Recensione: #altrepagine. Le letture di chi scrive, di Davide Barilli

Titolo:
 #altrepagine. Le letture di chi scrive
Autore: Davide Barilli
Editore: Oligo
Pagine: 356
Anno di pubblicazione: 2022
Prezzo copertina: 19,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

Anche se può sembrare una scelta pigra appoggiarsi alla quarta di copertina di un libro per l'intro della sua recensione, mai come in questo caso questa prospettiva è parsa quasi obbligata. La curiosità del lettore è uguale a quella del critico, così come quella dell'estensore di questo tomo è apparentabile, ne siamo certi, anche a quella dei soggetti intervistati. Le domande poste ad esergo della lettura di "#altrepagine- Le letture di chi scrive", di Davide Barilli pubblicato da Oligo Editore sono infatti di impagabile curiosità intellettuale: "Cosa amano leggere coloro che trascorrono la loro vita scrivendo? Di quali storie si sono nutriti da bambini, con quali libri hanno costruito la loro identità di autore? E se avessero potuto, quali sono i romanzi famosi che avrebbero voluto scrivere? E quelli che non sono riusciti a finire? E quali classici non hanno letto?". 


Le risposte dei poeti, scrittori, critici, saggisti e giornalisti raccolte da Barilli per oltre un anno, dal 9 Maggio 2020 al 31 Luglio 2021 sull'inserto culturale della "Gazzetta di Parma", messe molto brillantemente in fila hanno il merito di assurgere ad una specie di indagine, informale quanto si vuole ma abbastanza indicativa, sull'attuale stato della classe culturale non solo emiliana, dato il contesto in cui erano state raccolte queste dichiarazioni, ma anche italiana. E per una volta finalmente il pessimismo esistenziale sulla decadenza dei nostri costumi sembra meno inarrestabile di quello che appare dai cantori della distruzione di questi tempi iper-tecnologici. Fuori dalla bolla dei social media, in cui gli stessi numi della nostra letteratura a volte si gettano con troppa alacrità, fa allora piacere tornare a confrontarsi a distanza con questo compatto breviario di ossessioni, amenità ed idiosincrasie bibliofile che, ci sentiamo di azzardare, continuano ad esistere e resistere orgogliosamente pur sovrastate dal cicaleccio mediatico. Lo schema di "altrepagine. Le letture di chi scrive", mutuato dall'analoga rubrica del Guardian "Books that made me", sottopone ai suoi 60 intervistati sempre la stessa decina di interrogazioni (con rarissime modifiche) che vanno dalla lettura del momento alla scelta tra ripresa dei classici o aggiornamento sulle novità editoriali del mercato, dal rapporto con la lettura digitale (un po' anacronisticamente redatta in modo tale da far prediligere la stampa; ci torneremo) alla sopravvivenza delle proprie opere. 


Il fatto che ad ogni scrittore venga riservato più o meno lo stesso numero di pagine per le proprie dichiarazioni consente a Barilli di nascondersi con accortezza dietro la (finta) neutralità del suo questionario per dare spazio alla specificità dei suoi interlocutori. Così pur mancando di un vero dialogo, questo botta e risposta a distanza consente al lettore in maniera succinta ma netta di conoscere lo stato editoriale del momento. Ma questa collezione di interviste ha il merito soprattutto di essere un formidabile catalogo di suggerimenti, recuperi, obiezioni e critiche di scelte di lettura in grado di avvincere il lettore medio e rapire senza tregua quello d'alto livello. Se Carlo Lucarelli, ad esempio, esplicitando ancora una volta le sue passate influenze consiglia di dare un'altra occasione a "Il cinquecentodelitti", di Giorgio Scerbanenco per "la varietà dei racconti e la capacità di concentrare in poche righe la forza di un romanzo", dal canto suo Simona Vinci sottolinea l'importanza de "Un gran mare di gente", di Giovanni Arpino, "un ingiustamente dimenticato della letteratura italiana". Anche se "#altrepagine" cerca di non restare confinato alla carta stampata allargandosi a quelle che nel libro vengono definiti Altre voci provenienti dal fumetto, dal giornalismo e dalla saggistica - un po' di delusione sulle dichiarazioni di Leo Ortolani, fin troppo umili e senza nerbo - si avverte in alcuni momenti lo sbandamento verso l'accademismo bibliofilo ed una certa retromania cartacea che non rende giustizia alla professionalità di specialisti che nel loro lavoro devono usare per consegne e consultazioni laptop e archivi digitali. Si arriva così al paradosso di Antonella Cilento che, in barba a qualunque senso climatologico che vorrebbe ridotti gli usi della carta lavorata dagli alberi, "le quasi trecento pagine di esercizi settimanali dei miei corsisti le stampo per leggerle"!

Davide Barilli, classe 1959, fino al 2021 giornalista culturale della “Gazzetta di Parma”, proviene da una stirpe di artisti parmigiani. Tra i suoi libri ricordiamo: Musica per lo zar, La casa sul torrente (entrambi per Guanda), Le cere di Baracoa (Mursia), Cuba. Altravana (Perrone) – questi ultimi due finalisti al Premio Fabriano –, La nascita del Che (Aragno; secondo al Premio Chiara).

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