Film parlato e altri racconti; La letteratura nazista in America: novità Adelphi in libreria da settembre
Titolo: Film parlato e altri racconti
Autore: Irène Némirovsky
Editore: Adelphi
Pagine: 198
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 17,00 €
Il 6 marzo 1931, nella nuova sala Gaumont degli Champs-Élysées, venne proiettato il primo film parlato francese, quel David Golder che Julien Duvivier aveva tratto dal fortunato romanzo di Irène Némirovsky, apparso due anni prima. Alcuni critici sospettarono che l’autrice, abilissima nel dare ritmo ai dialoghi, lo avesse addirittura scritto in vista dell’adattamento. Non era così, naturalmente, ma che il cinema fosse una sua passione, e che abbia sempre esercitato una forte influenza sul suo modo di raccontare, è indubbio: «I personaggi si muovono davanti ai miei occhi» diceva lei stessa.
E proprio alla tecnica cinematografica si ispira Film parlato – il primo e il più lungo dei racconti qui radunati –, che la Némirovsky conduce con mano sicura, in un magistrale alternarsi di dissolvenze incrociate, flash-back, campi e controcampi, ellissi temporali, e con un’attenzione maniacale, come fa notare il curatore, per i dettagli visivi e sonori: il risultato è di un’efficacia e di una novità sorprendenti. Appassionata lettrice di Čechov, Irène Némirovsky non smise mai di scrivere racconti, fino agli ultimi giorni della sua vita. E il lettore scoprirà con delizia che anche nella misura breve la Némirovsky raggiunge esiti di scintillante perfezione.
Titolo: La letteratura nazista in America
Autore: Roberto Bolaño
Editore: Adelphi
Pagine: 250
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 19,00 €
Di tutti i libri di Bolaño, La letteratura nazista in America è certo il più intensamente, smodatamente, spudoratamente borgesiano – e anche wilcockiano, se si pensa alla Sinagoga degli iconoclasti. E insieme rappresenta, se così si può dire, la quintessenza della «bolañità». In apparenza, l'oggetto è sobrio e rassicurante: un panorama degli scrittori filonazisti, di ognuno dei quali si traccia il percorso biografico e si dà conto della produzione; si descrivono perfino alcune opere, nonché i rapporti intercorsi fra di loro, le riviste che li hanno ospitati, le case editrici che li hanno pubblicati, e alla fine del volume figurano un indice dei nomi e una bibliografia. Eppure, quasi subito, ci accorgiamo che qualcosa non funziona: non foss'altro perché almeno un paio risultano morti dopo il 2015. A poco a poco capiamo, in una sorta di vertigine, che nessuno di questi scrittori, poetesse, movimenti letterari, è mai esistito, e che Bolaño sta costruendo sotto i nostri occhi un inquietante universo parallelo: del tutto plausibile e del tutto immaginario. Ma non irreale. È allora che cominciamo a stare al gioco, e ad abbandonarci al flusso inarrestabile di quello che non è solo uno scoppiettante, geniale divertissement letterario, ma soprattutto un susseguirsi di storie aberranti e al contempo esilaranti, e una galleria di mostri, spesso tremendamente comici. Così, difficilmente ci dimenticheremo di Carlos Hevia (Montevideo, 1940-2006), autore, fra l'altro, del Premio di Giasone, «favola allegorica nella quale la vita sulla Terra sarebbe il risultato di un concorso televisivo intergalattico fallito», o di Jim O'Bannon (Macon, 1940-Los Angeles, 1996), il quale «conservò fino alla fine il disprezzo per gli ebrei e gli omosessuali; i negri cominciava pian piano ad accettarli quando lo raggiunse la morte».
Autore: Irène Némirovsky
Editore: Adelphi
Pagine: 198
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 17,00 €
Il 6 marzo 1931, nella nuova sala Gaumont degli Champs-Élysées, venne proiettato il primo film parlato francese, quel David Golder che Julien Duvivier aveva tratto dal fortunato romanzo di Irène Némirovsky, apparso due anni prima. Alcuni critici sospettarono che l’autrice, abilissima nel dare ritmo ai dialoghi, lo avesse addirittura scritto in vista dell’adattamento. Non era così, naturalmente, ma che il cinema fosse una sua passione, e che abbia sempre esercitato una forte influenza sul suo modo di raccontare, è indubbio: «I personaggi si muovono davanti ai miei occhi» diceva lei stessa.
E proprio alla tecnica cinematografica si ispira Film parlato – il primo e il più lungo dei racconti qui radunati –, che la Némirovsky conduce con mano sicura, in un magistrale alternarsi di dissolvenze incrociate, flash-back, campi e controcampi, ellissi temporali, e con un’attenzione maniacale, come fa notare il curatore, per i dettagli visivi e sonori: il risultato è di un’efficacia e di una novità sorprendenti. Appassionata lettrice di Čechov, Irène Némirovsky non smise mai di scrivere racconti, fino agli ultimi giorni della sua vita. E il lettore scoprirà con delizia che anche nella misura breve la Némirovsky raggiunge esiti di scintillante perfezione.
Titolo: La letteratura nazista in America
Autore: Roberto Bolaño
Editore: Adelphi
Pagine: 250
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 19,00 €
Di tutti i libri di Bolaño, La letteratura nazista in America è certo il più intensamente, smodatamente, spudoratamente borgesiano – e anche wilcockiano, se si pensa alla Sinagoga degli iconoclasti. E insieme rappresenta, se così si può dire, la quintessenza della «bolañità». In apparenza, l'oggetto è sobrio e rassicurante: un panorama degli scrittori filonazisti, di ognuno dei quali si traccia il percorso biografico e si dà conto della produzione; si descrivono perfino alcune opere, nonché i rapporti intercorsi fra di loro, le riviste che li hanno ospitati, le case editrici che li hanno pubblicati, e alla fine del volume figurano un indice dei nomi e una bibliografia. Eppure, quasi subito, ci accorgiamo che qualcosa non funziona: non foss'altro perché almeno un paio risultano morti dopo il 2015. A poco a poco capiamo, in una sorta di vertigine, che nessuno di questi scrittori, poetesse, movimenti letterari, è mai esistito, e che Bolaño sta costruendo sotto i nostri occhi un inquietante universo parallelo: del tutto plausibile e del tutto immaginario. Ma non irreale. È allora che cominciamo a stare al gioco, e ad abbandonarci al flusso inarrestabile di quello che non è solo uno scoppiettante, geniale divertissement letterario, ma soprattutto un susseguirsi di storie aberranti e al contempo esilaranti, e una galleria di mostri, spesso tremendamente comici. Così, difficilmente ci dimenticheremo di Carlos Hevia (Montevideo, 1940-2006), autore, fra l'altro, del Premio di Giasone, «favola allegorica nella quale la vita sulla Terra sarebbe il risultato di un concorso televisivo intergalattico fallito», o di Jim O'Bannon (Macon, 1940-Los Angeles, 1996), il quale «conservò fino alla fine il disprezzo per gli ebrei e gli omosessuali; i negri cominciava pian piano ad accettarli quando lo raggiunse la morte».
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