Recensione: Stephen King: ricetta per un disastro, di Luca Fassina

Titolo:
Stephen King: ricetta per un disastro
Autore: Luca Fassina
Editore: Oligo
Pagine: 100
Anno di pubblicazione: 2022
Prezzo copertina: 12,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

In “On writing. Autobiografia di un mestiere”, Stephen King rivendicava ancora una volta con fierezza il suo metodo impiegatizio di scrittura che consta nel fatto di darsi un cronoprogramma quasi scientifico su quante cartelle scrivere al giorno. Da quando parte la stesura ogni mattina, sette giorni su sette, si chiude nel suo studio fino a quando non ha completato le cartelle prefissate. Nessuna mancanza di ispirazione, nessun blocco creativo o pagina bianca spaventa il Re del terrore: la sua enorme produzione autoriale è la vera macchina infernale della letteratura statunitense degli ultimi cinquant’anni. Ecco che di fronte ad una mole così smisurata di materiale, amplificata se vogliamo dalle trasposizioni teatrali, televisive e cinematografiche delle sue opere, chi volesse provare a redigere qualche lettura critica ha due scelte: o dedicarsi anima e corpo con analogo piglio burocratico alla disanima di questo universo verbale o illuminarne soltanto qualche anfratto attraverso una stimolante chiave. In questo secondo senso “Cucina. Stephen King: ricetta per un disastro”, di Luca Fassina pubblicato da Oligo editore trova appunto nel cibo un fattore strategico attraverso cui svelare ciò che rende King “il cantastorie di quell’America fatta di persone comuni”. E sono proprio le abitudini alimentari a connotare in maniera particolari i personaggi delle sue ottanta opere, uomini e donne comuni (se non addirittura banali) a cui l’irruzione del soprannaturale sconvolge l’intera esistenza. 


Particolarmente incisiva su questa tipologia la citazione posta da Luca Fassina già nel primo capitolo, vergata con la solita asciutta ruvidezza da King in Danse Macabre ma che in questo caso è davvero significativa: “Parlo di uomini o donne grassi; uomini d’affari da centottanta chili, per esempio, che d’abitudine prenotano due sedili in turistica quando volano, alzano il bracciolo nel mezzo; donne che si cucinano quattro hamburger per pranzo, li mangiano infilandoli in otto fette di pane bianco, accompagnate da un’insalata di patate – condita con molta crema – e concludono con un chilo e mezzo di gelato spalmato su una generosa fetta di torta […] I grassoni sono dei mostri?”. Suddiviso in piccoli capitoli tematici, “Cucina. Stephen King: ricetta per un disastro” nella sua breve estensione – 95 pagine in formato tascabile – è arricchito da vere ricette della tradizione americana, come a voler portare il lettore nelle cucine così spesso descritte da King. Nel capitolo “Cucina come luogo”, Fassina ricorda infatti che “la cucina rappresenta da sempre una stanza molto importante per King: è in cucina che riceve la telefonata che gli cambia la sua vita, quando gli comunicano che la Signet Books ha acquistato i diritti paperback del suo primo romanzo, Carrie”. Non sono solo gli interni domestici ad essere esplorati dalla fluida scrittura del Re del terrore ma anche gli esterni delle case uni-familiari delle casette provinciali degli U.S.A. come gli iconici barbecue, spesso sede di crudeli gozzovigli: “Costruito di solito in muratura [il barbecue], come ne Le notti di Salem, a volte è talmente grande da poterci arrostire un maiale intero o un dinosauro senza farlo a pezzi”. 


Tappa obbligata di questa analisi del cibo nelle opere kinghiane non può che essere il rapporto con la sua parte “liquida”, e naturalmente Cassina non si esime dal compito: “L’alcool è un argomento delicato, visto che lo stesso King ha combattuto contro l’alcolismo per gran parte della sua vita. Sappiamo che non ricorda di aver scritto un intero libro (Cujo) a causa delle sue dipendenze e che rimpiange diversi passaggi di alcune sue opere (It)”. Si spiega così la grande preparazione di King sulla materia e la relativa professionalità nella preparazione dei cocktail, della varietà dei whiskey (scritto con la e, ci ricorda Fassina, altrimenti può essere originario di qualsiasi altro Paese) e del modo di servirli. Come tutte le persone, anche lo scrittore statunitense ha dei cibi meno frequentati e Fassina ci rende partecipi anche di questi gusti. L’autore del monumentale “Shining”, ad esempio, se spesso si lascia andare a descrizioni di carne sfrigolanti e dolci calorici, invece “di riso, King parla poco. Per trovarne traccia dobbiamo vedere dei matrimoni”. Meglio di quello che capita alla carne, perché come scrive Fassina per ingolosire il famelico lettore horror, il romanziere americano “la modella, la plasma, la presenta piena di vermi o fa venire l’acquolina in bocca descrivendone il profumo del grasso, prima di svelare che il corpo sulla graticola è quello di un essere umano”.

L'AUTORE
Luca Fassina lavora con la parola scritta da oltre trent’anni: giornalista, scrittore, traduttore e storyteller di Milano, è stato corrispondente musicale da Londra e manager dell’entertainment a Parigi. Oggi scrive per Classic Rock e Sergio Bonelli Editore; ha collaborato, tra gli altri, con RollingStone.it. L’approfondita conoscenza dell’opera di Stephen King – scoperto in adolescenza e seguito con la curiosità del collezionista – e la passione per il cibo che ama cucinare, mangiare e raccontare sono stati gli ingredienti per questo… as-saggio. Una passeggiata culinaria nei mondi del Re. Cucina è il suo diciottesimo libro.

LIBRI & CULTURA CONSIGLIA...