Recensione: OUTCAST di Alina Bronsky

Titolo: Outcast
Autore: Alina Bronsky
Editore: Corbaccio
Pagine: 288
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo copertina: 16,40 €

Recensione a cura di Marika Bovenzi

Outcast è il primo volume della nuova trilogia di Alina Bronsky, un viaggio in un mondo in bianco e nero, privo di mezze misure, dove la vita di Juliana, una ragazzina di 15 anni, viene sconvolta dalla scomparsa della madre e dalla scoperta che i suoi genitori non sono quelli che credeva. Durante l’Era della Normalità, la società è divisa tra: persone normali, fazione che garantisce diritti civili, da accesso alle migliori scuole e a una carriera rispettabile; Freak, ovvero persone emarginate, tatuate, alternative additate con astio dalla gente; Fate, esseri quasi innominati, spaventosi e da cui tenersi lontani.

La vicenda è narrata in prima persona da Juli, appartenete alla fazione Normale, abituata alle regole e a non trasgredirle, fino a quando un giorno le accade qualcosa di strano e sconvolgente: ritornata a casa dopo la scuola scopre che la madre non è più lì. Potrebbe essere fuggita o qualcuno potrebbe averla rapita, visto il caos che regna in casa, ma ne i poliziotti ne suo padre sembrano interessati a scoprirlo, né a riportarla indietro. Questa reazione, che appare normale a tutti, a lei risulta una situazione assurda, senza precedenti, quasi disumana. Inizia così a porsi delle domande, a cercare indizi che possano condurla da sua madre o almeno suggerirle delle ipotesi. In questa sua corsa contro il tempo e la società in cui vive, viene sostenuta da nuove persone che incontra, come Ksu e suo fratello Ivan che non hanno per nulla l’aria di essere persone Normali, anzi potrebbero essere dei Freak. Ksu, soprattutto, con il suo cranio rasato percorso dal tatuaggio di un serpente, è uno schiaffo morale alle rigide regole della società.

Outcast si pone a metà tra il genere distopico e il fantasy, con una connotazione misteriosa. L’autrice tesse una trama avvincente rendendo la storia stessa quasi fiabesca, senza però scadere nella banalità. Le tematiche affrontate sono varie, dall'appartenenza sociale, ad esempio vivere in una fazione omologata, stereotipata che insegna determinate cose, all'accettazione delle diversità o l'emarginazione, alla ribellione contro le regole e l'intero sistema. Per quanto riguarda i personaggi, in questo primo volume sono descritti in modo poco approfondito, poiché probabilmente l’autrice conta di definirne i tratti decisivi nelle successive pubblicazioni. Troviamo comunque una Juli che compie una sorta di percorso evolutivo dalla prima all’ultima pagina. Inizialmente appare come una ragazza poco interessante, che vive la sua vita così come viene deciso dagli altri, mentre nel corso del romanzo assistiamo ad un lotta interiore: abbandonare ciò che ha appreso da bambina e scoprire di essere forte e determinata, qualità che non aveva mai immaginato di possedere. Lo stile è scorrevole, semplice, leggero, efficace e diretto, non c'è introduzione e si legge davvero in breve tempo. Il finale è inaspettato.

Consiglio questo libro a chi ha voglia di qualcosa di nuovo e a chi, amante del genere distopico e fantasy, è interessato a un perfetto connubio.

L'AUTORE
Alina Bronsky, classe 1978, è stata una studentessa di medicina e copy pubblicitaria fino al giorno in cui ha inviato il suo manoscritto ricevendo immediatamente un'offerta da tre editori. Apprezzata subito dal pubblico e dalla critica tedesca più prestigiosa, ha ricevuto importantissime nomination a vari premi letterari. Lo «Spiegel» l'ha definita «una delle voci più promettenti della nuova generazione». I suoi romanzi sono in pubblicazione in oltre 15 paesi del mondo, tra cui gli Stati Uniti. In Italia Corbaccio ha pubblicato con successo «Outcast».

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