Titolo: Fiabe svedesi
Autore: Bruno Berni (curatore), John Bauer (illustratore)
Editore: Iperborea
Pagine: 184
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo copertina: 16,00 €
Recensione a cura di Marika Bovenzi
La serie delle fiabe nordiche curate ed edite dalla casa editrice Iperborea, continuano con un nuovo e appassionante volume dedicato alle storie svedesi. Da queste ultime si evince una differenza sostanziale rispetto a quelle lapponi, danesi e islandesi: la somiglianza a quelle dei grandi pionieri ottocenteschi come Perrault, i fratelli Grimm, Andersen e La Fontaine. Tali somiglianze risiedono soprattutto nei personaggi che recitano nel teatro fiabesco svedese (come topolini, principesse con carrozze incantate, troll, giganti buoni e cattivi, fanciulle rinchiuse nelle torri, ranocchi incantati, etc); e nelle ambientazioni a stampo
medievalistico.
In questo volume, dieci sono le fiabe raccolte e tradotte da Bruno Berni, e sono accompagnate dalle magnifiche e oniriche illustrazioni di John Bauer, un’artista dell’Ottocento. Personalmente, tra tutte quelle lette finora, le fiabe svedesi sono quelle che hanno maggiormente rapito la mia attenzione: da un lato per le tematiche nascoste tra le righe come il legame con la natura selvaggia, i valori dei puri di cuore, la malvagità come atto estremo di anime fragili; dall’altro per quel sapore di antico, classico e oscuro che permea le pagine. I protagonisti inoltre seguono uno schema tipico dei tòpoi già noti: sono buoni, devono affrontare delle prove assurde e paradossali coadiuvati da aiutanti inaspettati, fino al raggiungimento del famoso “e vissero felici e contenti”.
Tra queste dieci storie, scritte con uno stile elegante ed un linguaggio forbito, ho apprezzato particolarmente quella de Il ragazzo che fece a gara col gigante a chi mangiava di più, in cui un giovane pastore durante le sue semplici giornate, incontra un gigante buono e a tratti stupido che viene raggirato dall’umano affinché possa sottrargli le ricchezze; Rosellina e Ledaccia, la storia di una ragazza tanto amato dai suo genitori sovrani che, dopo la morte della madre, viene maltrattata dalla matrigna e dalla sorellastra finché non viene salvata da un principe; e ancora La ranocchia incantata, una fiaba che racconta le vicende di una piccola ranocchia che si scopre essere una principessa maledetta e che alla fine sposa un contadino che diventa re; La principessa nella torre, in cui ci vengono narrate le sorti di una bellissima fanciulla trasformata in una topolina della sua cattiva e invidiosa matrigna; ed infine Il principe Hatt sotto terra, in cui l’amore di una principessa salva il suo amato da una maledizione infinita.
In conclusione è un libro che consiglio a tutti gli appassionati di folklore e a chi, come me, è attratto inesorabilmente da storie antiche e popolari.
Autore: Bruno Berni (curatore), John Bauer (illustratore)
Editore: Iperborea
Pagine: 184
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo copertina: 16,00 €
Recensione a cura di Marika Bovenzi
La serie delle fiabe nordiche curate ed edite dalla casa editrice Iperborea, continuano con un nuovo e appassionante volume dedicato alle storie svedesi. Da queste ultime si evince una differenza sostanziale rispetto a quelle lapponi, danesi e islandesi: la somiglianza a quelle dei grandi pionieri ottocenteschi come Perrault, i fratelli Grimm, Andersen e La Fontaine. Tali somiglianze risiedono soprattutto nei personaggi che recitano nel teatro fiabesco svedese (come topolini, principesse con carrozze incantate, troll, giganti buoni e cattivi, fanciulle rinchiuse nelle torri, ranocchi incantati, etc); e nelle ambientazioni a stampo
medievalistico.
In questo volume, dieci sono le fiabe raccolte e tradotte da Bruno Berni, e sono accompagnate dalle magnifiche e oniriche illustrazioni di John Bauer, un’artista dell’Ottocento. Personalmente, tra tutte quelle lette finora, le fiabe svedesi sono quelle che hanno maggiormente rapito la mia attenzione: da un lato per le tematiche nascoste tra le righe come il legame con la natura selvaggia, i valori dei puri di cuore, la malvagità come atto estremo di anime fragili; dall’altro per quel sapore di antico, classico e oscuro che permea le pagine. I protagonisti inoltre seguono uno schema tipico dei tòpoi già noti: sono buoni, devono affrontare delle prove assurde e paradossali coadiuvati da aiutanti inaspettati, fino al raggiungimento del famoso “e vissero felici e contenti”.
Tra queste dieci storie, scritte con uno stile elegante ed un linguaggio forbito, ho apprezzato particolarmente quella de Il ragazzo che fece a gara col gigante a chi mangiava di più, in cui un giovane pastore durante le sue semplici giornate, incontra un gigante buono e a tratti stupido che viene raggirato dall’umano affinché possa sottrargli le ricchezze; Rosellina e Ledaccia, la storia di una ragazza tanto amato dai suo genitori sovrani che, dopo la morte della madre, viene maltrattata dalla matrigna e dalla sorellastra finché non viene salvata da un principe; e ancora La ranocchia incantata, una fiaba che racconta le vicende di una piccola ranocchia che si scopre essere una principessa maledetta e che alla fine sposa un contadino che diventa re; La principessa nella torre, in cui ci vengono narrate le sorti di una bellissima fanciulla trasformata in una topolina della sua cattiva e invidiosa matrigna; ed infine Il principe Hatt sotto terra, in cui l’amore di una principessa salva il suo amato da una maledizione infinita.
In conclusione è un libro che consiglio a tutti gli appassionati di folklore e a chi, come me, è attratto inesorabilmente da storie antiche e popolari.
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