Recensione: Letteratura migrante in Italia, di Luisa Emanuele

Titolo:
Letteratura migrante in Italia
Autore: Luisa Emanuele
Editore: Oligo
Pagine: 304
Anno di pubblicazione: 2023
Prezzo copertina: 25,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

“Vivere una sola vita/in una sola città/in un solo Paese/in un solo universo/vivere in un solo mondo/è prigione”. Sono le belle parole del poeta italiano di origine camerunense Ndjock Ngana ad accoglierci dentro le pagine del saggio “Letteratura migrante in Italia”, di Luisa Emanuele edito da Oligo che si sofferma, come dice esplicitamente il titolo, su una delle questioni più dirimenti che il nostro dibattito pubblico deve con urgenza affrontare, ovvero l’incasellamento accademico dell’ormai ultradecennale produzione letteraria fatta da scrittori non nati in Italia ma che qui hanno vissuto e vivono da largo tempo. 


Il lavoro di Emanuele, nato dalla sua tesi di dottorato, – a costo di risultare pedanti: ottima l’intenzione di far circolare questi lavori meritori tramite una pubblicazione istantanea o non mediata, meno la frettolosità che continua a generare refusi e mancate attualizzazioni – riesce a fare un discorso chiaro sull’argomento anche per i non addetti ai lavori ma allo stesso tempo esaustivo anche dal punto di vista più “professionale” tramite un’indagine incentrata soprattutto sull’analisi dei testi di questi scrittori. Come dice infatti il sottotitolo della copertina, tramite “saggi e interviste” l’autrice si prefigge il compito di tracciare una radiografia che prenda il volo partendo proprio dalla singolarità specifica di alcuni dei maggiori autori di questa letteratura migrante. Il primo capitolo comincia dalla denominazione sia proponendola per comodità che mettendola in crisi perché “sebbene la descrizione dell’esperienza migratoria e le difficoltà di adattamento siano tematiche ricorrenti, in realtà questa letteratura è varia, ricca di interferenze linguistiche, stilistiche e semantiche, riflesso di percorsi interiori segnati da contrasti e lacerazioni”. Dopo aver provveduto con intelligenza ad allargare il discorso fornendo qualche nozione utile all’inquadramento dei principali concetti gravitanti attorno questa letteratura (modelli di integrazione, dilemmi identitari degli stessi autori), Emanuele prova a fare il punto sulla situazione italiana. Se ad oggi, sostanzialmente, vi sono pochissimi studi accertati in ambito universitario che tra l’altro pagano pegno ai modelli anglosassoni di letteratura post-coloniale, la realtà editoriale già da qualche decennio ha dato ampio spazio a questa nuova urgenza personale e sociale di rappresentazione nel campo delle lettere. Da una prima fase in cui “molti migranti arrivati in Italia già in età adulta, con una minima o quasi assente competenza linguistica relativa alla lingua italiana, vengono coadiuvati, nella resa linguistica dei loro testi, da scrittori o giornalisti autoctoni”, si passa alla situazione presente che fa sì che “gli autori divengono autonomi e coscienti della propria capacità espressiva, e la scrittura, conseguentemente, diventa più libera e autentica, senza il supporto di alcun autore”. 


Il saggio si concentra allora proprio su quegli scrittori che scrivono in italiano da soli analizzando ciascuno di essi per l’apporto che fornisce alla nostra letteratura. Emanuele comincia con Pap Khouma, autore di un libro negli anni 80 destinato a diventare rappresentativo di questa tendenza, ovvero “Io, venditore di elefanti” che raccontava, appunto, la sua esperienza da vu cumprà e le odissee dovute ad una difficile integrazione. Analoghe problematicità vengono affrontate da Kossi Komla-Ebri che però trasfigura in chiave ironica gli imbarazzi dovuti ai piccoli e grandi razzismi a cui assiste nella sua professione di medico grazie alla raccolta degli “imbarazzismi”, folgorante crasi e neologismo che dà il titolo a due dei suoi libri più apprezzati. Con questi mini-saggi dal linguaggio chiaro e apprezzabili analisi semantiche/testuali, “Letteratura migrante in Italia” ha il grande merito di dare ampio spazio a scrittori che vengono ancora ghettizzati dalle antologie scolastiche – come dimostra il caso della scrittrice di origine brasiliana ma romana d’adozione Christiana de Caldas Brito, il cui editore ha venduto una sua poesia ad un manuale senza corrisponderle i dovuti diritti e senza nemmeno avvisarla del traguardo raggiunto! - lasciando parlare i loro testi, mettendoli a confronto ed indicando per ciascuno l’originalità della propria voce. Dagli amori bislacchi del romeno Mihai Mircea Butcovan ai racconti di gente comune fatti dall’indiana Laila Wadia, dal bellissimo “Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio”, di Amara Lakhous in cui tramite la struttura del giallo si racconta la difficile convivenza di un palazzo della piazza più etnica di Roma alle poesie della bulgara Guergana Radeva, Emanuele fa un discorso encomiabile su questi autori in grado di arricchire, con le loro esperienze ed il loro stile ibrido, una letteratura spesso ingolfata a studiare i classici ma che si perde per strada la nascita dei nuovi. Altro pregio di questo lavoro sono le interviste finali agli stessi autori, in cui l’autrice si mette da parte per far emergere dalle risposte degli scrittori e delle scrittrici di questa generazione la necessità dell’accoglienza e dello scambio anche e soprattutto nel campo delle lettere.

LUISA EMANUELE (Catania, 1975) è laureata in Lettere moderne (1998) e in Filologia moderna (2011). Nel 2021 completa un dottorato in Scienze umanistiche, dalla cui tesi nasce questo libro. Dal 2008 è insegnante di ruolo presso il liceo scientifico “E. Boggio Lera” di Catania.

 

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