Dal libro al film: MAZE RUNNER - IL LABIRINTO. La recensione del romanzo di James Dashner

Titolo: Maze Runner. Il labirinto
Autore: James Dashner
Editore: Fanucci
Pagine: 432
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo copertina: 14,90 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

The Maze Runner - Il Labirinto è il primo volume della trilogia distopica di James Dashner, composta da altri due romanzi intitolati rispettivamente La fuga e La rivelazione. Libro dalle sfumature particolari, ha ispirato l’omonimo film diretto da Wes Ball, in uscita l’8 ottobre 2014 nelle sale cinematografiche italiane. Tutto comincia da una scatola buia e sconosciuta che trasporta un ragazzo, Thomas, confuso e spaventato.

Dopo ore infernali caratterizzate da un incessante sferragliare della scatola in salita verso l’ignoto, tutto si blocca, tace fin quando l’involucro metallico non viene aperto da esseri umani. Thomas viene letteralmente tirato fuori, ma sconcertato e smarrito da quasi di matto: non sa dove si trovi, non ricorda niente delle ore precedenti, e non sa nemmeno come ci è finito lì. Man mano che mette a fuoco l’ambiente circostante si accorge di essere in un luogo strano, abitato da ragazzi tra i 13 e i 18 anni, che utilizzano un linguaggio con termini a lui sconosciuti come "pive" o "Fagio".

Ben presto scopre che il posto si chiama Radura ed è circondato da alte pareti di cemento che hanno una conformazione strana; i ragazzi invece si chiamano "radurai", fautori di quella società articolata, produttrice di beni primari necessari alla sopravvivenza: vi sono campi da coltivazione, fattorie, meccanici, spalatori, velocisti (corritori) e chi ne ha più ne metta, il tutto regolato da una serie di leggi basiche.

Ognuno ha una propria mansione, decretata in base alle proprie inclinazioni naturali. Potrebbe addirittura sembrare il paradiso, ma c’è qualcosa di inconsueto e terribile: le pareti circostanti ogni giorno si spostano rivelando una specie di labirinto in cui vivono esseri assassini e disgustosi. Con l’arrivo di Thomas però tutto cambia, alcuni sono convinti che nasconda qualcosa, altri lo disprezzano, altri ancora sono diffidenti. La fine sembra ormai vicina e a quanto sembra Thomas ha un ruolo cardine nel trovare le risposte giuste agli enigmi circostanti: chi è Thomas? Cosa rappresenta quel posto? Chi detta le regole del gioco? Ci sono vie d’uscita? E questa fine, quanto è vicina?

Tutti i personaggi hanno un ruolo ben preciso all’interno del libro. Thomas rappresenta sin dall’inizio la chiave per svelare i misteri del mondo distopico di Dashner. Anche se inizialmente confuso, ha sempre coscienza di sé e delle sue capacità. Alby e Newt sono le guide, coloro che in qualche modo tentano di dare un "posto" ai ragazzi nella società gerarchica; Chuck, la coscienza paffuta e stramba di Thomas. Lo spessore psicologico è tracciato solo per il protagonista principale, di cui possiamo leggere le reazioni, le emozioni, i pensieri e le ossessioni, mentre i personaggi secondari vengono appena accennati, come se fossero parte di un insieme più grande, dove hanno un ruolo, ma non tanto singolare quanto comunitario.

L’ambientazione distopica invece ha una sua originalità. Un mondo apparentemente reale, anche se un po' retrogrado, collocato all'interno di un contesto futuristico. Una società nata dal nulla che ricorda a tratti le colonie fondate dai popoli antichi. Un contesto che trova paragoni sia in campo letterario che in quello televisivo. Nel primo caso una società ben articolata, dove tutti hanno un ruolo prestabilito, scelti in base alle proprie attitudini, ricorda molto Divergent di Veronica Roth, mentre il singolo capace di sovvertire il potere rientra nella sfera idealistica di Hunger Games di Susan Collins.

Per quanto riguarda i possibili richiami a rappresentazioni televisive, ho trovato somiglianze con un episodio di Doctor Who intitolato: La moglie del dottore. In questa puntata gli abitanti di un pianeta alieno in qualche modo tentavano di convincere i visitatori che il luogo in cui vivevano fosse un posto tranquillo, pacifico, e in cui bisognava rispettare le regole e non farsi domande. Ciò mi ha ricordato un po' l’atteggiamento assunto dai radurai nei confronti di Thomas, almeno all'inizio, quando cercano inutilmente di zittirlo e distrarlo da pensieri pericolosi.

La cosa che maggiormente sorprende, e scinde questo romanzo da altri del suo genere, è lo stile e la forma in cui è redatto. Dashner utilizza un linguaggio del tutto differente, di tipo gergale, con termini appropriati e relativi al contesto. L’autore a mio avviso è stato abile nel suscitare nel lettore, soprattutto nella prima parte del libro, il medesimo smarrimento del protagonista difronte a scene assurde e a un linguaggio inizialmente fastidioso, a cui poi si fa l’abitudine. La lettura risulta scorrevole e a tratti diventa adrenalinica. Dunque Maze Runner si rivela un'autentica sorpresa da consigliare a tutti gli amanti del genere, in attesa di poter vedere l'omonimo film.

L'AUTORE
James Dashner è nato e cresciuto in Georgia, e ora vive nello Utah con la moglie e i quattro figli. Dopo diversi anni di lavoro nella finanza, ora è uno scrittore a tempo pieno. La via di fuga è il secondo volume della trilogia di successo The Maze Runner, seguito di Il Labirinto (Fanucci, 2011). James Dashner ha pubblicato anche la saga di Jimmy Fincher e la trilogia The 13th Reality.


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