Titolo: Cacciatori di frodo
Autore: Alessandro Cinquegrani
Editore: Miraggi
Pagine: 112
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 12,50 €
Recensione a cura di Beatrice Pagan
Alessandro Cinquegrani si addentra in un abisso di disperazione e sensi di colpa in Cacciatori di frodo. Il protagonista è un uomo la cui vita è stata segnata da alcuni drammi personali che lo hanno condotto ogni mattina a percorrere un tratto di ferrovia in disuso per recuperare la moglie, la cui profonda depressione la porta tutti i giorni a distendersi su un binario attendendo una morte che non giunge mai a liberarla dai suoi tormenti e dai suoi ricordi.
L'uomo, lungo quel cammino, riflette sul suo passato: dal padre violento al fratello gay che ha provato a ribellarsi alle imposizioni della famiglia e della società, fino a un matrimonio apparentemente perfetto funestato dalla malattia della donna, peggiorata dopo la nascita del loro unico figlio, e da un lutto. Lo scrittore, con uno stile ripetitivo e simile a un flusso inarrestabile di pensieri, porta lentamente in superficie tutti i segreti e dolori dei personaggi, fino a un epilogo catartico che potrebbe lasciare spazio a un barlume di speranza nel buio della disperazione.
Cacciatori di frodo, nonostante la sua brevità, propone moltissime tematiche e situazioni. A sostenere la struttura, a tratti un po' ridondante e barocca, è l'amore nelle sue diverse sfumature, sentimento non privo di incertezze e difetti: quello per la propria famiglia, per la donna amata, per un figlio...Lo scrittore convince maggiormente proprio nei momenti in cui si concentra sugli eventi più semplici e quotidiani, e sulle emozioni, esagerando invece un po' in retorica e drammaticità quando si addentra nelle problematiche più generali come la mancanza di una cura per la depressione della moglie o il rapporto tra il padre e il fratello.
La rabbia, la passione, e le colpe, spesso involontarie, prendono tra le pagine quasi la forma di una confessione rivolta a una divinità o un'entità superiore, in attesa di un segno di condanna o perdono.
Cacciatori di frodo è un romanzo avvincente ma ostico, eccessivamente elaborato e ripetitivo, la cui lettura sarebbe stata facilitata e resa più scorrevole da una scrittura meno avviluppata su se stessa, senza tuttavia perdere l'atmosfera intensa e intima che la anima.
L'AUTORE
Alessandro Cinquegrani (Treviso, 1974) è ricercatore di Letteratura comparata all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha pubblicato i volumi di critica letteraria La partita a scacchi con Dio (il Poligrafo 2002, Premio Gesualdo Bufalino), Solitudine di Umberto Saba (Marsilio 2007, Premio Promozione Ricerca del Cnr), Letteratura e cinema (La Scuola 2009, Menzione Speciale al Premio Internazionale Efebo d’Oro). Svolge attività di critico cinematografico per importanti riviste nazionali. Cacciatori di frodo, finalista al Premio Calvino, è il suo primo romanzo.
Autore: Alessandro Cinquegrani
Editore: Miraggi
Pagine: 112
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 12,50 €
Recensione a cura di Beatrice Pagan
Alessandro Cinquegrani si addentra in un abisso di disperazione e sensi di colpa in Cacciatori di frodo. Il protagonista è un uomo la cui vita è stata segnata da alcuni drammi personali che lo hanno condotto ogni mattina a percorrere un tratto di ferrovia in disuso per recuperare la moglie, la cui profonda depressione la porta tutti i giorni a distendersi su un binario attendendo una morte che non giunge mai a liberarla dai suoi tormenti e dai suoi ricordi.
L'uomo, lungo quel cammino, riflette sul suo passato: dal padre violento al fratello gay che ha provato a ribellarsi alle imposizioni della famiglia e della società, fino a un matrimonio apparentemente perfetto funestato dalla malattia della donna, peggiorata dopo la nascita del loro unico figlio, e da un lutto. Lo scrittore, con uno stile ripetitivo e simile a un flusso inarrestabile di pensieri, porta lentamente in superficie tutti i segreti e dolori dei personaggi, fino a un epilogo catartico che potrebbe lasciare spazio a un barlume di speranza nel buio della disperazione.
Cacciatori di frodo, nonostante la sua brevità, propone moltissime tematiche e situazioni. A sostenere la struttura, a tratti un po' ridondante e barocca, è l'amore nelle sue diverse sfumature, sentimento non privo di incertezze e difetti: quello per la propria famiglia, per la donna amata, per un figlio...Lo scrittore convince maggiormente proprio nei momenti in cui si concentra sugli eventi più semplici e quotidiani, e sulle emozioni, esagerando invece un po' in retorica e drammaticità quando si addentra nelle problematiche più generali come la mancanza di una cura per la depressione della moglie o il rapporto tra il padre e il fratello.
La rabbia, la passione, e le colpe, spesso involontarie, prendono tra le pagine quasi la forma di una confessione rivolta a una divinità o un'entità superiore, in attesa di un segno di condanna o perdono.
Cacciatori di frodo è un romanzo avvincente ma ostico, eccessivamente elaborato e ripetitivo, la cui lettura sarebbe stata facilitata e resa più scorrevole da una scrittura meno avviluppata su se stessa, senza tuttavia perdere l'atmosfera intensa e intima che la anima.
L'AUTORE
Alessandro Cinquegrani (Treviso, 1974) è ricercatore di Letteratura comparata all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha pubblicato i volumi di critica letteraria La partita a scacchi con Dio (il Poligrafo 2002, Premio Gesualdo Bufalino), Solitudine di Umberto Saba (Marsilio 2007, Premio Promozione Ricerca del Cnr), Letteratura e cinema (La Scuola 2009, Menzione Speciale al Premio Internazionale Efebo d’Oro). Svolge attività di critico cinematografico per importanti riviste nazionali. Cacciatori di frodo, finalista al Premio Calvino, è il suo primo romanzo.
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