezzato molto nel film L'arte di vincere), dia per scontato, forse a ragione, che tutti conoscano già la storia. Questo chiaramente è un limite per chi non ha letto il libro o visto il precedente film perchè difficilmente capirà certi passaggi. Allo stesso modo risulta superficiale anche il personaggio di Lisabeth che è prensentato in quel modo senza spiegare il perchè, ovvero senza riferimenti chiari al suo passato (tranne un piccolo accenno, verso la fine, alla storia del padre).
Forse l'intento era quello di fornire una nuova chiave di lettura della storia, meno complessa e più dinamica. Tentativo, a mio avviso, poco riuscito. 
In questo senso il film di Niels Arden Oplev mi sembrava molto più accurato e fedele al romanzo, naturalmente con un'estetica e un cast di livello mediamente più basso.
Proprio il cast costituisce l'altro punto di forza di questo remake. La recitazione è molto buona e convincente, soprattutto quella dei protagonisti Daniel Craig (non è una sorpresa) e Rooney Mara (è nata una nuova stella??). Quest'ultima mi ha decisamente colpito, anche perchè il personaggio di Lisabeth, vista la sua complessità, non era facile da interpretate. Rooney, rispetto all'ottima Noomi Rapace, rende più "umano" il personaggio, soprattutto nel rapporto con Blomkvist. La Lisabeth di Rapace, al contrario, era più fredda, più distaccata nei rapporti emotivi.

Tirando le somme è un film, come detto, stilisticamente perfetto, veloce (nonostante i 158 minuti di durata), recitato bene, ma superficiale nella narrazione delle diverse storie che si intrecciano.
Tra l'altro le uniche variazioni rispetto al film precedente, effettuate nella parte finale della storia, risultano un pò troppo "americane" e stonano, a mio avviso, con lo spirito del romanzo.

Consigliato? Si può vedere perchè alla fine ha molti pregi. Allo stesso modo potete pure passare se avete già visto l'originale e avete voglia di storie nuove.

Una piccola curiosità: è possibile che a Stoccolma ogni pub, bar o luogo pubblico trasmetta la stessa identica trasmissione televisiva?

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