Recensione: Ieri, oggi e domani - Il cinema di genere in Italia, di Boris Sollazzo e Pedro Armocida

Titolo: Ieri, oggi e domani - Il cinema di genere in Italia
Autore: Boris Sollazzo, Pedro Armocida (a cura di)
Editore: Marsilio
Pagine: 350
Anno di pubblicazione: 2019
Prezzo copertina: 28,00 €

Recensione a cura di Mario Turco


La domanda è antica, così antica che sembra sia anteriore alla nascita stessa del Cinema tout court: si può ancora fare cinema di genere in Italia? Ma soprattutto, cos'è il genere? La vena aurifera del passato si è esaurita o le recente ultime pepite prodotte preannunciano la scoperta di un altro sedimento altrettanto foriero di successo? A queste ed altre domande cerca di rispondere "Ieri, oggi e domani - Il cinema di genere in Italia", edito da Marsilio editori in occasione della 55a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Curato dagli stessi curatori del Festival, i critici cinematografici Boris Sollazzo e Pedro Armocida, il libro è un'avveduta miscellanea di saggi, interviste, riflessioni da parte delle migliori penne del settore su questo macro-tema così fondamentale per la sopravvivenza stessa della Settima Arte.

Snodandosi per 348 pagine, mai banali e sempre goduriose da leggere, questa antologia di saggi riesce a tracciare al contempo sia una cronistoria dei generi sia una fotografia sulla rinascita di questo tipo di cinema che gli autori nell'introduzione (e molti loro colleghi nel prosieguo) fanno risalire per comodità d’esposizione al 2015, con l’uscita di “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti, peraltro rappresentato pure in copertina. Se facciamo riferimento a quest’ultimo punto è interessante notare come i critici di questa generazione siano in tal senso molto più puntuali su questa ondata di nuovi autori di quanto lo fossero stati quelli degli anni Settanta/Ottanta con registi e sceneggiatori adesso ritenuti numi tutelari. Si veda ad esempio il saggio di Francesca Cantore, Dottoranda in Musica e Spettacolo alla Sapienza di Roma, che riporta con corrosiva precisione i giudizi negativi di firme anche eccellenti dell’epoca sui Maestri del nostro Cinema. Da Tullio Kezich che pigramente tacciava di pauperismo e iperviolenza “Per un pugno di dollari” di Sergio Leone a Giovanni Grazzini che accusava “Il sorpasso” di Dino Risi di macchiettismo comico. Ma probabilmente il caso più eclatante di incomprensione tra autore e critica fu quello che vide incolpevole protagonista Elio Petri che s’angustiò per tutta la vita (fino ad arrivare all’idea del ritiro dai set) per le feroci recensioni che accompagnarono quasi tutta la sua filmografia. Insomma, il rapporto tra i film di genere e la critica non è mai stato semplice nonostante negli ultimi anni si sia corso il rischio di arrivare alla solita idealizzazione italiana che ha fatto di quelle due/tre decadi un Eden artigianale a cui tornare.

“Ieri, oggi e domani - Il cinema di genere in Italia” evita con consapevolezza questo rischio raccogliendo testi di saggisti, spesso web, molto addentro le scene, lontani quindi dalle bolle di vetro dei quotidianisti della carta stampata. La rappresentazione plastica di questa militanza critica più vicina finalmente alla realtà delle cose sono le interviste della seconda parte del libro con gli addetti ai lavori di questo ritorno di genere. Trovano infatti voce non solo le dichiarazioni dello Stefano Accorsi interprete di quel “Veloce come il vento”, di Matteo Rovere giustamente riportato come case study di questa rinascita ma anche di quelli di produttori attenti come Francesca Cima e Nicola Giuliano della Indigo Film che in un bel dialogo con lo stesso Sollazzo fanno da cartina di tornasole per le gioie e i dolori di questi ultimi anni d’uscite che tornano finalmente ad essere audaci senza paura di confrontarsi coi mercati esteri. Altri appunti di riflessione importanti vengono sulla vituperata distinzione cinema d'autore vs cinema di genere. Senza ricorrere necessariamente al pionieristico lavoro di Marco Giusti che finalmente anche in tv con il suo Stracult raccoglie i frutti di questa guerra vecchia secoli, le cui origini risalgono all'idealismo crociano letterario (anche se lo stesso “I promessi sposi” di Manzoni in fondo era già un romanzo di genere) alcuni saggi si concentrano invece sulle contaminazioni tra il supposto alto e il supposto basso. Enrico Magrelli, ad esempio, nel suo “Caro Matteo Garrone ti scrivo” analizza i modelli a cui il regista romano sceglie in alcuni suoi film di iscriversi per poi liberamente scardinarne coordinate ed aspettative. Così come il nuovo idolo della critica, Luca Guadagnino, con il suo “Suspiria” lancia apertamente la sfida al grande classico di Dario Argento senza superbie intellettuali.


“Ieri, oggi e domani - Il cinema di genere in Italia” è insomma una radiografia attenta del nostro cinema che vive ancora, nonostante i ciclici annunci di morte, e potrà sconfiggere l'obsolescenza dettata da Netflix se saprà adattarsi al mutato contesto multimediale. Abbracciando senza vergogna il genere, ovviamente.

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