Titolo: La lunga ombra. Cronache del Reich
Autore: Gioachino Ventura
Editore: Arkadia
Pagine: 230
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 16,00 €
Autore: Gioachino Ventura
Editore: Arkadia
Pagine: 230
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 16,00 €
Recensione a cura di Mario Turco
Finalmente. Finalmente, viene da scrivere dopo aver terminato la lettura de “La lunga ombra. Cronache del Reich”, di Gioachino Ventura pubblicato da Arkadia editore. Finalmente qualcuno che torna a dare un senso sociale all’improvvisa comparsa degli zombie collocandoli nel contesto della Seconda guerra mondiale senza scadere in quel trash iper-contemporaneo finto rozzo e finto ignorante, sospinto in realtà quasi sempre da leve revansciste di chi sta perdendo l’attuale guerra industriale contro la Germania. Un horror d’autore nel senso pieno del termine di chi percorre con consapevolezza ogni meccanismo di un genere rigorosissimo
come quello dei morti antropofagi senza peccare nella leziosità art di chi vuole solo utilizzarlo come veicolo per tematiche altre e alte. Finalmente. Finalmente, viene da scrivere dopo aver terminato la lettura de “La lunga ombra. Cronache del Reich”, di Gioachino Ventura pubblicato da Arkadia editore. Finalmente qualcuno che torna a dare un senso sociale all’improvvisa comparsa degli zombie collocandoli nel contesto della Seconda guerra mondiale senza scadere in quel trash iper-contemporaneo finto rozzo e finto ignorante, sospinto in realtà quasi sempre da leve revansciste di chi sta perdendo l’attuale guerra industriale contro la Germania. Un horror d’autore nel senso pieno del termine di chi percorre con consapevolezza ogni meccanismo di un genere rigorosissimo
Immagine dal film "Overlord" |
“La lunga ombra. Cronache del Reich” si diverte con gusto ad immaginare che alla vigilia della reale disfatta tedesca in terra dell’ex Urss l’intera Armata Russa venga infettata da un misterioso virus che fa dei suoi forti combattenti le creature assetate di sangue umano che ben conosciamo. Per quanto riguarda proprio la figura dello zombie Ventura si attiene volontariamente all’iconografia classica sfrondandola da eccessi o presunte originalità. I suoi infetti non corrono, non hanno intelligenza, temono l’acqua e non parlano. Più e più volte nel corso della narrazione lo scrittore pugliese ricorre a velati accostamenti alla massificazione comunista e in un’occasione, poco prima del finale, esce addirittura allo scoperto con coraggio immaginando che forse era questo il destino del capitalismo, indipendentemente dal parteggiamento per le posizioni nazional-socialiste o bolsceviche. L’esito filosofico di questa distopia non è però né gratuito né facile come in altre opere speculari, dove il pessimismo cosmico della situazione è spesso a priori e mai giustificato dalla messa in scena. Gioacchino Ventura invece riesce sempre con grande abilità a tracciare le coordinate ucroniche del suo romanzo e, facendo leva su una grande conoscenza storica (che sfocia nel nerdismo militare in qualche occasione ma è un peccato veniale che si può perdonare a prezzo di una precisione embedded), traccia l’apocalittico scenario della guerra perenne sognata dai gerarchi nazisti dove il virus zombie è la testa d’ariete più terribile per conquistare l’intera popolazione mondiale.
Immagine dal film "Overlord" |
Che Hitler potesse rimanere folgorato da questa figura di soldato che non chiede null’altro che di essere immolato contro il nemico e divorarlo senza pietà è uno dei tanti gustosi snodi narrativi non così lontani dal realizzarsi. Gioachino Ventura non si limita solo a scenari di politica apocalittica e imbastisce una narrazione corale con tanti personaggi, quasi tutti militari, alle prese con gli effetti di quest’invasione epidemiologica. Qui lo scrittore sciorina tutto il suo immaginario letterario-cinematografico prendendo a prestito personaggi che vanno dal colonnello Landa del Tarantino di “Bastardi senza gloria” al gruppo del sergente Steiner del Peckinpah di “La croce di ferro”.
Immagine dal film "Overlord" |
Con tali riferimenti è facile dedurre come “La lunga ombra. Cronache del Reich” si accosti anche alla narrativa pulp per dialoghi moderni pregni di parolacce e situazioni molto spesso al limite (agli scherzi fatti con gli zombie sembra di poter sentire le risate sguaiate dei protagonisti). Ma anche qui Ventura riesce sempre a non scadere nel cazzeggio più innocuo e riesce, pur nella brevità di una cornice che forse ingloba troppi personaggi, a delineare situazioni approfondite psicologicamente e motivazioni interessanti. Peccato solo per il finale tirato troppo alla svelta che in meno di dieci pagine delinea un evento che avrebbe sicuramente necessitato di una suspense e pianificazioni maggiori e che va ad inficiare inesorabilmente la qualità comunque alta di un romanzo d’esordio come appunto “La lunga ombra. Cronache del Reich”.
L'AUTORE
Gioachino Ventura, detto Gecchi, pugliese, laureato in Economia e Commercio, attualmente vive a Terlizzi in provincia di Bari. Grande appassionato di Storia, soprattutto di quella relativa alla Seconda guerra mondiale, ha innumerevoli storie, tutte attualmente riposte in un cassetto in attesa di eventi futuri. La lunga ombra. Cronache del Reich, nel solco della migliore letteratura distopica, è il suo romanzo d’esordio.
Per gli appassionati del genere, l'8 novembre esce al cinema Overlord, diretto da Julius Avery. Overlord è ambientato durante la Seconda guerra mondiale. Dopo essere atterrati dietro le linee nemiche, nei pressi di un villaggio occupato dai nazisti, due soldati americani capiscono che quella tedesca non è soltanto un'operazione militare d'invasione. I due paracadutisti, infatti, si ritroveranno a combattere non solo le armate del Terzo Reich, ma anche contro le forze soprannaturali, liberate da un esperimento nazista.