Recensione: Dizionario acquatico felliniano, di Massimo Baroni

Titolo:
Dizionario acquatico felliniano
Autore: Massimo Baroni
Editore: Oligo
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2024
Prezzo copertina: 18,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

Quanto Federico Fellini abbia una valenza statuaria da omaggiare - o da buttare giù, dipende dalle pose ribellistiche che qualcuno si compiace ancora di sfoggiare - anche nel cinema italiano di oggi ce lo racconta meglio di chiunque altro Saverio Costanzo con il suo "Finalmente l'alba". In un film che reinterpreta e dona una fuga immaginifica alla triste vicenda di Wilma Montesi, il mondo del cinema qui ritratto infatti sembra ancora una volta una delle tante deviazioni della dolce vita magnificamente portata su schermo dal maestro riminese. L'eredità di Fellini è insomma ancora vivissima sia tra i fautori di cinema che tra i suoi spettatori. Come dimostrano le numerosissime iniziative di Fellini 100 che dal 2020 non hanno ancora esaurito l'onda lunga delle celebrazioni legate al centesimo anniversario della sua nascita, proprio la critica cinematografica sembra maggiormente legata al peso culturale del regista di 8 e 1/2


Nel marasma di lavori che continuano ad analizzare la filmografia felliniana, si segnala per l'originalità del taglio "Dizionario acquatico felliniano", di Massimo Baroni pubblicato da Oligo Editore nella collana I saggi. Ingegnere elettrico che lavora in una multinazionale di macchine agricole, l'autore sin dalla sua introduzione rivendica il dilettantismo - naturalmente senza l'onta che spesso purtroppo caratterizza il termine - della sua ricerca, scaturita dalla folgorazione che l'acqua sia sempre, in modi più o meno visibili, protagonista dei film di Federico Fellini. Così piuttosto che provare ad inquadrare diacronicamente l'elemento nei vari lungometraggi, Baroni opta per la stesura di questo vocabolario composto da 31 voci provando per ognuna di esse a tracciarne le singole occorrenze nei vari film diretti dal regista. Se da una parte la leggibilità, vista l'immediata consultabilità, ne guadagna dall'altra però "l'algoritmo" che sottende a questa scelta diventa presto evidente e appesantisce alcune buone intuizioni che sono ivi riscontrabili. In primis, si sottolinea il coraggioso e bel tentativo di Dizionario acquatico felliniano nella sua analisi di poggiarsi non solamente alla facile bibliografia presente sulla filmografia felliniana - anche se giustamente non possono mancare alcuni riferimenti ad acclarate pietre miliari come "Il cinema di Federico Fellini", di Peter Bondanella e "Federico Fellini, la vita e i film", di Tullio Kezich - ma anche ad una lettura personale che fa leva sull'inconscio del regista riminese. Ecco allora che il saggio punteggia alcune note di questo atipico glossario servendosi per larga parte del misconosciuto ma importantissimo "Il libro dei sogni", in cui lo stesso regista per oltre quarant'anni aveva annotato quasi tutti gli episodi della sua ricchissima attività onirica. 


Ampio spazio viene dato inoltre anche ad analisi che fanno riferimento sia a Gustav Jung, e in particolare al suo saggio “Gli archetipi dell'inconscio collettivo”, sia ad Ernst Bernhard, di cui come noto Fellini fu a lungo paziente nel preclaro studio di via Gregoriana a Roma. Dizionario acquatico felliniano paradossalmente risulta molto più riuscito proprio dal punto di vista psicanalitico che quando si immerge, è il caso di scriverlo, nell'elemento acquatico vero e proprio. La scelta infatti di fornire uno schematico dizionario porta a qualche forzatura, come nel lemma "Licantropo", messo artatamente a sistema andando a ripescare la mitologia che racconta di come per sconfiggerlo, l’eventuale assalitore di questa bestia dovesse ricorrere all’acqua. In più, il saggio tradisce in qualche ripresa la foga dell’appassionato sicuramente di talento ma quasi insicuro della forza concettuale dei suoi teoremi. Si veda in questo senso la reiterazione della slatentizzazione che l’acqua comporta nei film di Fellini o la ripetizione in più voci di singole sequenze (l’allagamento della stanza d’hotel ne “Lo sceicco bianco”, Cabiria gettata nel fiume ne “Le notti di Cabiria”, Sylvia come ninfa acquatica ne “La dolce vita”). Avesse avuto l’ardire di cimentarsi nella saggistica propriamente accademica dimezzando il suo contenuto, Dizionario acquatico felliniano sarebbe stato una piacevole sorpresa nell’ambito di queste pubblicazioni; anche così, al netto di qualche ridondanza, rimane un ottimo lavoro in grado di “rinfrescare” l’appassionato cultore di Federico Fellini.

MASSIMO BARONI (Reggiolo, 1976) è laureato in Ingegneria Elettrica e lavora in una multinazionale di macchine agricole. Ha scritto svariati racconti pubblicati in riviste e premiati in concorsi. Questo suo primo saggio si è aggiudicato una menzione speciale al concorso ‘Inedito – colline di Torino’ 2022.

LIBRI & CULTURA CONSIGLIA...