Recensione: La letteratura coloniale e postcoloniale in Italia. Dal romanzo di propaganda coloniale alle contronarrazioni postcoloniali, di Alceo Crivelli

Titolo: La letteratura coloniale e postcoloniale in Italia Dal romanzo di propaganda coloniale alle contronarrazioni postcoloniali
Autore: Alceo Crivelli
Editore: Meltemi
Pagine: 242
Anno di pubblicazione: 2022
Prezzo copertina: 22,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

"Il colonialismo in Italia rappresenta il trait d’union che tiene assieme le tre epoche, liberale, fascista e repubblicana, è un fenomeno addirittura più longevo dell’Italia sabauda, del fascismo o della repubblica stessa. E per tutta l’esperienza coloniale, si trova una continuità di intenti, di brutalità, di mentalità, in cui il fascismo, su cui si scaricano spesso le maggiori responsabilità, non fu in realtà che un tassello". Il sunto della rimozione culturale che il nostro Paese ha compiuto verso il suo passato coloniale si trova, brutale come i nostri ufficiali del periodo, tutto in questo veloce excursus fatto un paio di anni fa dallo storico della mentalità Francesco Filippi. 


Ancora oggi sono tantissime le statue ed i monumenti dedicati a soldati, politici, avventurieri e giornalisti che misero in atto forme esplicite di razzismo verso popolazioni credute inferiori e che necessitavano di essere asservite al lume della ragione occidentale. Ma se la politica e le istituzioni sono impegnate in questa sotterranea volontà mistificatoria, la letteratura è da anni coinvolta, insieme alle altre scienze sociali, in un difficile ma severo processo delle sue pratiche colonialiste. In una bibliografia che ormai ha raggiunto un'autorevolezza notevole, si segnala il bel saggio "La letteratura coloniale e postcoloniale in Italia. Dal romanzo di propaganda coloniale alle contronarrazioni postcoloniali", di Alceo Crivelli edito da Meltemi. Ampliamento di una tesi di laurea, come puntualmente rintracciato nella prefazione di Fabio Pusterla - finalmente un'introduzione scritta ai fini del libro in cui si è ospitati e non per sfoggiare le abilità intellettuali dell'ospite! - "il saggio del giovane ricercatore Alceo Crivelli ha parecchi meriti. Il primo da segnalare riguarda la scorrevolezza della scrittura, che sa affascinare senza per questo perdere nulla in precisione e rigorosità". L'approccio dell'autore del Canton Ticino è difatti particolarmente azzeccato per un lettore che non fosse particolarmente edotto sulla nascita, lo sviluppo, il superamento ed il ripensamento della letteratura coloniale. Il lavoro di Crivelli comincia con una lunga digressione che inquadra sia temporalmente che teoricamente questo genere che, sebbene a differenza di altri Stati europei maggiormente intruppati con le colonie, non ha da noi prodotto né capolavori (tranne uno, di cui scriveremo a breve) né è stato importante per gli sviluppi della nostra millenaria tradizione, ma la cui disamina può essere la base di ripartenza per provare a ribaltare quel processo di rimozione della politica imperialista d'Italia che si diceva ad inizio recensione. Il capitolo primo già dalla sua denominazione introduce i termini dell'analisi: la "breve introduzione agli studi coloniali" riesce in maniera efficace a dare contezza della terminologia, del dibattito accademico intorno l'oggetto di queste pubblicazioni e del cambiamento del punto di vista che da un monolitico eurocentrismo s'è aperto finalmente al contributo di quelle nazionalità che, giova ricordarlo, rappresentano almeno i cinque sesti della popolazione mondiale ed in alcuni casi hanno storie più complesse ed antiche della nostra. La violenza epistemica che i colonizzatori per secoli hanno imposto perfino alle narrazioni dei colonizzati ha fatto sì che il pubblico occidentale recepisse quelli che erano sempre e soltanto stereotipi come dati di fatto raccontati da esploratori curiosi. Così anche capisaldi filosofici come il mito del buon selvaggio di rousseauiana memoria e le stranezze misteriose dell'Oriente (quale Oriente?, accenna Crivelli. Perfino i Balcani, aggiungiamo noi, nel cuore dell'Europa vengono ancora adesso avvertiti come lontano Est) dai più attenti studiosi vengono finalmente incasellati sotto la denominazione di esotismo. La suggestione che rende così magico il perdersi nelle fumisterie di India, Africa e Cina raggiunge il suo acme col Romanticismo la cui morbosa fantasia farà sì che "per tutto l'Ottocento prevalgono, sulle descrizioni scientifiche, le immagini impressionistiche e fantastiche, tutte tese ad amplificare l'immaginazione e a sommuovere le emozioni. Anche l'informazione su usi e costumi locali si concentra di preferenza sull'abominevole e sullo straordinario, allo scopo di catturare la curiosità del lettore". 


Anche in Italia, sin dall'avvenuta unificazione nazionale, questa letteratura circolava in grande quantità ma solo sul finire del XIX secolo essa dà vita al fenomeno della letteratura coloniale vera e propria. Qui "La letteratura coloniale e postcoloniale in Italia" fa ancora una volta una preziosa sintesi delle figure e degli stilemi - la donna araba dalla movenze sinuose e feline, la giovane africana sottomessa, i riti ancestrali, il languore dei bazar - utilizzati dai nostri scrittori che sulla scia di quanto avvenuto con le già affermate letterature coloniali inglesi e francesi, fanno di questi stereotipi il mezzo per convincere ed educare il pubblico alla necessità della conquista delle terre d'oltremare. Crivelli aderisce in toto alla lettura che il colonialismo sia stata una piaga antecedente al fascismo ricordando anche storicamente la disastrosa e barbara invasione d'Etiopia di fine Ottocento e l'altrettanto brutale conquista dell'Eritrea di inizio Novecento. Sia la pubblicistica del periodo (i resoconti romanzati di dignitari ed avventurieri avrebbero meritato un capitolo a parte) sia il variegato impegno dei nostri più importanti scrittori (Pascoli e D'Annunzio, ovviamente) cercarono di accompagnare le rade vittorie militari inserendosi a pieno titolo nel dibattito politico sulla necessità di un'espansione oltre il mare nostrum per dar sfogo territoriale alla massiccia migrazione dei giovani italiani che in quegli anni, come noto, privilegiavano piuttosto l'America e l'Europa del Nord. Benché nell'introduzione de "La letteratura coloniale e postcoloniale in Italia", Crivelli parta dal presupposto di voler fare un confronto tra tre opere emblematiche dei diversi momenti di questa letteratura -, affermazione, crisi, ripensamento -, questa parte del saggio ne occupa soltanto la parte finale. Ma quello che sarebbe potuto esser un limite in realtà si rivela una buona scelta perché per comprendere questa comparazione bisognava prima inquadrarla a dovere. Ecco allora che La danzatrice di Zarabad (del 1942) del dimenticato Ugo Nanni rappresenta l'apoteosi delle pratiche contenutistiche più deleterie con la sua trama folcloristica incentrata sul colonnello Parry e l'indiana Apsares ed il tentativo di delegittimare la colonizzazione inglese per dare lustro a quella più dolce degli "italiani brava gente" (molto ficcante la critica che Crivelli fa a questo mito duro a morire). Con il capolavoro Tempo di uccidere, di Ennio Flaiano l'autore del saggio mostra come, pur all'interno di qualche rimanente criticità, finalmente la letteratura italiana riesca a lasciarsi dietro gli angusti spazi della razzializzazione artistica facendo espiare al suo protagonista la colpa morale dell'omicidio commesso - la pena giuridica invece non gli sarà mai assegnata, a dimostrazione di come la politica e l'esercito debbano ancora cominciare il processo di revisionismo. Con il recente Regina dei fiori di perle, di Gabriella Ghermandi s'arriva infine alla contronarrazione post-coloniale ed il racconto polifonico della scrittrice italo-etiope ribalta il punto di vista mostrando come sia l'Occidente ad essere schiavo del suo individualismo malato.

Alceo Crivelli è laureato in Lingua, letteratura e civiltà italiana presso l’Università della Svizzera Italiana. Vive nel Cantone Ticino, dove attualmente collabora con l’Osservatorio culturale del Cantone Ticino, presso il DECS (Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport).

LIBRI & CULTURA CONSIGLIA...