Recensione: Una ragazza ad Auschwitz, di Heather Morris

Titolo: Una ragazza ad Auschwitz
Autore: Heather Morris
Editore: Garzanti

Pagine: 348
Anno di pubblicazione: 2020

Prezzo copertina: 17,90 €


Recensione a cura di Daniela

Cecilia Klein, conosciuta come Cilka, viene condannata ai lavori forzati in Siberia, nel gulag di Vorkuta all'interno del Circolo Polare Artico, perché accusata dall'esercito russo, di aver collaborato con il nemico. Sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti a soli 16 anni, vede morire la madre e la sorella per mano dei tedeschi. All'interno di Auschwitz-Birkenau, Cilka è costretta a subire stupri ripetuti, scendendo a compromessi con i suoi aguzzini pur di restare in vita, spettatrice attiva e passiva dei crimini perpetrati all'interno del lager, dimostra una forza d'animo fuori dal comune. Quando viene condannata a 15 anni di lavori forzati, Cilka conosce già le regole da seguire per sopravvivere alla nuova prigionia, inizialmente lavora con le sue compagne di baracca, nelle miniere di carbone, ma ben presto, l'amore verso il prossimo e le sue doti innate, le permettono di ricoprire il ruolo di infermiera. Nonostante i modesti privilegi che il lavoro da infermiera le offre, le insidie e gli orrori non cesseranno di tormentarla, infatti, proprio come accadeva in "quell'altro posto", come è solita riferirsi al campo di sterminio, stringere amicizie è per lo più una dannazione, in quanto si vede portare via, una dopo l'altra, le amicizie più care, nell'impotenza più assoluta. La sua determinazione e bontà d'animo, spesso verranno meno, per cedere il passo alla disperazione più assoluta e la voglia di farla finita, ma la vita per Cilka, ha altri piani e proprio quando tutto sembra ormai, irrimediabilmente perduto, le regala l'ultima cosa a cui avrebbe mai osato sperare...


Una lettura intensa, carica di emozioni contrastanti, da leggere tutta d'un fiato, dove l'orrore e l'amicizia corrono sullo stesso binario, perennemente uno accanto all'altra. Dopo il successo ottenuto con il suo primo romanzo Il Tatuatore di Auschwitz, Heather Morris affronta nuovamente il tema dell'olocausto, utilizzando uno stile semplice, ma molto realistico, la presenza di dialoghi, descrizioni e soprattutto riflessioni, sono la chiave di lettura dell'inferno interiore vissuto dalla protagonista, che viaggia di pari passo all'inferno in terra, cui si costringe a subire, aggrappata all'unica cosa che le resta, la speranza. La scrittrice offre una visione accurata dei caratteri che contraddistinguono i vari personaggi del suo romanzo, toccando numerosi temi, quali l'amicizia, l'amore per la famiglia, il bisogno di redenzione mascherato da arroganza e la voglia di restare, malgrado tutto, umani. I legami che si creano all'interno dei campi di lavoro, subiscono l'influenza negativa degli eventi traumatici vissuti dai protagonisti e proprio per questo di natura mutevole. Tuttavia, la vita ci insegna che l'amore trova sempre il modo di venire alla luce, seguendo regole a noi sconosciute, ma talmente elevate, da riempire anche i cuori più avvizziti. È proprio sottostando a queste regole che Cilka, non potrà sottrarsi lungamente a ciò che le suggerisce il cuore: l'amore per Aleksandr è tutto ciò contro cui aveva combattuto negli anni di prigionia, eppure è bastato uno sguardo fugace, per accedere in lei una passione incontrollabile, resa invisibile solo dalla volontà di respingere questo sentimento.


I Gulag sovietici, nati nel 1930 come campi di lavoro correttivi per i criminali, erano noti anche come mezzo di repressione degli oppositori politici dei sovietici. La storia narrata si svolge tra il 1945 e il 1953, subito dopo la fine della guerra infatti, l'apertura ai campi di lavoro si estese anche ai prigionieri di guerra e ai traditori accusati, spesso ingiustamente, di cooperazione col nemico. Era consuetudine, per i sopravvissuti ai Lager nazisti, essere trasportati direttamente in quelli sovietici, proprio come nel caso di Cilka Klein. Le condizioni di vita all'interno del Gulag erano impietose, esposti ad un clima fortemente rigido, i detenuti non erano protetti sufficientemente dal freddo, le razioni di cibo non soddisfacevano il fabbisogno giornaliero e le cure mediche, pressoché inesistenti. Non di rado, i detenuti si procuravano intenzionalmente delle lesioni, pur di sottrarsi al duro lavoro che spettava loro. La narrazione storica è fedele alle varie testimonianze raccolte dall'autrice, ricca di numerosi richiami al periodo nazista, raccontati mediante i dolorosi ricordi della protagonista. Tutti argomenti brutalmente veri che unitamente alla fantasia della scrittrice e la maestria con cui riesce ad esporli, fanno di questo romanzo narrativo, un importante monito alle generazioni future, perché i crimini commessi non vengano ripetuti.

L'AUTRICE
Heather Morris, nata in Nuova Zelanda, vive e lavora a Melbourne in Australia. Autrice di sceneggiature, ha deciso di volgersi alla narrativa per raccontare la commovente storia di Lale Sokolov nel suo romanzo d’esordio, Il tatuatore di Auschwitz, un successo mondiale per mesi in vetta alle classifiche e tradotto in oltre cinquanta paesi. Il suo secondo libro, Una ragazza ad Auschwitz, racconta la storia della giovane Cilka dal lager al gulag.

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