Recensione: L'ultima moglie di J.D. Salinger, di Enrico Deaglio

Titolo: L'ultima moglie di J.D. Salinger
Autore: 
Enrico Deaglio
Editore: Marsilio
Pagine: 128
Anno di pubblicazione: 2020
Prezzo copertina: 12,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

Prosegue con grande successo la collana Passaparola ideata da Chiara Valerio per la Marsilio Editori con l'ultimo dei suoi prodotti: “L'ultima moglie di J.D. Salinger”, di Enrico Deaglio. L'idea di raccogliere gli interventi di alcuni scrittori italiani che raccontano del mondo e di sé partendo da un libro diventa ancora più interessante quando si rivolge ad una penna brillante come quella del giornalista e conduttore televisivo torinese. Autore della famosa biografia su Giorgio Perlasca “La banalità del bene” o del più recente “La bomba – Cinquant'anni di Piazza Fontana” Deaglio, un po' a sorpresa per chi conosce superficialmente la sua biografia, si concentra su uno scrittore “che gli fa compagnia da sessant'anni”: Jerome David Salinger. E per far conoscere al lettore medio alcuni aspetti un po' oscuri della biografia del misantropo letterario più famoso del secolo scorso inventa questo rapido ma divertente pastiche letterario con riferimenti al presente e agli Stati Uniti di Donald Trump.


Il protagonista del libro è infatti John Taliabue, professore di Letteratura Comparata alla New York University, la cui vita viene un giorno improvvisamente stravolta dallo scampanellio di John Simonetti, agente dell'Fbi specializzato in crimini letterari. Il Bureau è interessato ad Olga Simoneova che “a loro risultava trovarsi ai vertici di una struttura di disinformatia e kompromat in grado di tenere in pugno l'inquilino della Casa Bianca” perché ritenuta in possesso del fantomatico pee-tape in cui l'attuale Presidente avrebbe urinato sul letto della dimora più potente d'America. Dato che la presunta spia era anche stata la traduttrice in lingua russa de “Il giovane Holden” ecco che i sospetti si allargano anche al protagonista con cui negli anni precedenti aveva compiuto zelanti studi e lavori salingeriani. La storia immaginata da Deaglio ha il solo difetto di liquefarsi troppo presto a fronte di una decisa sterzata verso la più canonica biografia. È un peccato come l'intreccio col presente trovi divertente agganci con Salinger solo all'inizio e alla fine del libro. Per il resto “L'ultima moglie di J.D. Salinger” riporta alcuni gustosi aneddoti sulla vita dello scrittore eponimo, trascritti sempre con stile brillante. A partire dal titolo originale, quel “Catcher in the rye” da noi praticamente intraducibile per la mancanza dei riferimenti sia fisici che letterari a cui esso allude. Deaglio propone anche la sua versione esegetica mostrando come essa abbia agganci nel corso di uno dei libri più importanti del secolo scorso. Ma la storia de “Il giovane Holden” è purtroppo anche il resoconto di assassine mistificazioni, inevitabili per un'opera che ha venduto oltre sessanta milioni di copie. Il giornalista infatti non si esime dal raccontare, ritrovando in questo scorcio il suo piglio più diretto, il rapporto malato che ebbe col libro Mark David Chapman, l'assassino di John Lennon che dopo averlo ucciso tirò fuori di tasca la sua copia e si mise a leggerla in strada fino all'arrivo della polizia. La crudezza con cui il venticinquenne obeso venuto dalle Hawaii viene dileggiato da Deaglio è derivante da un lettore che scrive candidamente che “l'opera di J. D. Salinger sta alla pari con quelle cose lì: la guerra di Troia, le sirene, il Partenone”. 


“L'ultima moglie di J.D. Salinger” nel corso delle sue agili 120 pagine ha pure il tempo di raccontare con tenerezza la storia di Leah, la ragazza a cui il libro è dedicato e che tanta importanza ha romanticamente avuto per Deaglio nella vita di Salinger. Leah era la ragazza che affacciata al balcone di sotto con la sua semplice bellezza “teneva insieme l'universo” nel primo racconto pubblicato dall'autore statunitense “A girl I knew”, dalla fortissima impronta autobiografica. In questo capitolo Deaglio abbandona i precedenti toni giallistici e si lascia prendere dal più puro sentimentalismo inventando un'ipotesi molto suggestiva su come siano andate le cose . L'inquietudine esistenziale di Salinger, segnato per sempre dall'essere stato uno dei primi soldati statunitensi ad entrare nel lager di Dachau nel 1945, è riportata con rapidi ed incisivi tocchi nel capitolo successivo quando viene ricordata la frase detta dall'artista alla figlia: “È impossibile non sentire più l'odore dei corpi bruciati, non importa quanto a lungo tu viva”. È anche per questo che uno dei passi più famosi de “Il giovane Holden” trasmette quell'angst impossibile da dimenticare: “Io abito a New York, e stavo pensando al laghetto di Central Park, quello vicino a Central Park South. Chissà se arrivando a casa l'avrei trovato ghiacciato, e se sì, chissà dov'erano andate le anatre. Chissà dove andavano le anatre quando il lago gelava e si copriva di ghiaccio. Chissà se arrivava qualcuno in furgone che le caricava tutte quante per portarle in uno zoo o chissà dove. O se volavano via e basta”.

L'AUTORE
Enrico Deaglio (Torino 1947), ha lavorato per la carta stampata e per la televisione. Tra i suoi tanti libri ricordiamo: La banalità del bene. Storia di Giorgio Perlasca (Feltrinelli 1991), Patria 1978-2010 (ilSaggiatore 2010), Il vile agguato (Feltrinelli 2012), La felicità in America (Feltrinelli 2013), Storia vera e terribile tra Sicilia e America (Sellerio 2015), Patria 1967-1977 (Feltrinelli 2013) e La bomba. Cinquant'anni di Piazza Fontana (Feltrinelli 2019). Dal 2012 risiede a San Francisco.

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