Recensione: Adelaide, di Antonella Ferrari

Titolo:
Adelaide
Autore: Antonella Ferrari
Editore: Castelvecchi
Pagine: 112
Anno di pubblicazione: 2020
Prezzo copertina: 13,50 €

Recensione a cura di Daniela

Una dimora secentesca, animata da feste e svaghi, quale ostentazione degli agi di cui gode la famiglia che ne possiede il titolo di proprietaria nell'Abruzzo ottocentesco. La famiglia Mayo e più precisamente i suoi componenti, vantano una grande cultura e dispongono di una ricchezza smodata, ma i titoli nobiliari di cui godono, celano la volontà di servirsene per scopi più nobili, fondati sull'altruismo e l'umanità, aderendo ad una società segreta rivoluzionaria italiana, nata nel Regno di Napoli, al fine di realizzare gli ideali di libertà e di indipendenza nazionale. La nobile famiglia Mayo, trova un punto di riferimento nella figura della primogenita di sei figli, nati da Filoteo Mayo. Nata nel 1808, donna forte e dalle idee moderne, Adelaide Mayo, tiene le fila degli affari interni riguardanti la famiglia e suoi collaboratori. I suoi titoli le consentono di svolgere le sue mansioni e mostrare le sue molteplici stravaganze senza difficoltà alcuna, né pregiudizi di sorta. Adelaide vive la sua vita appieno, inseguendo i suoi ideali con passione e vivendo l'amore nella libertà più assoluta, senza mai lasciarsi illudere dai vincoli amorosi, né dalle difficoltà, del resto, come ella stessa afferma: "Ero solo io a decidere. Nessun altro, neanche il mio cuore. La mia testa sì."

La storia della famiglia Mayo ci perviene per mezzo della stessa Adelaide che, circa duecento anni dopo la sua scomparsa, intreccia una relazione epistolare con Giorgia, guida turistica nello storico caseggiato, ormai adibito a museo. Un'amicizia eterea, mossa da curiosità e altruismo, che si consuma tra le pagine di una moleskine, la quale, per mezzo di un lessico forbito e ricercato, aggiunge tasselli importanti alla ricostruzione del passato di una famiglia nobiliare, quella dei Mayo appunto, raccontando i tratti salienti dell'operato dei membri della Carboneria e coinvolgendoci nelle vicende amorose che ruotano attorno ai protagonisti della storia. Ogni personaggio diventa una sorta di protagonista inconsapevole: per quanto mi riguarda, è pressoché impossibile restare indifferenti e non lasciarsi coinvolgere dalla vitalità di Augusta, percepirne il profumo dolciastro, frutto dei dolci manicaretti da lei preparati; immaginare la bellezza selvaggia di Cesare o quella celestiale di Manfredi; idolatrare il coraggio e la devozione implacabili di suor Paola; prostrarsi dinnanzi alla lealtà di Isabella che, seppur ferita nel profondo, trova nella sofferenza un incitamento a reinventarsi. Ognuno con un proprio vissuto, inconfutabile artefice degli ideali insiti, tutti tasselli di un unico puzzle che messi insieme vanno a plasmare questo romanzo che vuol essere una testimonianza della Carboneria teatina, citando finanche il passaggio del re Vittorio Emanuele II nella città di Chieti nell'ottobre del 1860, il tutto arricchito da storie e personaggi fittizi.


La libertà è il tema dominante della storia narrata, prestandosi a toccare le più svariate forme e intrecciando gli ideali di libertà, primo tra tutti quello di amare in maniera assoluta e totalizzante, sciogliendo i vincoli dettati dalle scelte fatte e dall'ignoranza, liberandosi di concetti e pregiudizi. Il tema dell'omosessualità è parte integrante della storia, dando vita al classico scontro tra giusto e sbagliato, una perpetua lotta tra bene e male, dove a vincere però, è sempre l'amore, in ogni sua forma.

L'AUTRICE
Antonella Ferrari è nata a Chieti, laureata in Giurisprudenza è stata Professore a Contratto presso L’Università G. D’Annunzio di Chieti. Ha già pubblicato il romanzo autobiografico “Nessun Dolore” e nel 2018 “Un Amore di Città”.

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