Recensione: UNFACEBOOK (2011)

REGIA: Stefano Simone
SCENEGGIATURA: Pia Conoscitore, Dargys Ciberio, Antonio Universi; dal racconto "Il Prete" di Gordiano Lupi
ATTORI: Paolo Carati, Giuseppe La Torre, Tonino Pesante, Fabio Valente, Tonino Potito, Filippo Totaro, Sabrina Caterino, Pia Conoscitore, Mimmo Nenna, Ivano Latronica, Grazie Orlando, Tecla Mione, Dino Mione, Amilcare Renato, Francesco Paglione, Alysia Eletto.
FOTOGRAFIA: Stefano Simone
MONTAGGIO: Stefano Simone
MUSICHE: Luca Auriemma
PRODUZIONE: Jaws Entertainment 
DISTRIBUZIONE: - 
PAESE: Italia 2011 
GENERE: Thriller, Horror
DURATA: 75 Min
FORMATO: Colore

Per la prima volta da quando ho aperto il blog sono stato contattato da un regista per parlare del suo film (di solito vengo contattato da scrittori, case editrici, agenzie letterarie, ma mai da persone vicine al mondo del cinema). Il regista, che ringrazio, ha voluto omaggiarmo di due dei suoi ultimi lavori: Unfacebook e Una vita nel mistero (di cui parlerò in seguito).
La premessa doverosa da fare è che il film, naturalmente, essendo una produzione indipendente è stata girata con pochissimi fondi e, credo, con l'intero cast composto da attori non professionisti.

Di cosa parla il film? La storia è molto interessante ed è tratta dal racconto "Il Prete" di Gordiano Lupi, scrittore molto bravo di cui potete trovare diverse recensioni nel blog.
Il protagonista della storia è, appunto, un prete che stanco di dover ascoltare i peccati dei suoi parrocchiani decide che è giunto il momento di punirli per fare la volontà del Signore. Dopo aver indotto 3 persone al suicidio (un pedofilo, una moglie adultera e un truffatore) decide di reclutare un esercito di "cavalieri templari" al servizio di Dio. Per far questo utilizza un nuova chat, unfacebook (da qui il nome del film), e attraverso le sue capacità ipnotiche trasforma un gruppo di ragazzi in assassini al proprio servizio.
Così le vittime in città iniziano ad aumentare e la polizia brancola nel buio. L'unico dettaglio che accomuna gli efferati dellitti é la natura delinquenziale delle vittime. Proprio per questo il commissario incaricato delle indagini intuisce che dietro tutto c'è la mano di un solo uomo. Chi è questo angelo vendicatore? E soprattutto riuscirà a fermarlo?

Il risultato è un lavoro molto interessante; un thriller-horror con una buona dose di tensione e suspense, capace di catturare l'attenzione dello spettatore. Il merito principale è soprattutto del regista.
Il film è stato girato nelle aree periferiche di Manfredonia con l'intento, riuscito, di comunicare allo spettatore una situazione di degrado, civico e morale (diverse inquadrature sono dedicate ai palazzi e alle strade della città). La fotografia è molto intrigante e particolare con l'uso dominante di due colori: il bianco e il blu (non a caso i colori di Facebook). L'intento del regista, infatti, sembrerebbe quello di voler mescolare la vita reale con quella virtuale dei social network per provocare angoscia e stordimento nello spettatore, e rendere ancora meglio la dipendenza dei giovani "burattini" guidati dall'Angelo vendicatore.
Il montaggio presenta qualche pecca, soprattutto nello scambio di battute tra gli attori, evidente nelle differenze dei rumori di fondo. Per il resto è comunque veloce e le varie scene offrono un numero elevato di inquadrature, alcune molto suggestive. Gli effetti speciali sono amatoriali (del resto è difficile pretendere di più senza un budget adeguato).
La sceneggiatura è scritta abbastanza bene e la narrazione scorre via bene. Solo in alcune scene risulta troppo didascalica, aspetto accentuato dalla poca esperienza degli attori. Proprio quest'ultimi, a mio avviso, rappresentano il vero limite del film. L'impegno è evidente ma alla fine risultano poco credibili (la recitazione è forzata, poco naturale). In alcune scene fin troppo; ad es. il dialogo tra il commissario e la psicologa assomiglia più ad un esame all'università (a ruoli invertiti naturalmente); o quando il prete risponde con eccessifa enfasi al commissario "si dice che nei momenti che....". Detto questo, come da premessa, va tenuto conto che non si tratta di professionisti (almeno credo) e quindi l'impegno è apprezzabile.

Il livello tematico è quello più interessante. Il regista, infatti, tratta temi di strettissima attualità come l'influenza dei social network; la dipendenza dai mezzi di comunicazione, il cellulare in primis; la devianza civica e morale; l'assenza di sogni nei giovani; gli effetti psicologici derivanti da traumi del passato. Insomma Simone mette parecchia carne sul fuoco, sempre mantenendo uno stile asciutto e lineare (non c'è confusione nella pellicola).

Per concludere è evidente e va apprezzata la passione di questo giovane regista che, a mio modesto avviso, ha delle potenzialità e, soprattutto, qualcosa da raccontare. Il film rientra in un processo di crescita e rappresenta una discreta prova. Ora sarebbe interessante vederlo alle prese con un budget più elevato e un cast di attori professionisti, o quasi, per testare le sue reali capacità.

Se siete interessati a vedere il film o avete altre curiosità, potete inviarmi una mail che provvederò a girare al regista. Intanto potete godervi il trailer.



Per altri registi interessati a promuovere sul blog le loro opere potete mandarmi una mail all'indirizzo che trovate nella sezione contatti.

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