Recensione: IL MARCHESE DI MONTESPAN di Jean Teulé

Titolo: Il marchese di Montespan
Autore:
Jean Teulé
Editore: Beat
Pagine: 256
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo copertina: 9,00 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Il marchese di Montespan è un romanzo storico, anche se a tratti sembra sconfinare nel grottesco. Il libro è incentrato sulla figura di Louis Henri de Pardaillan de Gondrin, marchese di Montespan, marito di Françoise-Athénaïs de Rochechouart de Mortemart, di cui si sa che fu una delle cortigiane più famose all’epoca di Luigi XIV, adorata dallo stesso sovrano -divenendone la favorita- a cui diede sei figli, per poi cadere in seguito in rovinosa disgrazia sostituita dalla nuova amante.

Françoise-Athénaïs de Rochechouart de Mortemart
Lo scrittore non si concentra sugli intrighi e gli scandali di corte, ma sul comportamento strambo e sfacciato dello stesso marchese che dopo esser tornato dalla guerra scopre che la moglie è incinta del re, lanciandosi così in una serie di proteste contro il comportamento del sovrano, che a sua volta cercherà, invano, di mettere a tacere le sue iniziative con una serie di favori e investimenti. Il marchese è definito un "Don Chisciotte nobile" perché a dispetto del tradimento e del fatto che all’epoca i matrimoni erano solitamente consumati per meri scopi politici e economici, continua ad amare sua moglie, incurante di ciò che il resto della gente pensa di lui; idealista e malato d’amore, osa pensare di mettere in dubbio l’autorità assoluta del sovrano nella vita pubblica e privata dei suoi sudditi. Mette così in atto ribellioni aperte, gesti eclatanti - tra cui l’arrivo in una carrozza sormontata da alte corna, o il vestire interamente di nero in segno di ‘’lutto’’- e fallimentari incursioni a corte, fino a quando la sua vita termina con una serie di rimpianti.

Louis Henri de Pardaillan de Gondrin
A fare da sfondo alle vicende è la Francia del Seicento con una corte reale sfavillante e allo stesso tempo vuota, di cui lo scrittore non fornisce una descrizione dettagliata e particolare, limitandosi a  qualche riferimento sugli usi e costumi dell’epoca e sulla sfera dei nobili dediti al lusso sfrenato e al divertimento. Al contrario diventa leggermente prolisso nella descrizione psicologica dei personaggi,  quasi a rimarcare ogni volta i tratti cardine di ognuno, creando cosi dei prototipi. Tutto ciò viene descritto attraverso un linguaggio che si discosta molto da quello di altri scrittori storici e inizialmente sembra procedere a rilento, salvo poi avere una ripresa a metà libro dove la scrittura diventa più fluida e meno pesante.

Il romanzo è imperniato su un retrogusto ironico che paradossalmente è rappresentato dalle disgrazie del marchese, ma a tratti lascia perplessi poiché ponendo l’accento deliberatamente sul lato comico della vicenda si sfocia in situazioni dall’aspetto sgradevole e poco consoni al resto, dando così un’impronta leggermente saltuaria alla narrazione. Sconsigliato a chi desidera leggere un libro di genere storico, ma può risultare comunque una lettura piacevole per gli amanti del grottesco.

L'AUTORE
Jean Teulé è nato a Saint-Lô, Manche, il 26 febbraio 1953. Ha scritto per la televisione, il teatro e il cinema, e numerose opere: Rainbow pour Rimbaud (1991), L’oeil de Pâques (1992), Ballade pour un père oublié (1995), Darling (1998) et Bord cadre (1999), Longues Peines, Les Lois de la gravité, Ô Verlaine (2004), Je, François Villon (2006), Le magasin des suicides (2007). Vive a Parigi con l’attrice Miou-Miou. Con Neri Pozza ha pubblicato Io, François Villon (2007) e Vita breve di un giovane gentiluomo (2011).

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