Concorso letterario "Racconti di Natale": "Lucia, luce astrale nella notte boreale", di Gianna Martini
"LUCIA. LUCE ASTRALE NELLA NOTTE BOREALE" di Gianna Martini
Nel paese dei Normanni
(già trascorsi sono gli anni!)
ove lunga e glaciale
è la notte boreale,
dentro un’infima taverna
buia come una caverna,
l’orfanella Lucietta
vi faceva la servetta.
Quando in piedi più non stava
nella stalla ella andava
sulla paglia a riposare
ma di freddo a tremare!
Il suo unico “scaldino”
era Turi il suo ciuchino
che, lui pure abbandonato,
con lei stava lì accasciato.
Fu una notte, la più nera,
nella stalla Lucia era
e, dall’asino scaldata,
si era quasi addormentata,
che si udì gemere in sordina
fioca più di una vocina.
Erano bimbi assiderati,
pure loro abbandonati,
che alla porta con tremore
mendicavano calore!
La Lucia sotto il suo tetto
li accolse con affetto:
“Su entrate – disse – il ciuchino
vi farà da trapuntino!”
E il calore dell’animale
va i bimbi a confortare.
Hanno fame ma, ahimé!
lì del pane non ce n’è.
Il languore li tormenta
poi … ognuno si addormenta.
Ma Lucia tuttora desta,
a pensare ancora resta
e sospira nel suo cuore:
“Oh, se un sogno consolatore,
mi portasse via con sé
dove caldo sole c’è!”
Abbracciata al suo animale
lì nel buio più totale,
piange e lacrima Lucia.
Ma ecco che (pare magìa!)
è ben vero, non è un miraggio,
della luna appare un raggio
e una voce, quale arcano!
Lucia chiama da lontano:
“Su, Lucia, più non pensare
sul somaro devi montare:
io ti porto via con me
in un’isola ”che c’è”!
Detto fatto, preso coraggio
se ne vanno via sul raggio
per venire trasportati
in un’isola … di beati!
Luce, sole e pomi d’oro:
ecco ciò che appare loro!
E un azzurro, calmo mare,
e mille fiori da odorare,
ed un monte assai strano:
fuma: è un gran vulcano!
La Lucia con un sorriso,
pensa: “Ecco, siamo in paradiso!”
Frutti poi ella assapora
mai veduti prima di allora,
paiono d’oro: sono mandarini,
sono arance e limoncini.
A brucare Turi si mette
le aromatiche erbette:
“Sono meglio della paglia!”
e felice esso raglia.
Ricordando gli affamati
che da soli ha lasciati,
Lucia colma un bel cestino
e rimonta sul ciuchino.
Ecco che, torna l’arcano
e li riporta su lontano.
Nella stalla come beati
stanno i bimbi addormentati.
Va Lucia lumi a cercare
per il buio rischiarare.
Fatto un serto di rametti
vi infila dei moccoletti.
La corona pone in testa
ed inizio dà alla festa.
Quando ardono i lumini
Lucia sveglia i piccolini
ed i pomi d’oro lesta,
rotolare fa dalla cesta.
Oh, mirabile meraviglia !
Di quei frutti ognuno piglia,
se ne colmano la boccuccia,
e li addentano con la buccia,
perché mai quei ragazzini
visto hanno mandarini,
né arance, né limoni
che per loro, sono solo … pomi!
Lì felici, lì festanti
se la ridono tutti quanti
anche il ciuco che, per sbaglio,
caccia fuori più di un raglio!
In taverna gli ubriaconi,
intontiti sui banconi,
allarmati dal rumore
sono presi da timore.
Essi pensano ad un tranello
ed afferrano un randello
poi in stalla difilato
vanno e … ristanno senza fiato!
Quando vedono gli agrumi
che risplendono coi lumi,
sul momento credono loro
che essi siano davvero d’oro!
E Lucia incoronata
pare loro una vera fata!
Del solstizio il primo raggio
già aleggia sul villaggio.
Poiché è notte di magia
essi pregano Lucia:
“O tu, che dea sei della luce
che dei pomi d’oro produce,
i tuoi sudditi noi siamo
e regina ti eleggiamo!”
Da allora in poi ogni anno
su nel nord una festa fanno.
Proprio il dì della Lucia,
il più corto che ci sia,
viene di lumi incoronata
e regina proclamata,
la fanciulla, la migliore
che “lucente” abbia il cuore.
E nell’isola “che c’è”?
La Sicilia essa è!
Nella bella Siracusa
fare festa pure si usa
a Lucia, una romana,
che si era fatta cristiana
e dai barbari accecata!
(perciò Santa dichiarata!)
Oggi, con occhi lucenti,
è la Santa dei portenti!
Va la notte, la più nera,
dal bambino che ben spera
che ella entri dalla porta
coi regali nella sporta.
Va la Santa col ciuchino
a recarli ad ogni bambino
che l’attende bravo e buono
e il mattino trova un dono!
(già trascorsi sono gli anni!)
ove lunga e glaciale
è la notte boreale,
dentro un’infima taverna
buia come una caverna,
l’orfanella Lucietta
vi faceva la servetta.
Quando in piedi più non stava
nella stalla ella andava
sulla paglia a riposare
ma di freddo a tremare!
Il suo unico “scaldino”
era Turi il suo ciuchino
che, lui pure abbandonato,
con lei stava lì accasciato.
Fu una notte, la più nera,
nella stalla Lucia era
e, dall’asino scaldata,
si era quasi addormentata,
che si udì gemere in sordina
fioca più di una vocina.
Erano bimbi assiderati,
pure loro abbandonati,
che alla porta con tremore
mendicavano calore!
La Lucia sotto il suo tetto
li accolse con affetto:
“Su entrate – disse – il ciuchino
vi farà da trapuntino!”
E il calore dell’animale
va i bimbi a confortare.
Hanno fame ma, ahimé!
lì del pane non ce n’è.
Il languore li tormenta
poi … ognuno si addormenta.
Ma Lucia tuttora desta,
a pensare ancora resta
e sospira nel suo cuore:
“Oh, se un sogno consolatore,
mi portasse via con sé
dove caldo sole c’è!”
Abbracciata al suo animale
lì nel buio più totale,
piange e lacrima Lucia.
Ma ecco che (pare magìa!)
è ben vero, non è un miraggio,
della luna appare un raggio
e una voce, quale arcano!
Lucia chiama da lontano:
“Su, Lucia, più non pensare
sul somaro devi montare:
io ti porto via con me
in un’isola ”che c’è”!
Detto fatto, preso coraggio
se ne vanno via sul raggio
per venire trasportati
in un’isola … di beati!
Luce, sole e pomi d’oro:
ecco ciò che appare loro!
E un azzurro, calmo mare,
e mille fiori da odorare,
ed un monte assai strano:
fuma: è un gran vulcano!
La Lucia con un sorriso,
pensa: “Ecco, siamo in paradiso!”
Frutti poi ella assapora
mai veduti prima di allora,
paiono d’oro: sono mandarini,
sono arance e limoncini.
A brucare Turi si mette
le aromatiche erbette:
“Sono meglio della paglia!”
e felice esso raglia.
Ricordando gli affamati
che da soli ha lasciati,
Lucia colma un bel cestino
e rimonta sul ciuchino.
Ecco che, torna l’arcano
e li riporta su lontano.
Nella stalla come beati
stanno i bimbi addormentati.
Va Lucia lumi a cercare
per il buio rischiarare.
Fatto un serto di rametti
vi infila dei moccoletti.
La corona pone in testa
ed inizio dà alla festa.
Quando ardono i lumini
Lucia sveglia i piccolini
ed i pomi d’oro lesta,
rotolare fa dalla cesta.
Oh, mirabile meraviglia !
Di quei frutti ognuno piglia,
se ne colmano la boccuccia,
e li addentano con la buccia,
perché mai quei ragazzini
visto hanno mandarini,
né arance, né limoni
che per loro, sono solo … pomi!
Lì felici, lì festanti
se la ridono tutti quanti
anche il ciuco che, per sbaglio,
caccia fuori più di un raglio!
In taverna gli ubriaconi,
intontiti sui banconi,
allarmati dal rumore
sono presi da timore.
Essi pensano ad un tranello
ed afferrano un randello
poi in stalla difilato
vanno e … ristanno senza fiato!
Quando vedono gli agrumi
che risplendono coi lumi,
sul momento credono loro
che essi siano davvero d’oro!
E Lucia incoronata
pare loro una vera fata!
Del solstizio il primo raggio
già aleggia sul villaggio.
Poiché è notte di magia
essi pregano Lucia:
“O tu, che dea sei della luce
che dei pomi d’oro produce,
i tuoi sudditi noi siamo
e regina ti eleggiamo!”
Da allora in poi ogni anno
su nel nord una festa fanno.
Proprio il dì della Lucia,
il più corto che ci sia,
viene di lumi incoronata
e regina proclamata,
la fanciulla, la migliore
che “lucente” abbia il cuore.
E nell’isola “che c’è”?
La Sicilia essa è!
Nella bella Siracusa
fare festa pure si usa
a Lucia, una romana,
che si era fatta cristiana
e dai barbari accecata!
(perciò Santa dichiarata!)
Oggi, con occhi lucenti,
è la Santa dei portenti!
Va la notte, la più nera,
dal bambino che ben spera
che ella entri dalla porta
coi regali nella sporta.
Va la Santa col ciuchino
a recarli ad ogni bambino
che l’attende bravo e buono
e il mattino trova un dono!