Recensione: La casa degli uccelli, di Laura Bosio e Bruno Nacci

Titolo: La casa degli uccelli
Autore: Laura Bosio, Bruno Nacci
Editore: Guanda

Pagine: 288
Anno di pubblicazione: 2020

Prezzo copertina: 19,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

La Rivoluzione francese fu un ginepraio storico nel quale confluirono come forse mai così chiaramente nella Storia mondiale la caduta di un vecchio regime, l'Ancien Régime, a fronte di uno nuovo rivoluzionario che alla resa dei conti si tradusse in un dispotismo ancora più sanguinario, il Grande Terrore. Il materiale di storie, filosofia, politica, arte, psicologia presso cui attingere è immenso ed è per questo che i romanzi storici incentrati su quel periodo non smettono di generare l'interesse del grande pubblico. “La casa degli uccelli”, di Laura Bosio e Bruno Nacci edito da Guanda nella collana Narratori della fenice è l'ultimo episodio di questo prolifico sottogenere. Come recita con grande capacità riassuntiva l'autocitazione posta nel retro della copertina “Sono tempi agitati, Bertier, navighiamo a vista. Quello che è successo a Danton potrebbe succedere a ognuno di noi, non ci sono regole in questo gioco, o almeno non più”.


Il libro fa partire la fabula nel Febbraio del 1794 quando un manipolo di rottamati dalla Rivoluzione si rifugia, dietro lauto pagamento, nella Casa degli uccelli sita in Rue De Sèvres. Borghesi, aristocratici, una principessa, generali, vescovi spretati vivono la situazione come fossero all'interno di un carcere all'aperto perché non possono dimenticare di essere sotto stretta osservazione del Berretto Rosso, uno dei tanti gruppi rivoluzionari che sotto la loro politicizzazione nascondono ben altre mire. In più la situazione fuori le mura è fluida e si spera che i ribelli della Vandea marcino su Parigi per porre fine agli eccessi dell'Incorruttibile Maximilien de Robespierre. I due autori, Bosio e Nacci, che avevano già collaborato in precedenza, qui cercano di unire le istanze narrative della prima con la competenza sul contesto francese del secondo. La casa degli uccelli si inserisce infatti nel filone molto alla moda che sta contrassegnando da decenni l'editoria e in particolare il romanzo storico: personaggi inventati interagiscono con personaggi realmente esistiti sullo sfondo di eventi accorsi e ben documentati. Con molta intelligenza i due autori fanno sì che le notazioni storiche fluiscano dai risvolti di trama, dai dialoghi e dalle storie dei protagonisti piuttosto che relegarli in a parte puramente descrittivi. L'origine delle parrucche, ad esempio, che risale al semplice fatto che all'inizio si portavano solo per nascondere gli effetti della sifilide è uno di quei gustosi aneddoti che rendono più piacevole la lettura. 

Facendo dell'eterogenea coralità dei reclusi un punto di forza, La casa degli uccelli dimostra come la Rivoluzione nel suo periodo più feroce sia stata per tanti un'indegna scusa per mettere in atto soprusi della peggior specie. Lo dice benissimo Duvivier che s'è visto ammazzata la famiglia per aver mostrato indifferenza nei confronti del nuovo corso: “Ne ho abbastanza delle circostanze, sono sicuro che tra cinquanta o cento anni la gloriosa Rivoluzione si porterà dietro tante di quelle circostanze da giustificare lo scempio che è stato fatto di mia moglie e dei miei figli. Le circostanze, certo, sono una bella invenzione”. Basta avere un po' di iniziativa e professarsi nemici dei nobili e dei preti per poter arrivare a contrabbandare schiavi dalle Americhe, come fanno il finto barbiere Bertier e il vero pittore Martin Drolling, il cui quadro più famoso “Interior of a kitchen”è conservato oggi al Centre Georges Pompidou nonostante (invenzione romanzesca?) la famosa luce del quadro sia stata ottenuta con un impasto fatto dai cuori disseccati dei vecchi re francesi acquistati per pochi denari durante la profanazione delle spoglie reali di Saint-Denis. In mezzo a un quadro spesso fosco che non insiste mai però su un tono funereo l'unica nota di speranza è affidata alla passione sbocciata tra quelle mura tra il diciottenne Dominique e la sua maestra di dieci anni più vecchia Charlotte. I due riusciranno a salvarsi dal capriccio forse amoroso (altro pregio del romanzo è non chiarire mai la natura della sua ossessione verso la principessa di Chimay: ai “dittatori ridicoli” non bisognano cause razionali) del pubblico accusatore Fouquier-Tinville che manderà alle lame della Louison quasi tutti i temporanei abitanti della Casa degli uccelli. Non li salva naturalmente l'amore ma un altro uzzolo dei soldati venuti a portarli via: prepotenza cancella prepotenza ma rimane pur sempre una prepotenza.

GLI AUTORI
Laura Bosio, nata a Vercelli, vive e lavora a Milano. È autrice dei romanzi I dimenticati (Feltrinelli 1993, Premio Bagutta Opera prima), Annunciazione (Mondadori 1997, Premio Moravia; nuova edizione Longanesi 2008), Le ali ai piedi (Mondadori 2002) e, pubblicati da Longanesi, Le stagioni dell’acqua (finalista al Premio Strega 2007) e Le notti sembravano di luna (2011). Ha scritto libri sull’esperienza spirituale delle donne: Teresina. Storie di un’anima (Mondadori 2004) e D’amore e di ragione (Laterza 2012). Bruno Nacci ha tradotto classici della letteratura francese da Chamfort a Nerval, a Pascal, di cui ha curato, tra l’altro, i Pensieri (Garzanti 1994; nuova edizione Utet 2014). Su Pascal ha scritto una biografia: La quarta vigilia. Gli ultimi anni di Blaise Pascal (La Scuola di Pitagora 2014). Presso Archinto è uscito il racconto di un fatto di cronaca: L’assassinio della Signora di Praslin (2000). Con Laura Bosio ha raccolto un secolo di testimonianze sul carattere degli italiani in Da un’altra Italia (Utet 2014).

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