La prima recensione dell'anno: Poco a me stesso, di Alessandro Zaccuri

Titolo:
Poco a me stesso
Autore: Alessandro Zaccuri
Editore: Marsilio
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2022
Prezzo copertina: 16,00 €

Recensione a cura di Daniela

Seconda metà dell'Ottocento, casa Beccaria apre le porte ad un ospite illustre, ll barone Jean-Louis Aurélien di Cerclefleury, che dopo aver viaggiato a lungo approda a Milano e viene ospitato dalla cara amica Giulia Beccaria. Aprendo il suo salotto ad un interessante via vai di personalità altolocate, curiose di vedere con i propri occhi le prodezze di cui è capace il fidato seguace di Franz Anton Mesmer, inventore della teoria del mesmerismo, secondo il quale sarebbe in grado di curare i più svariati malesseri. Quale miglior biglietto da visita poteva introdurlo, se non la sua stessa persona, che alla veneranda età di quasi settant'anni mostra l'aspetto di un giovane uomo affascinante, astuto e carico di mistero?

Tra sedute di mesmerismo e conversazioni intellettuali, il barone Cerclefleury diventa l'anima della casa, attirando su di sé ogni genere di attenzioni, tra cui anche labili sospetti. Più di ogni altro, il barone Cerclefleury teme il giudizio di Evaristo Tirinnanzi, il fidatissimo contabile al servizio della contessa Beccaria. Il Tirinnanzi si occupa della contabilità della casa, gode della piena fiducia da parte della padrona di casa ed ha un carattere schivo ed introverso, lasciando a tratti trasparire il suo animo fragile e controverso che, per una serie di circostanze, lo porteranno a confidarsi proprio con il barone di Cerclefleury. Le vicende che seguiranno saranno l'evoluzione di un rapporto di amicizia che, in un certo senso, supera tutte le barriere che i personaggi hanno costruito attorno alla propria esistenza, indossando una maschera atta a celare terribili segreti, divenuti ormai dei fardelli troppo pesanti da poter tacere.

Il linguaggio utilizzato è riccamente ricercato, non sfugge il richiamo alle opere manzoniane, il cui eco fa capolino tra le righe sconnesse di un Tirinnanzi perduto e combattuto tra due personalità, dove la ricerca spasmodica di uno stralcio di passato lo ha spinto a trovare conforto tra le braccia della Dea Fortuna. Il libro è la visione ingegnosa di un ipotetico passato parallelo, dove l'autore racconta cosa sarebbe potuto accadere se Giulia Beccaria, (madre di Alessandro Manzoni), avesse rifiutato di sposarsi per poi consegnare il frutto di una relazione clandestina alla ruota di un orfanotrofio. L'ambientazione raffinata del quartiere di Brera, si contrappone a quella del quartiere popolare del Bottonuto, accentuando la vivacità della trama e la maestria dell'autore nel rendere partecipe il lettore di ogni singola emozione che si mostra con prepotenza tra le pagine, nonostante il racconto segue un unico punto di vista: quello del barone di Cerclefleury, attraverso cui viene narrata l’intera storia. Un romanzo storico avvincente, non tanto per la storia in sé che viene, man mano, anticipata al lettore, ma nella costruzione della trama attorno alle forti personalità dei personaggi. Essi lottano con le proprie debolezze, le quali hanno celato in pubblico con costanza e scaltrezza e, nonostante il lettore sia consapevole dell'evoluzione delle rivelazioni, non smette di sorprendersi del modo in cui le vicende raccontate si ingarbugliano ulteriormente per poi sbrogliarsi nei più nobili dei sentimenti, l'amicizia e l'onore.

Alessandro Zaccuri è nato a La Spezia nel 1963, vive a Milano ed è direttore della comunicazione per l’Università Cattolica. Narratore e saggista, collabora al quotidiano Avvenire. Tra i suoi romanzi più recenti ricordiamo Lo spregio (Marsilio 2016, premio Comisso e premio Mondello Giovani), Nel nome (NNE 2019, premio Palmi) e La quercia di Bruegel (Aboca 2021). Poco a me stesso prosegue l’opera di reinvenzione dell’Ottocento italiano avviata nel 2007 con Il signor figlio (premio Selezione Campiello), dedicato alla figura di Giacomo Leopardi e di prossima ripubblicazione presso Marsilio.

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