Recensione: Addio - Piccola grammatica dei congedi amorosi, di Carola Barbero

Titolo: Addio - Piccola grammatica dei congedi amorosi
Autore: Carola Barbero
Editore: Marietti 1820
Pagine: 224
Anno di pubblicazione: 2020
Prezzo copertina: 16,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

Meglio dire: “Amore, addio” o “Addio, amore” quando ci si lascia? E magari rafforzare il tutto con un punto esclamativo che indica definitiva chiusura o terminare con la tenera ma spesso illusoria apertura dei puntini di sospensione? Ci può essere insomma un casellario di regole, una norma se non proprio giurisprudenziale quantomeno grammaticale per staccarsi con meno dolore possibile dalla persona amata? Carola Barbero prova con il suo libro “Addio – Piccola grammatica dei congedi amorosi” edito da Marietti 1820 a stilare un prontuario di buone maniere per farlo. Come recita la quarta di copertina, l'autrice si serve quindi di “quarantanove frammenti tratti dalla letteratura, dalla filosofia, dal cinema e dalla storia, percorrendo contro mano la strada già magistralmente esplorata da Roland Barthes nei Frammenti di un discorso amoroso”. Un libro che ha, come il preclaro antecedente richiamato, forma di un glossario alfabetico che attraverso le quarantanove parole chiave designate vuole provare a fare un punto su come e perché sia così difficile per una coppia di innamorati separarsi di comune accordo.


Barbero è docente di Filosofia del Linguaggio e di Filosofia della Letteratura all'Università di Torino: possiede quindi la necessaria transmedialità per piluccare con gusto tra i vari mass-media. Lo fa nel corso del libro con una garbata leggerezza che però spesso fa trasparire un eccessivo distacco dalla materia trattata. Se, tornando proprio al Barthes richiamato, il sessantenne scrittore francese riusciva a coniugare la monumentale erudizione a un sotterraneo ma evidente dolore autobiografico, la professoressa torinese sceglie invece la quasi totale astrazione. In tutti i lemmi che occorrono non c'è mai traccia di un ricordo personale, velato quando si rischia di adombrare una flebile scia, attraverso un Noi inclusivo che allontana più che avvicinare. Un libro dove a fare male al cuore del lettore interessato (tutti: la stragrande maggioranza di noi ha detto addio a qualcuno che ama, il resto lo farà) sono più i velocissimi frammenti porti al lettore che le ampie riflessioni dell'autrice in proposito. Basta il primo termine, Addio, per rendere l'idea. Il capitoletto iniziale si apre infatti con una splendida citazione di Emily Dickinson: “Dirsi addio è uno dei prezzi della Vita Mortale. È tetro – come la Morte, ma succede più spesso. Per sfuggire al primo, alcuni invocano la seconda”. Ecco, di fronte a una frase del genere Barbero si arrovella in una disamina letteraria-filosofica della parola che non tocca mai il vertice aforistico della scrittrice inglese. Lo stile dell'autrice vira spesso sulla quotidianità dell'esperienza, sull'irrazionalità di tante nostre scelte di fronte all'inevitabile fine della nostra storia cercando quasi di puntare ad un manuale zen di risveglio della coscienze, una sorta di auto-analisi psicologica che attraverso la puntuale riproposizione dei grandi dolori dei grandi artisti ci faccia capire la convenzionalità di quelle che tutti gli innamorati credono eccezionalità. 


A volerlo prendere come testo terapeutico quindi, “Addio – Piccola grammatica dei congedi amorosi”funziona solo a patto di lasciarsi andare alla narrazione dell'autrice, portata a rassicurare sull'inevitabilità dello strazio ma al contempo sulla sua caducità. E però, come diceva saggiamente il Gabriel Garcia Marquez de L'amore ai tempi del colera, riportato nella voce Poliamore: “Si può essere innamorati di diverse persone per volta,e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un bordello”. A che serve quindi insistere per l'intero testo sulla fallacia della rabbia e dell'errore, del rimorso e del rimpianto? Indicativo come proprio questi due termini siano racchiusi dalla Barbero sotto un'unica voce e sbrigati in quattro pagine quando tanti cuori spezzati si arrovellano anche oltre la morte su questi due sentimenti. Non giova alla fruibilità della lettura la scelta di proporre porzioni di testo di canzoni pop italiane, da Battisti a Tozzi, inevitabilmente perdenti dal punto di vista artistico con i loro ben più quotati colleghi mediali. Il discorso della Barbero nel corso delle sue 200 pagine di estensione vive quindi di solitarie ispirazioni e come tale andrebbe forse letto, esperito nella sua natura rapsodica piuttosto che come robusta disamina artistica dei congedi amorosi. In fondo, e per fortuna, l'addio amoroso è qualcosa che non si può normare con una piccola grammatica.

L'AUTRICE
Carola Barbero è docente di Filosofia del linguaggio e Filosofia della Letteratura all’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni recenti: Filosofia della letteratura (Carocci 2013), L’arte di nuotare (Il Nuovo Melangolo 2016), Attesa (Mursia 2016), Significato. Dalla filosofia analitica alle scienze cognitive (con Stefano Caputo, Carocci 2018) e La porta della fantasia (Il Mulino, 2019). Per Marietti 1820 ha scritto la nota di lettura a Francis Scott Fitzgerald Il grande Gatsby (2019).

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