Titolo: Breve storia di delitti in libreria
Autore: Massimo Gatta
Editore: Graphe.it
Pagine: 60
Anno di pubblicazione: 2024
Prezzo copertina: 9,50 €
Recensione a cura di Mario Turco
Gli unici morti che la maggior parte di noi reclama sono quelli di/su carta. Nei romanzi gialli e thriller la dipartita di numerosi personaggi, anche quando irreprensibili, assume spesso un valore catartico, capace di sollecitare comunque una vasta gamma di emozioni che non tocca quasi mai il raccapriccio. Come se fossimo consci della loro funzionalità tramica, gli omicidi perpetrati in luoghi connessi al mondo della scrittura e della lettura amplificano questa distorsione emotiva arrivando a toccare sia corde di alienazione particolarmente alta che vibrazioni interne, legate al fatto che anche noi, in quanto lettori, ci sentiamo chiamati in qualche modo alla correità o alla vittimizzazione secondaria.
Autore: Massimo Gatta
Editore: Graphe.it
Pagine: 60
Anno di pubblicazione: 2024
Prezzo copertina: 9,50 €
Recensione a cura di Mario Turco
Gli unici morti che la maggior parte di noi reclama sono quelli di/su carta. Nei romanzi gialli e thriller la dipartita di numerosi personaggi, anche quando irreprensibili, assume spesso un valore catartico, capace di sollecitare comunque una vasta gamma di emozioni che non tocca quasi mai il raccapriccio. Come se fossimo consci della loro funzionalità tramica, gli omicidi perpetrati in luoghi connessi al mondo della scrittura e della lettura amplificano questa distorsione emotiva arrivando a toccare sia corde di alienazione particolarmente alta che vibrazioni interne, legate al fatto che anche noi, in quanto lettori, ci sentiamo chiamati in qualche modo alla correità o alla vittimizzazione secondaria.
Ecco allora che questo "Breve storia di delitti in libreria", di Massimo Gatta pubblicato da Graphe poteva essere una gradevole escursione in un settore che, anche i meno ferrati cultori del genere, hanno esperito come ricchissimo di trame oscure. Una piccola nota di merito va fatta innanzitutto al simpatico poster che si trova dentro il libro che, seppure utilizzi un montaggio fin troppo basico di titoli affiancati l'uno all'altro, si serve delle copertine di passate edizioni dei thriller di cui si parla nel libro - e difatti Gatta, en passant, in questa sua antologia cita anche un paio di copertinisti - per un mosaico grafico da appendere in camera che farà felice i cultori di genere. Da erudito bibliotecario qual è e da appassionato estimatore della materia, Gatta fa introdurre il suo breve saggio da Norberto Melis, preclaro protagonista di alcune delle opere di genere più famose dello scrittore Hans Truzzi. Il commissario milanese torna quindi dall'Ade dove l'ha confinato il suo creatore - "sappiate che i personaggi letterari non soltanto non muoiono, ma in genere sopravvivono anche ai loro autori" - ricorda pirandellianamente egli stesso nella sua prefazione -, per mettere un cappello metatestuale a questo viaggio nei "bibliomysteries". Come puntualmente notato nella seconda pagina del lavoro, il termine per indicare lo specifico settore del poliziesco (inteso in senso larghissimo: gialli, thriller, hard-boiled, crime, legal, procedural, etc) che si occupa di delitti connessi in vario modo al mondo dell'editoria si deve ai pionieristici articoli di John Ballinger dei primi anni Ottanta. Riprendendo i primi tentativi del giornalista statunitense e rifacendosi all'ormai ampia bibliografia portata avanti da studiosi ma anche semplici appassionati, Breve storia di delitti in libreria comincia la sua purtroppo breve panoramica dal testo di un quindicenne precocissimo destinato a fare la storia della letteratura mondiale.
In "Bibliomanie", infatti, un adolescente Gustave Flaubert romanza una storia vera, ovvero la caduta nel vizio e perfino nel delitto di Giacomo, un libraio di Barcellona precursore della tematica "libro che uccide". Ma la vicenda alla base del romanzo dello scrittore francese, forse anche per la caratura che acquisterà ben presto lo stesso Zola, diventerà subito un archetipo che sarà ripreso sia da mediocri romanzieri che da campioni del genere come Carlos Ruiz Zafòn. Proprio su questo prima sezione si manifesta quella che sarà la tara principale del saggio: Breve storia di delitti in libreria trasuda infatti tanto lavoro d'archivio, competenza bibliografica e perfino passione in alcuni passi ma non riesce mai ad andare oltre una sterile tassonomia di autori e riassunti di trame. Un lavoro quindi compilativo ma che non approfondisce, forse per modestia o forse per mancanza di competenza accademica, nessuno dei tanti spunti evocati: si veda ad esempio il capitolo dedicato ai bibliomysteries italiani capitanati da Augusto De Angelis e quella dei delitti al “mysterious bookshop”, di Otto Penzler che avrebbero meritato una trattazione più robusta. Il lavoro di Gatta si trasforma così in un indice prezioso di consultazione – ben 137 le note bibliografiche che chiudono un testo di nemmeno 60 pagine – ma disanimato e polveroso come una libreria di provincia che solo un delitto al suo interno potrebbe rianimare.
Massimo Gatta (Napoli, 1959) è bibliotecario dell’Università degli Studi del Molise. Studioso di editoria del Novecento, tipografia privata, bibliografia, grafica aziendale, storia della carta, storia della libreria, storia della bibliofilia e di aspetti paratestuali del libro. Nell’ambito di tali settori ha organizzato diverse mostre bibliografiche. Ha collaborato al supplemento domenicale de «Il Sole 24 Ore». Da venti anni collabora al periodico «Charta», oltre che a «La Bibliofilia», «Bibliologia. An International Journal of Bibliography, Library Science, History of Typography and the Book», «Paratesto. Rivista internazionale», «ALAI. Rivista di cultura del libro», «PreText», «Fogli. Rivista dell’Associazione Biblioteca Salita dei Frati di Lugano», «la Biblioteca di via Senato», «Utz», «Percorsi», «ImPressioni», «Colophon», «L’Esopo», «Wuz», «Cartevive», «Il Domenicale», «Leggere:Tutti», «MenSa. Culture e piaceri della tavola», «Contributi biblioteconomici». Fa parte del comitato di redazione di «ALAI. Rivista di cultura del libro», organo dell’Associazione Librai Antiquari d’Italia e della Collana “Piccola Biblioteca Umanistica”, edita da Olschki e del comitato scientifico de «la Biblioteca di Via Senato». È direttore editoriale della casa editrice Biblohaus di Macerata, specializzata in bibliografia e bibliofilia. Per l’editore Palladino di Campobasso ha diretto la Collana “DAT - Documenti d’Arte Tipografica”. È autore di circa cinquecento pubblicazioni, tra le ultime: L’Aldo degli scrittori. La figura e l’opera di Aldo Manuzio nell’immaginario narrativo (secoli XVI-XXI), (Biblohaus, 2018), Metallibri. Latta, ferraglia & bulloni nell’editoria futurista (Biblohaus, 2018), Segnalibro (Babbomorto editore 2018) e Librai, librerie et amicorum. Appunti per una bibliografia (Biblohaus, 2018), Come e perché mantenere in perfetto disordine i propri libri (FuocoFuochino, 2019).