Recensione: Serial killer per fiction e per davvero, di Cristina Brondoni

Titolo:
Serial killer per fiction e per davvero
Autore: Cristina Brondoni 
Editore: Las Vegas
Pagine: 109
Anno di pubblicazione: 2022
Prezzo copertina: 15,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

Ai Golden Globes 2023 la vittoria del premio come Miglior Attore ad Evan Peters per il ruolo del protagonista in “Dahmer”, la serie Netflix scritta da Ryan Murphy ed incentrata sul serial killer statunitense Jeffrey Dahmer, ha ulteriormente attizzato il vespaio di polemiche che ne hanno accompagnato da subito il folgorante successo. Subito dopo la premiazione, infatti, la signora Shirley Hughes, mamma di Tony Hughes, uno dei 17 ragazzi uccisi dal “Cannibale di Milwaukee” tra il 1978 e il 1991, ha accusato l’Academy di ignorare il dolore dei parenti delle vittime e dare una vergognosa popolarità ai carnefici. 


Il dibattito sulla glorificazione audiovisiva degli assassini è antico quasi quanto il cinematografo ma questa ennesima variante ci può servire da spunto per la recensione di “Serial killer per fiction e per davvero”, di Cristina Brondoni pubblicato da Las Vegas Edizioni. L’agile libello della criminologa e scrittrice milanese, come indicato nella brutta copertina (si può dirlo o questo minimalismo grafico che su tre tonalità di rosso accoglie un rombo azzurro sul quale spicca il solito coltellaccio insanguinato necessita di un gusto estetico che difficilmente lettori di genere come gran parte di noi posseggono?), vuol essere “un saggio sul fascino sinistro dei serial killer” che si muove su un doppio binario: i reali ed efferati omicidi commessi da questi individui da una parte e dall’altra il racconto che le varie forme dell’audiovisivo, in primis cinema e serie tv, hanno fatto di queste crude gesta. Lo spunto di partenza, anche se già sviscerato da tempo da specialisti e spesso, purtroppo, anche da soloni da talk-show, è comunque ricco e meritevole di ulteriori approfondimenti considerata la recentissima ondata di prodotti similari immessi sui cataloghi delle varie piattaforme, Netflix in primis, oramai sempre più vettore degli gusti degli utenti delle vecchie tv generaliste catodiche. “Serial killer per fiction e per davvero”, anche se non lo esplicita nella breve premessa, sembra nascere proprio da questa esigenza ma purtroppo, come la gran parte degli instant-saggi, eredita le tare di un prodotto sfornato per esigenze mercantiliste. Soprattutto nella prima parte, infatti, il libro è scritto in maniera sciatta sia per quanto riguarda il lessico fin troppo basico (“Zodiac era cattivissimo, faceva cose cattivissime” oppure “Anche la fiction, in effetti, non è che abbia prodotto grandi serie tv con protagonisti che muoiono pulendo bagni”) sia per quanto riguarda la costruzione grammaticale delle frasi, a volte affidata ad una costruzione orale dei periodi con frequenti ripensamenti e dislocazioni a destra o sinistra (“Le storie d’amore iniziano, alcune finiscono bene, è stato bello stare insieme, sarà bello essere amici, altre finiscono tra le lacrime, perché fanno bene anche quelle, altre ancora non iniziano neppure”). Ed anche la stessa struttura del libro sembra non aver avuto nessuna pianificazione, né ante né post, come se fosse casuale e dettata dall’accumulo di informazioni piuttosto che da un qualunque tentativo di suddivisione. Così ecco che i primi capitoli, i più interessanti, analizzano alcune macro-categorie rintracciabili in film e serie tv che li mettono al centro delle loro violente storie: da una breve ma abbastanza esauriente cronistoria dell’interesse sempre più pervasivo suscitato dai serial killer ai lavacri glamour in cui sono quasi sempre sciacquate le gesta di quelli che restano psicolabili assassini; dal tentativo di spogliarli dei caratteri più disturbanti per farne mostri lontano da noi fino alle analogie tra alias e persone reali. Anche se in “Serial killer per fiction e per davvero” la passione di Brondoni per il suo lavoro e per le sue numerose esperienze di spettatrice riesce facilmente ad avvincere il lettore, nella seconda parte del libro si fa sentire con più forza la mancanza di uno sguardo originale. La tassonomia dei più famosi e crudeli assassini seriali avrebbe forse necessitato di una sforbiciata – a meno di essere davvero novizi del settore, il saggio aggiunge davvero poco anche ai più grossolani manuali di genere – ed invece sarebbe stato molto più interessante lo sviluppo e l’allargamento del racconto dei killer finzionali. Proprio la puntuale analisi di serie come Dexter o del Killer delle Miniature, protagonista delle ultime stagioni di CSI – Scena del crimine, con la precisa individuazione di puntate, motivazioni e riferimenti reali, lascia il rammarico per l’occasione di studio persa.

Cristina Brondoni è nata e vive a Milano. Giornalista e criminologa, è autrice dei saggi “Dietro la scena del crimine” (Las Vegas, 2015), “Le case dei serial killer” (Clown Bianco, 2022), “Serial killer per fiction e per davvero” (Las Vegas, 2022) e dei manuali “Il soccorritore sulla scena del crimine” (Edizioni Giuridiche Simone, 2015), “Sembrava un incidente” (Aras Edizioni, 2018). Ha pubblicato due romanzi thriller: “Voglio vederti soffrire” (Clown Bianco, 2019), “L’appartamento dell’ultimo piano” (Clown Bianco, 2020) e a breve uscirà il terzo della serie. Come criminologa è consulente in casi di omicidio, suicidio e morte sospetta.

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