Recensione: La fattoria dei gelsomini, di Elizabeth von Arnim

Titolo: La fattoria dei gelsomini
Autore: Elizabeth von Arnim
Editore: Fazi
Pagine: 348
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 15,00 €


Recensione a cura di Eleonora Cocola

I ricevimenti e i week end in campagna organizzati da Daisy Midhurst sono famosi in tutta Londra. Anzitutto perché parteciparvi implica l’aver raggiunto uno status sociale di tutto rispetto (Daisy è estremamente selettiva nella scelta delle sue compagnie e nelle sue cerchie rientra solo il meglio della società londinese), e poi per la perfetta ospitalità della padrona di casa. Stavolta però qualcosa sembra essere andato storto, a partire dal menù: possibile che da due giorni si stia mangiando uva spina? Gli ospiti, complice anche il caldo torrido, iniziano ad avvertire un certo malessere,

dolori di stomaco, insofferenza. 

Per ingannare il tempo durante l’ultimo pomeriggio prima del rientro in città, il vecchio Mr Topham e il suo amico Andrew si immergono in una partita a scacchi che prosegue fino a notte inoltrata. Il che non è un problema per Rosie, la giovane e bellissima moglie di Andrew, che è abituata a dormire da sola, e alla compagnia del noioso marito preferisce di gran lunga quella della vulcanica madre Mumsie. Che però Andrew passi la notte con un’altra, magari con Terry, la figlia della padrona di casa, quello è un problema; oppure, secondo Mumsie, un’opportunità imperdibile per una scalata sociale basata sul ricatto...

Dai primi capitoli l’impressione che si ha de La fattoria dei gelsomini è quella di un romanzo piuttosto lento: pagine e pagine dedicate al disagio degli invitati davanti all’ennesima pietanza a base di uva spina, le conversazioni che si fanno sempre meno rilassate; l’attenzione dell’autrice per i dettagli è maniacale, e sorge spontaneo chiedersi dove la storia debba andare a parare. Poi – e siamo non dico a metà ma quasi, la svolta: basta una frase detta al momento sbagliato, qualche parola buttate là con noncuranza, e si mette in moto una trama che all’improvviso diventa sostenuta e ben architettata.

Quindi se per qualche motivo doveste farvi prendere dalla noia nel leggere le prime pagine di questo libro, armatevi di pazienza e andate avanti. Anche se personalmente trovo che proprio in quelle prime pagine si possa gustare appieno la splendida ironia di Elizabeth Von Arnim. Un’ironia perfetta, sottile ma capace di toccare le corde giuste, mettendo in luce le caratteristiche della società aristocratica inglese del primo Novecento, senza mai toni polemici. Il parere dell’autrice su svariati temi (tra cui l’adulterio e la mancata accettazione della vecchiaia che avanza) si intuisce tra le righe, ma il tono non è mai giudicante. I personaggi sono ben delineati, anche se talvolta – si prenda ad esempio il caso di Rosie – un poco stereotipati. Anche questo però si sblocca nella seconda parte del libro, quando pian piano i nodi vengono al pettine, specie per l’algida Daisy, che si rivela essere una donna piena di rimpianti ma pronta a mettersi in discussione.

La lettura è piacevolissima, veloce – per quel che mi riguarda anche nei primi capitoli in cui la trama procede a rilento, e non delude le aspettative dei lettori che avevano già avuto modo di apprezzare la prosa raffinata della Von Arnim in Un incantevole aprile o ne Il giardino di Elizabeth. Per tutti gli altri, una scoperta imperdibile.

L'AUTRICE
Nata col nome di Mary Annette Beauchamp a Kiribilli Point, in Australia, da una famiglia della borghesia coloniale inglese, era cugina della scrittrice Katherine Mansfield. Visse a Londra, Berlino, in Polonia e infine negli Stati Uniti. Si sposò due volte – entrambi matrimoni infelici – ed ebbe cinque figli, fra i cui precettori ci furono E.M. Forster e Hugh Walpole. Fra un matrimonio e l’altro, fu l’amante di H.G. Wells. È stata una scrittrice molto prolifica e di grande successo. Fazi Editore ha pubblicato Un incantevole aprile e Il giardino di Elizabeth.

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