Recensione: Yonder. Per sognare un mondo senza guerra, di Ali Standish

Titolo:
Yonder. Per sognare un mondo senza guerra
Autore: Ali Standish
Editore: Mondadori
Pagine: 304
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 17,00 €

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Recensione a cura di Luigi Pizzi

Siamo nel 1943 a Foggy Gap, un angolo nascosto del North Carolina dove la Seconda guerra mondiale non si combatte solo sulle prime pagine del giornale o tra le onde dell’Atlantico, ma si insinua nel respiro quotidiano delle famiglie, nell’eco dei padri al fronte, nei silenzi delle madri rimaste a casa. Danny Timmons ha dodici anni, un padre arruolato in Europa, una madre incinta che regge con tenacia le redini del giornale locale, e il cuore spezzato dalla scomparsa improvvisa di Jack Bailey, che è diventato il modello da seguire da quando si è tuffato in un fiume in piena per salvare due gemelle. E adesso Jack è sparito. Non un addio, solo una parola lasciata su un biglietto: Yonder. Che dietro la sua scomparsa ci sia il padre violento? Oppure è fuggito alla ricerca di Yonder, quel luogo magico di cui gli ha parlato, dove uccelli arcobaleno volano liberi e non esiste la guerra?


Jack, con i suoi occhi troppo adulti per la sua età, viveva in una casa senza carezze. Orfano di madre, segnato da un padre reduce della Grande Guerra che aveva imparato a rispondere al dolore solo con la violenza, Jack trovava rifugio nei sorrisi gentili della famiglia Timmons e nell’intelligenza acuta di Lou Maguire — l’amica di Danny che un tempo leggeva Nancy Drew e credeva nei misteri come nelle magie. È con Lou che Danny inizia la sua ricerca. Non solo di Jack, ma anche di sé stesso. Insieme si addentrano tra ricordi, segreti e verità scomode, costruendo un’indagine che è meno poliziesca e più umana: un'esplorazione del significato di lealtà, del coraggio necessario per affrontare non solo il nemico esterno, ma anche quello dentro di noi. Perché la guerra non si combatte solo con i fucili: si combatte anche nel cortile della scuola, contro il bullismo del figlio viziato dei Pittman; si combatte nel silenzio omertoso che accompagna la cacciata della famiglia Musgrave, gli unici afroamericani di Foggy Gap, vittime di un odio antico quanto il Paese stesso. Danny si trova così al centro di un mondo che credeva piccolo, ma che ora si rivela specchio perfetto di conflitti globali. Impara che l’ingiustizia non è mai lontana, che la codardia ha mille volti — spesso mascherati da normalità — e che essere un eroe non significa compiere gesti clamorosi, ma avere il coraggio di dire no quando tutti scelgono il silenzio.


La scrittura di Ali Standish accompagna questa crescita con una prosa lenta e ricca, punteggiata di metafore delicate, che rendono vivo il paesaggio montano e le emozioni del protagonista. Non c’è fretta in questa storia: tutto è costruito con attenzione, dai dialoghi che rivelano verità non dette ai silenzi che pesano più delle parole. La guerra, così distante eppure così vicina, fa da sfondo costante: i razionamenti, le lettere mai arrivate, la voce di Roosevelt che esce dalla radio come un conforto pallido. Ma è anche una guerra di coscienze: quella che Danny combatte ogni volta che si chiede se ha fatto abbastanza, se ha difeso chi doveva essere difeso, se è stato all’altezza dell’idea che aveva di sé stesso.Le descrizioni evocano un’America rurale dove il tempo sembra fermo, ma i dolori sono vivi. Yonder non è solo la storia di una scomparsa, ma quella di un ragazzino che decide di non lasciarsi spezzare. È un racconto di formazione in cui la giustizia non si conquista con le armi, ma con la scelta di stare dalla parte giusta, anche quando è difficile. È una riflessione sull'identità, sul senso di appartenenza, sull’invisibilità di certe ferite e sulla potenza della memoria. Alla fine, Danny capisce che Yonder non è un luogo da trovare sulla mappa, ma uno spazio interiore in cui possiamo essere liberi. E che il vero eroismo non sta nel salvare qualcuno, ma nel non voltarsi mai dall’altra parte. Anche se si è piccoli. Anche se si ha paura. Anche se si è soli. Yonder è un inno dolce e struggente alla speranza, alla gentilezza e alla possibilità di cambiamento, anche nei luoghi dove sembra non possa attecchire nulla. 

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Ali Standish è cresciuta dividendosi tra il North Carolina e svariati mondi immaginari, e si è diplomata al Pomona College, alla Hollins University e alla University of Cambridge. Vi potrebbe capitare di incontrarla mentre porta a passeggio i suoi due cani da soccorso in giro per il suo quartiere, a Releigh, insieme al marito e a loro figlio. È autrice di numerosi titoli acclamati dalla critica estera e Gli incredibili misteri di Baskerville Hall è il suo primo libro pubblicato in Italia.

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