Recensione: IL SEGNO DELL'UNTORE di Franco Forte

Titolo: Il segno dell'untore. La prima indagine del notaio criminale Niccolò Taverna
Autore: Franco Forte
Editore: Mondadori
Pagine: 358
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo copertina: 15,00 €

Franco Forte, per chi non lo conosce, ha scritto numerosi romanzi storici di grande successo: I bastioni del coraggio, La compagnia della morte, Roma in fiamme, Carthago. Nel suo ultimo romanzo, Il segno dell'untore, l'autore miscela sapientemente la struttura del giallo classico con un contorno storico ricco e dettaglio. Siamo nel Ducato di Milano, ambientazione già utilizzata per I bastioni del coraggio, durante l'anno 1576.

La città è scossa dalla peste, un flagello che sembra non avere fine, e l'atmosfera sembra quasi apocalittica. Il notaio criminale (l'ispettore dell'epoca) Niccolò Taverna è provato per la malattia che ha contagiato la moglie Anita, oramai in fin di vita e in preda al delirio. Nonostante questo, l'uomo viene chiamato ad indagare prima per il furto del Candelabro del Cellini dal Duomo di Milano, in costruzione, e poi per l'assassinio, apparentemente inspiegabile, del commissasio della Santa Inquisizione Bernardino da Savona, ritrovato nell'umile dimora della famiglia Righi.  Il notaio Taverna, insieme ai suoi collaboratori Rinaldo e Tadino, dovrà fare luce su questo caso, incalzato da tutti i poteri forti della città (dal governatore Don Luigi Requenses, dall'inquisitore generale Guaraldo Giussani, dall'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo). Infatti dietro all'omicidio sembra nascondersi una fitta rete di intrecci politici, aspetto che renderà le indagini ancora più complesse e delicate, mettendo a repentaglio la carriera, e forse la vita, dello stesso Taverna.

Questa, in sintesi, la trama dell'ultima fatica di Franco Forte. Naturalmente il libro nasconde anche altri aspetti che non voglio raccontarvi per ovvi motivi. Come detto in precedenza si tratta di un giallo classico, con il cadavere di turno e il notaio criminale intento a decifrare gli indizi più insignificanti, oltreché ad "interrogare" i cadaveri per scoprire l'assassino. Tuttavia l'aspetto che rende il romanzo interessante è la bellissima cornice storica in cui si muovono i protagonisti. L'autore riesce a ricreare l'atmosfera di una città impaurita, ferita, timorosa, allo stesso tempo, del contagio e del potere inquisitoriale che sembra non avere limiti. Senza dimenticare la bella rappresentazione dell'intreccio politico, semplificato al punto giusto per risultare accessibile a tutti. In tal senso appare evidente il meticoloso lavoro di ricerca storica compiuto dall'autore, capace di creare un mix vincente tra fiction e storia.

Antonio Lafrèry, Mappa storica di Milano, 1576
Un rigore storico che riguarda anche la ricca descrizione dei protagonisti, le trame psicologiche e gli ambienti milanesi in cui essi si muovono. Particolarmente riuscita, a mio avviso, la figura del notaio Taverna che mi ha ricordato molto quella dell'ispettore più famoso di sempre, Sherlock Holmes. E i suoi collaboratori, il gigante Rinaldo e l'astuto Tadino, a sostituire il mitico dottor Watson. Il linguaggio utilizzato da Forte è immediato e accurato allo stesso tempo. Il romanzo risulta scorrevole e si legge tutto d'un fiato, anche grazie al ritmo notevole della vicenda che si sviluppa, e risolve, nell'arco di una giornata. Questo aspetto rende più appassionante e coinvolgente la storia, tanto che il lettore difficilmente riesce a chiudere il libro prima dell'epilogo. Se dobbiamo trovare dei piccoli difetti a questo romanzo, la storia d'amore (si, non poteva mancare) è forse troppo repentina e inopportuna (e non aggiungo altro per non fare spoiler), e in generale la figura di Isabella non mi ha convinto molto. I dialoghi sono brillanti ma a tratti, soprattutto verso l'epilogo, diventano un pò anacronistici. Tuttavia si tratta di peccati veniali che possono essere benissimo tollerati.

Dunque un romanzo intenso, veloce, intrigante, scritto bene, consigliato sia agli amanti del genere storico, sia agli appassionati di gialli e thriller. 

L'AUTORE
Franco Forte nasce a Milano nel 1962. Giornalista, traduttore, sceneggiatore, editor delle collane edicola Mondadori (Il Giallo Mondadori, Urania e Segretissimo), ha pubblicato i romanzi Roma in fiamme, I bastioni del coraggio, Carthago, La Compagnia della Morte, Operazione Copernico, Il figlio del cielo, L’orda d’oro – da cui ha tratto per Mediaset uno sceneggiato tv su Gengis Khan –, tutti editi da Mondadori, e La stretta del Pitone e China killer (Mursia e Tropea). Per Mediaset ha scritto la sceneggiatura di un film tv su Giulio Cesare e ha collaborato alle serie “RIS – Delitti imperfetti” e “Distretto di polizia”. Direttore delle riviste Romance Magazine (www.romancemagazine.it) e Writers Magazine Italia (www.writersmagazine.it), ha pubblicato con Delos Books Il prontuario dello scrittore, un manuale di scrittura creativa per esordienti giunto alla settima edizione. Il suo sito è www.franco-forte.it.

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