Titolo: Breve storia della letteratura gialla
Autore: Eleonora Carta
Editore: Graphe.it
Pagine: 64
Anno di pubblicazione: 2019
Prezzo copertina: 6,00 €
Recensione a cura di Mario Turco
Di fronte a un saggio letterario di appena 58 pagine che intenda presentare al suo interno sia la storia di un preciso genere che i suoi autori principali, sia alcune note di costume che una bibliografia essenziale si può restare quantomeno perplessi di fronte alla sfrontatezza dell'intento. Se poi il filone trattato è uno dei più commercialmente venduti e nel corso dei due secoli e mezzo della sua esistenza è stato tra l'altro percorso anche da autori come Dostoevskij ed Eco, beh, c'è da chiedersi soltanto se l'autore
intenda affrontare l'improba sfida con sana spensieratezza o un maldestro rigore filologico.
Fortunatamente per noi lettori Eleonora Carta, autrice de Breve storia della letteratura gialla edito da Graphe.it Edizioni si lascia guidare dalla gaiezza dei puri. Le doverose note che precedono questo rapido bignami sono salutate dagli aficionados dei crimini letterari con un sorriso d'indulgenza: uno scritto così breve non può avere pretese di esaustività e riflette le opinioni personali dell'autrice/scrittrice di romanzi, non certo a caso, thriller per altre case editrici. Una volta chiarito questo si procede con identico (ed inevitabile) spirito correo e ci si confronta a distanza con la storia e l'elenco degli autori che hanno reso grande il giallo. Subito la nota esplicativa: quello per noi è comunemente il giallo e che racchiude al suo interno il mistery, il thriller e il poliziesco degli altri Paesi è dovuta alla celebre volgarizzazione del marchio seguita alla scelta della Mondadori nel 1929 di pubblicare La strana morte del signor Benson, di S. S. Van Dine nella loro neonata collana dedicata al crime. La copertina di quel romanzo e degli altri che lo seguirono era appunto giallo canarino e nel tondo rosso centrale essi racchiudevano quasi sempre una scena esplicativa del contenuto che il lettore avrebbe trovato al suo interno. Una volta appuratane l'origine iconografica, Carta si lancia in un'appassionata difesa della dignità letteraria del thriller che però, data la stringatezza dello spazio dedicatogli e la debolezza del teorema di fondo, si risolve in una confusa e già sentita invettiva contro la gabbia del “genere”.
Arriva quindi la compilazione degli autori e qui è impossibile sbagliare: il primo romanzo giallo è ascrivibile ad Edgar Allan Poe che nel 1841 pubblica per la prima volta “I delitti della Rue Morgue”, ad oggi insuperato capolavoro per inventiva e delineazione dell'antesignano dei detective geniali che farà (troppi) proseliti nella narrativa similare, lo scorbutico Auguste Dupin. Qui la polarizzazione dell'autrice verso la figura dello scrittore morto a Baltimora nel 1849 e il suo tentativo di rintracciare l'origine della detection logica nel bisogno positivista di ricostituire un ordine che invece nella realtà si andava sfaldando assume interessanti connotati storici/sociologici. Se il giallo in questi anni diventa un genere prettamente borghese è perché risponde insomma alla morale della classe rampante del secolo XIX che ha un fiducia quasi illimitata nella capacità di auto-governarsi dell'intelletto umano. Dopo un breve paragrafo sugli antecedenti più noti, da una delle storie de “La mille e una notte” al “Zadig” di Voltaire, il saggio della Carta continua elencando i grandi nomi del genere e dando una breve motivazione del loro inserimento in questa lista. Non si segnalano grosse mancanze se non una certa sottovalutazione dell'hard-boiled nato dalle penne di Dashiell Hammett e Raymond Chandler, citazioni che sembrano fatte più per obbligo che per un'effettiva simpatia. Così come nel paragrafo finale dedicato alla tradizione italiana anche il nome di Leonardo Sciascia viene trattato alla stessa stregua degli altri giallisti, mancando di notare le distanze del grande autore siciliano dalle dinamiche codificate del genere. Si potrebbe obiettare che dato lo spazio esiguo non si potevano certo imbastire trattazioni che avrebbero meritato altra sede ma la ricercata agilità del volumetto è alla fine dispersa con l'appendice dello striminzito dizionario finale e la bibliografia che avrebbe meritato più spazio.
Autore: Eleonora Carta
Editore: Graphe.it
Pagine: 64
Anno di pubblicazione: 2019
Prezzo copertina: 6,00 €
Recensione a cura di Mario Turco
Di fronte a un saggio letterario di appena 58 pagine che intenda presentare al suo interno sia la storia di un preciso genere che i suoi autori principali, sia alcune note di costume che una bibliografia essenziale si può restare quantomeno perplessi di fronte alla sfrontatezza dell'intento. Se poi il filone trattato è uno dei più commercialmente venduti e nel corso dei due secoli e mezzo della sua esistenza è stato tra l'altro percorso anche da autori come Dostoevskij ed Eco, beh, c'è da chiedersi soltanto se l'autore
intenda affrontare l'improba sfida con sana spensieratezza o un maldestro rigore filologico.
Fortunatamente per noi lettori Eleonora Carta, autrice de Breve storia della letteratura gialla edito da Graphe.it Edizioni si lascia guidare dalla gaiezza dei puri. Le doverose note che precedono questo rapido bignami sono salutate dagli aficionados dei crimini letterari con un sorriso d'indulgenza: uno scritto così breve non può avere pretese di esaustività e riflette le opinioni personali dell'autrice/scrittrice di romanzi, non certo a caso, thriller per altre case editrici. Una volta chiarito questo si procede con identico (ed inevitabile) spirito correo e ci si confronta a distanza con la storia e l'elenco degli autori che hanno reso grande il giallo. Subito la nota esplicativa: quello per noi è comunemente il giallo e che racchiude al suo interno il mistery, il thriller e il poliziesco degli altri Paesi è dovuta alla celebre volgarizzazione del marchio seguita alla scelta della Mondadori nel 1929 di pubblicare La strana morte del signor Benson, di S. S. Van Dine nella loro neonata collana dedicata al crime. La copertina di quel romanzo e degli altri che lo seguirono era appunto giallo canarino e nel tondo rosso centrale essi racchiudevano quasi sempre una scena esplicativa del contenuto che il lettore avrebbe trovato al suo interno. Una volta appuratane l'origine iconografica, Carta si lancia in un'appassionata difesa della dignità letteraria del thriller che però, data la stringatezza dello spazio dedicatogli e la debolezza del teorema di fondo, si risolve in una confusa e già sentita invettiva contro la gabbia del “genere”.
Arriva quindi la compilazione degli autori e qui è impossibile sbagliare: il primo romanzo giallo è ascrivibile ad Edgar Allan Poe che nel 1841 pubblica per la prima volta “I delitti della Rue Morgue”, ad oggi insuperato capolavoro per inventiva e delineazione dell'antesignano dei detective geniali che farà (troppi) proseliti nella narrativa similare, lo scorbutico Auguste Dupin. Qui la polarizzazione dell'autrice verso la figura dello scrittore morto a Baltimora nel 1849 e il suo tentativo di rintracciare l'origine della detection logica nel bisogno positivista di ricostituire un ordine che invece nella realtà si andava sfaldando assume interessanti connotati storici/sociologici. Se il giallo in questi anni diventa un genere prettamente borghese è perché risponde insomma alla morale della classe rampante del secolo XIX che ha un fiducia quasi illimitata nella capacità di auto-governarsi dell'intelletto umano. Dopo un breve paragrafo sugli antecedenti più noti, da una delle storie de “La mille e una notte” al “Zadig” di Voltaire, il saggio della Carta continua elencando i grandi nomi del genere e dando una breve motivazione del loro inserimento in questa lista. Non si segnalano grosse mancanze se non una certa sottovalutazione dell'hard-boiled nato dalle penne di Dashiell Hammett e Raymond Chandler, citazioni che sembrano fatte più per obbligo che per un'effettiva simpatia. Così come nel paragrafo finale dedicato alla tradizione italiana anche il nome di Leonardo Sciascia viene trattato alla stessa stregua degli altri giallisti, mancando di notare le distanze del grande autore siciliano dalle dinamiche codificate del genere. Si potrebbe obiettare che dato lo spazio esiguo non si potevano certo imbastire trattazioni che avrebbero meritato altra sede ma la ricercata agilità del volumetto è alla fine dispersa con l'appendice dello striminzito dizionario finale e la bibliografia che avrebbe meritato più spazio.
Eleonora Carta |
Breve storia della letteratura gialla è allora consigliato specificamente ai neofiti del settore; agli appassionati resta purtroppo il rammarico di un confronto tronco.
L'AUTRICE
Eleonora Carta è nata nel 1974. Ha sempre creduto che sarebbe diventata un avvocato, ma alla fine degli studi universitari ha capito che i palazzi di giustizia non facevano per lei. Vive tra Torino e la Sardegna. Per la Newton Compton ha pubblicato il romanzo L’imputato e il racconto Ultima notte nella vecchia casa, incluso nell’antologia Delitti di capodanno. Delitto al museo è stato pubblicato in precedenza con il titolo La consistenza dell’acqua.