Recensione: Un’altra vita per le donne & Tre lanterne, di Su Tong

Titolo: Un’altra vita per le donne e Tre lanterne
Autore: Su Tong
Editore: Atmosphere Libri
Pagine: 140
Anno di pubblicazione: 2019
Prezzo copertina: 14,00 €

Recensione a cura di Marika Bovenzi

Da molti anni ormai, sono un’appassionata di storie del folklore, specialmente quelle provenienti dall’estremo oriente che con semplicità decantano spaccati di vita locale in epoche antiche o moderne. A tal proposito, non poteva sfuggirmi Un’altra vita per le donne & Tre lanterne, una raccolta formata da due racconti scritti da Su Tong, uno dei più famosi scrittori contemporanei cinesi. Le sue storie, sono famose per la semplicità del linguaggio in cui sono scritte, per i personaggi in cerca di riscatto e per quelle vicende pseudo tristi che fanno da sfondo alle vite dei protagonisti. In Un’altra vita per le donne, le figure cardini sono cinque donne che vivono e lavorano in Via dei Cedri, agli inizi degli anni Novanta. Al piano terra di un edificio antico, vi è un negozio di salse e sott’aceti in cui lavorano tre donne: Gu Yaxian, Su Meixian e Hang Suyu, il cui lavoro viene coordinato dal casanova Sun Hanzhou, e che mal si sopportano e che intrattengono il pubblico con i loro litigi; mentre al piano superiore abitano le proprietarie della bottega, le sorelle Jian Shaozhen e Jian Shaofen, ormai molto adulte che quotidianamente litigano per rimpianti passati, scaramucce e crisi di mezz’età. Le due donne, da sempre convinte ad isolarsi dalla società, cominciano a cambiare quando Jian Shaofen sposa il professore Zhang, finendo per ritrovarsi ancora più infelice. L’altra storia, intitolata le Tre Lanterne, racconta del villaggio immaginario di Quezhuang, ove imperversa la guerra. Le vicende sono narrate dallo scemo del villaggio Bian Jin, un allevatore di anatre che per puro caso si imbatte in una bambina vivace di nome Scodellina che è alla ricerca di un po’ di olio da mettere nelle tre lanterne dell’imbarcazione della sua famiglia.


La particolarità di queste due storie, risiede nel fatto che l’autore senza troppi giri di parole ci riporta delle dinamiche sociali e familiari fin troppo comuni, e delle tematiche ancora oggi riscontrabili nella società: dall’isolamento dell’individuo, alla gelosia e ai rimpianti tra sorelle, all’emarginazione di un uomo analfabeta, alla purezza dei bambini difronte alle derisioni sociali. Per quanto riguarda i personaggi, altri non sono che comuni popolani, gente che quotidianamente si ritrova a far fronte a varie problematiche pur di sopravvivere in società diffidenti. E proprio a proposito dei background che fanno da sfondo a queste due storie, sono appena accennati, e fanno riferimento a degli ambienti poveri e scoloriti. In conclusione, la raccolta seppur piccina, racchiude due storie dolci-amare che fanno riflettere sulle società odierne e sulla solitudine che un individuo si ritrova ad affrontare. Consigliato!


L'AUTORE
Su Tong (Suzhou, Jiangsu, 1963) è uno scrittore cinese. Si è affermato negli anni Ottanta pubblicando alcuni romanzi brevi in cui confluiscono suggestioni della «letteratura delle radici» e della letteratura d’avanguardia. In essi si riscontra tanto una tensione verso la storia, tesa spesso - attraverso una memoria illusoria e simbolica - a ricreare un legame di appartenenza con un passato che si avverte reciso, quanto una fascinazione per gli aspetti più «scomodi» ed enigmatici della condizione umana, come il grottesco, l’abuso, la devianza sessuale. Fra le opere più rappresentative, oltre al celebrato Mogli e concubine (1990, adattato nel film Lanterne rosse dal regista Zhang Yimou), si ricordano i romanzi brevi La fuga del 1934 (1987, nt) e La casa dell’oppio (1988), i racconti di I due volti del mondo. Storie di Fengyangshu, i romanzi Riso (1991, nt) e Quando ero imperatore (2004).                          

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