Recensione: La casa del male, di Annalisa Strada e Gianluigi Spini

Titolo:
La casa del male
Autore: Annalisa Strada, Gianluigi Spini
Editore: DeA
Pagine: 192
Anno di pubblicazione: 2021
Prezzo copertina: 13,90 €

Recensione a cura di Daniela

Nel 1944 Milano è ancora sotto l'occupazione nazista. Arturo vive in un modesto condominio con la madre e la sorella maggiore, sotto la continua minaccia dei bombardamenti, da cui tentano di ripararsi in uno scantinato comune insieme agli amici d'infanzia Luciano e Vittorio e le rispettive famiglie, ormai tristemente decimate dalla guerra e le deportazioni. Nonostante il costante clima di terrore e le richieste degli amici di schierarsi per la Resistenza o tra i fedelissimi del regime, Arturo non può fare a meno di pensare a Liliana, una ragazzina che abita nel suo stesso condominio, la cui famiglia non è più in buoni rapporti con la sua a causa di dissapori riconducibili alla politica che ha causato la morte del padre della ragazza. Per niente interessato alla politica, Arturo ha sempre preferito restare neutrale, ma in cuor suo sente che quello che sta accadendo nella sua città è di una atrocità disumana, ancor più dopo aver assistito alla strage nazifascista di Piazzale Loreto, dove il 10 agosto del 1944 quindici partigiani furono fucilati dalla Legione Muti e lasciati nella piazza fino a sera come monito alla città, dietro preciso ordine del comando tedesco.


Tutti i milanesi sono a conoscenza delle attività che vengono svolte dai torturatori fascisti della Banda Koch nell'elegante Villa Fossati in via Paolo Uccello, dove oltre ai fastosi ricevimenti che si tengono nelle raffinate sale ai piani superiori dell'abitazione, negli scantinati vengono imprigionati i sospetti sovversivi per essere brutalmente torturati al fine di estorcere nomi ed informazioni relative all'efficiente Resistenza italiana. Anche Arturo ne ha sentito parlare, ma non sa che una lettera indirizzata a lui, scritta dal caro amico Luciano, ormai unitosi al gruppo di partigiani, gli procurerà un biglietto di sola andata nella tristemente nota Villa Triste, per essere a sua volta torturato e ridotto in fin di vita.


Una storia struggente quella che viene portata alla luce dagli autori che hanno voluto dare voce alle strazianti urla dei prigionieri di guerra, estirpate loro con una ferocia disumana da persone senza alcuno scrupolo per ottenere informazioni sui nemici del regime. La narrazione, suddivisa in capitoli, avviene in terza persona. Gli autori utilizzano un lessico diretto e lineare, intervallato da vari dialoghi atti a far risaltare la veridicità delle emozioni provate dai vari protagonisti. La chiave di questo romanzo è, a mio avviso, la capacità di animare le parole in modo che ogni dialogo trasudi sentimenti: rabbia, frustrazione, disperazione, amicizia e amore verso il prossimo, ma soprattutto la consapevolezza di collaborare per la salvezza della dignità umana a qualunque costo.

Annalisa Strada scrive libri per bambini e ragazzi. Insegna lettere in una scuola secondaria di primo grado e da prima di scoprire quanto le piacesse insegnare ha scoperto quanto strepitosamente le piacesse inventare storie. Ha pubblicato oltre ottanta titoli, molti dei quali tradotti all’estero, e ha vinto alcuni premi: il Gigante delle Langhe (2010), il Premio Arpino (2011, 2012), il Premio Selezione Bancarellino (2017) e il Premio Cento (2017).

Gianluigi Spini è uno scrittore e autore per il cinema e il teatro. Con Annalisa Strada ha scritto molti romanzi per ragazzi di genere storico, come Il rogo di Stazzema, La resistenza dei fratelli Cervi e I ragazzi di Villa Emma.

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