Recensione a cura di Mario Turco
“Un artista è un politico attento agli eventi strazianti, ardenti o dolci del mondo. La pittura non è fatta per decorare appartamenti. È uno strumento di guerra offensivo e difensivo contro il nemico”. La perfetta sintesi di Pablo Picasso, anch’essa piena di furore ideologico e tenerezza umana, è la miglior chiave possibile per capire gli eventi raccontati dal documentario “Hitler contro Picasso e gli altri”, evento speciale che sarà presente nelle sale cinematografiche solo il giorno 13 e 14 Marzo. Diretto
da Claudio Poli su soggetto di Didi Gnocchi e sceneggiatura di Sabina Fedeli e Arianna Marelli con musiche di Remo Anzovino, il film è prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital con la partecipazione di Sky Arte Hd.
“Un artista è un politico attento agli eventi strazianti, ardenti o dolci del mondo. La pittura non è fatta per decorare appartamenti. È uno strumento di guerra offensivo e difensivo contro il nemico”. La perfetta sintesi di Pablo Picasso, anch’essa piena di furore ideologico e tenerezza umana, è la miglior chiave possibile per capire gli eventi raccontati dal documentario “Hitler contro Picasso e gli altri”, evento speciale che sarà presente nelle sale cinematografiche solo il giorno 13 e 14 Marzo. Diretto
da Claudio Poli su soggetto di Didi Gnocchi e sceneggiatura di Sabina Fedeli e Arianna Marelli con musiche di Remo Anzovino, il film è prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital con la partecipazione di Sky Arte Hd.
Il documentario racconta lo scontro, le ruberie ma soprattutto le contraddizioni delle gerarchie naziste verso l’arte loro contemporanea. Se da un parte infatti, come tristemente noto e come ricordato dallo stesso film di Claudio Poli con le immagini sempre terribili dei libri invisi al regime messi al rogo, il Fuhrer e i suoi seguaci operarono una denigrazione orwelliana della cultura che non rispondeva ai canoni del totalitarismo tedesco, dall’altra non esitarono ad appropriarsi di quelle stesse opere con metodi feroci quanto le epurazioni di massa. La guerra mossa alle avanguardie artistiche del Novecento - “le arti degli -ismi”- come le liquidò Hitler stesso, cominciò nel 1937 quando a Monaco vennero allestite due mostre parallele.
Una, La grande esposizione di arte germanica, per esaltare la pura arte ariana, l'altra, un'esposizione pubblica per condannare e deridere l'arte degenerata con opere di Otto Dix, Marc Chagall, Vasilij Kandinskij, Henri Matisse, Paul Klee. Si badi bene all’aggettivo, “degenerato”, che oltre ad indicare come sempre nella propaganda nazista le tare fisiche e mentali dei popoli non tedeschi, voleva eliminare alla radice la rappresentazione angosciosa e problematica di quei tempi bui. Questa seconda mostra fu portata in tour come esempio in dodici città tra Austria e Germania suscitando gli isterismi della popolazione che di fronte a un’arte già di suo complessa trovò naturale sfogo con epiteti facilmente immaginabili. Ciò che “Hitler contro Picasso e gli altri” rivela con indagini accurate è però il lato nascosto di questo accanimento.
Il numero uno e il numero due del partito nazista, il pingue Goering, infatti in quegli stessi anni battagliavano tra loro per accaparrarsi le migliori opere d’arte attraverso metodi criminali. Il risultato di quella folle corsa agli armamenti culturali fu enorme: si calcola che siano state sottratte 600 mila opere, dalle rinascimentali alla pittura fiamminga, dal barocco all’arte moderna, soprattutto ai collezionisti ebrei. Attraverso varie testimonianze degli eredi di quelle famiglie apprendiamo che ad essi venivano imposti prezzi ridicoli per quadri e sculture ma quando si rifiutavano di venderli si ricorreva alla soluzione finale: sequestro per il bene dello Stato e campo di concentramento per lo sfortunato possessore. I saccheggi effettuati da Goering nella sua proprietà di Carinhall, se portati a termine come da programma, avrebbero portato probabilmente alla più grande collezione privata della Storia.
Alternando immagini di repertorio a riprese attuali il film di Claudio Poli s’avvale della preziosa collaborazione di Toni Servillo che con la sua grande presenza scenica fa da guida critica in mezzo a questa incredibile storia di depredazione. E proprio all’attore d’Afragola spetta la chiusa con il racconto dell’aneddoto che vede nel 1940 un ufficiale della Gestapo entrare nello studio di Pablo Picasso e vedere una cartolina su un tavolo che raffigura Guernica, il capolavoro dipinto dall’artista nel 1937 subito dopo il bombardamento del paese basco da parte dei nazifascisti, forse il quadro più famoso che immortala l’orrore della guerra. L’ufficiale della Gestapo chiede a Picasso: - “Lo avete fatto voi, maestro?” Lui risponde: - “No, questa è opera vostra”.