Profumo di violette; La casa degli strani ospiti e altre novità in libreria da aprile

Titolo: Profumo di violette
Autore:
Baynard Kendrick
Editore: Polillo
Pagine: 256
 
Anno di pubblicazione: 2013    
Prezzo: 14,90 €

Norma Tredwill, un passato da attrice e un presente da quarta moglie di un ricco produttore teatrale del Connecticut, ha ragione di sospettare che la sua figliastra Barbara abbia una relazione con Paul Gerente, l’uomo a cui dieci anni prima era stata legata da un breve quanto infelice matrimonio. Norma corre subito a New York per chiedergli spiegazioni, ma al suo arrivo nell’appartamento scopre che questi è stato ammazzato con un attizzatoio e che Barbara era passata da lui poco prima.
Ma se Gerente è morto, chi è l’uomo che qualche ora dopo ha fatto visita al capitano Duncan Maclain, il noto investigatore cieco, portandogli un messaggio di estrema importanza per la difesa della città in caso di guerra? Gerente, infatti, collaborava con l’Intelligence, e ciò rende la sua morte assai sospetta, per non parlare del fatto che qualcuno in casa Tredwill è in possesso di certi progetti per l’aviazione americana su cui troppi vorrebbero mettere le mani. Solo l’acuta intelligenza di Maclain potrà venire a capo di questo mistero, la cui insolita chiave è un persistente profumo di violette che sembra accompagnare ogni passo delle sue delicate indagini. Scritto e ambientato all’epoca del secondo conflitto, un mystery classico, ma anche un’avvincente spy story, dal quale Fred Zinnemann trasse nel 1942 il famoso film Occhi nella notte

Baynard Kendrick (1894-1977), nato a Philadelphia da una famiglia benestante, arrivò relativamente tardi al romanzo poliziesco. Dopo una carriera manageriale in diverse società tra Philadelphia e New York (diresse anche una catena di alberghi), nel 1934 pubblicò il suo primo giallo, Blood on Lake Louisa. Il capitano Duncan Maclain, il personaggio che lo avrebbe reso celebre, apparve invece tre anni più tardi in The Last Express. Maclain, dalla vivace intelligenza e dai modi raffinati, è diventato cieco in seguito a un incidente durante la prima guerra mondiale; invece di perdersi d’animo, ha affinato le sue capacità fino a diventare uno straordinario investigatore al quale la polizia si rivolge quando si trova a un punto morto nelle indagini su qualche delitto. I due ciechi, unanimemente ritenuto il capolavoro di Kendrick, è il quarto dei dodici romanzi dei quali Maclain è protagonista. Tra i fondatori dell’associazione dei Mystery Writers of America, di cui fu il primo presidente nel 1945, Kendrick si distinse per la sua attività a favore dei non vedenti ed ebbe l’onore di essere nominato – unico membro dotato di vista – presidente del consiglio d’amministrazione della Blinded Veterans Association.


Titolo: La casa degli strani ospiti
Autore:
Nicholas Brady
Editore: Polillo
Pagine: 288
 
Anno di pubblicazione: 2013    
Prezzo: 15,40 €

Maurice Mostyn è un impeccabile anfitrione. La sua dimora londinese accoglie spesso ospiti di vario genere per incontri d’affari, anche se assai poco chiara è la natura di tali "affari". Tuttavia, quando il padrone di casa viene trovato morto nella sua stanza da bagno, gli invitati non sembrano darsene troppa pena, anzi hanno tutti una gran fretta di tagliare la corda, ma occorre convincere l’ispettore Hallows che vuole prima accertare la causa del decesso. Asfissia, sembrerebbe, visto che la stanza era satura di gas. Colpa della sbadataggine o volontà di togliersi la vita? Il maggiordomo, che per primo ha trovato il corpo, esclude che il suo padrone avesse manifestato propositi suicidi. Inoltre diversi particolari lasciano perplesso l’ispettore: la posizione del cadavere, il ritrovamento di un paio di guanti dove non dovrebbero essere e le maniacali disposizioni di Mostyn per la pulizia del bagno. E poi ci sono quei tubetti di dentifricio che vagano da una camera all’altra come se fossero dotati di volontà propria e, non ultimo, l’atteggiamento di quegli strani ospiti. A quanto pare, nessuno di loro è intenzionato a collaborare, perché tutti, come verrà presto alla luce, avevano un motivo più che valido per desiderare la morte di Mostyn. Scritto nel 1932, il romanzo, come nella migliore tradizione del giallo a enigma, riserva infinite sorprese e un imprevedibile finale.

Nicholas Brady (1905-1945), pseudonimo dell’inglese John Turner, compì gli studi a Whitington, vicino a Manchester, e dopo un’esperienza nel giornale locale si trasferì a Londra dove lavorò come cronista di nera alla Associated Press, al Daily Mail e infine al Daily Herald. Fu un narratore precoce e assai prolifico: in poco meno di 15 anni pubblicò oltre 45 opere firmandole come J. V. Turner, Nicholas Brady e, soprattutto, David Hume. Il suo personaggio principale è l’investigatore privato Mike Cardby che esordì nel 1932 in Bullett Bite Deep. Un altro personaggio a lui caro, apparso come il precedente nei romanzi a firma David Hume, è Tony Carter, un giornalista di nera. Con il suo vero nome scrisse le storie imperniate su Amos Petrie, anch’egli reporter, mentre scelse lo pseudonimo di Nicholas Brady per quelle con protagonista l’eccentrico reverendo Ebenezer Buckle, un appassionato di orticultura che si diletta ad aiutare la polizia a risolvere casi misteriosi. Con Buckle siamo nel campo del mystery classico che l’autore maneggia con inaspettata perizia vista la sua predilezione, evidente nei libri con gli altri suoi personaggi, per il giallo d’azione. Buckle apparve per la prima volta in The House of Strange Guests (La casa degli strani ospiti) e fu in seguito ripreso in altri quattro romanzi. John Turner morì a soli 39 anni, probabilmente di tubercolosi.

Titolo: La tabacchiera avvelenata
Autore:
Richard Hull
Editore: Polillo
Pagine: 224
 
Anno di pubblicazione: 2013    
Prezzo: 14,90 €

L’arrivo nel villaggio di Scotney End di un nuovo ricco possidente, Henry Cargate, non è passato inosservato. Difficile trovare qualcuno più arrogante, villano e infido di lui. Se persino il mite e benvoluto parroco Yockleton è esasperato da tale comportamento, figuriamoci il personale di casa Cargate, ovvero l’impeccabile maggiordomo Raikes e l’efficientissima governante e segretaria Miss Knox Forster. La natura perfida e truffaldina dell’uomo si rivela anche quando coltiva la sua grande passione, la filatelia; stando a quanto afferma il suo principale fornitore, lo stimato Mr Macpherson, alcuni dei pezzi più pregiati della sua collezione di francobolli non sarebbero autentici, ma contraffatti, forse dallo stesso proprietario. Così, quando quest’ultimo viene trovato morto poco dopo essere salito su un treno diretto in città, nessuno si rammarica. Cionondimeno gli inquirenti devono fare il loro lavoro e individuare la causa del decesso. Veleno è l’immediato verdetto: cristalli di cianuro di potassio mescolati al tabacco che Cargate era solito fiutare; e infatti c’è chi, poco prima che lui crollasse a terra, lo ha visto inalare una grossa presa. Ma chi è stato a manipolare la tabacchiera? Sin dalle prime pagine sappiamo che il presunto colpevole è sul banco degli imputati, però il nome non ci viene svelato. Lo conosceremo solo a poche righe dalla fine, ma anche allora…

Richard Hull, al secolo Richard Henry Sampson (1896-1973), nacque a Londra. Costretto a interrompere gli studi per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, a soli 18 anni si trovò a combattere sul fronte francese. Al termine del conflitto entrò come praticante in uno studio di commercialisti, dove rimase per diversi anni. In seguito a un fallito tentativo di aprire un proprio studio professionale, decise di cimentarsi nella stesura di un giallo, seguendo il modello della celebre inverted story di Francis Iles, Malice Aforethought (1931, L’omicidio è un affare serio – I bassotti n. 14). Il risultato fu The Murder of My Aunt (1934, L’assassinio di mia zia), che ottenne un lusinghiero successo di pubblico e di critica invogliando l’autore a proseguire su quella strada. Per quasi un decennio diede alle stampe un libro all’anno, dopodiché la sua produzione rallentò. Oltre al primo, i migliori tra i suoi romanzi sono Keep It Quiet (1935), Murder Isn’t Easy (1936), Excellent Intentions (1938, La tabacchiera avvelenata) e My Own Murderer (1940). La sua quindicesima e ultima opera, The Martineau Murders, fu pubblicata nel 1953. Anche dopo aver abbandonato la scrittura, Hull mantenne un legame con il mondo dei giallisti e fu particolarmente attivo nel Detection Club di Londra, di cui era membro, collaborando con il presidente dell’epoca, Agatha Christie.

Titolo: La vita è strana, Jeeves
Autore:
Pelham Greenville Wodehouse
Editore: Polillo
Pagine: 192
A
nno di pubblicazione: 2013  
 Prezzo: 14,90 €

“In quest’epoca tormentata nella quale viviamo, è probabilmente venuto in mente a tutti gli uomini di pensiero che provvedimenti drastici andrebbero presi contro le zie. Per quanto mi riguarda, da tempo penso che bisognerebbe tentarle tutte per annientare le parenti in questione”. Sì, perché il giovane e tonto Bertie Wooster, che con il suo geniale maggiordomo Jeeves è il protagonista di questo gioiello di humour britannico, è da sempre oppresso dalle sue consanguinee: se non è zia Agatha, quella che si trasforma in licantropo nelle notti di plenilunio, è Dahlia Travers che, sebbene sia la sua zia buona, ha la tendenza a chiedergli favori – come impedire al pestifero e venale cuginetto di vincere una gara di buona condotta o rubare un orrido dipinto dalla casa del suo ospite – che finiscono inevitabilmente per ficcarlo nei pasticci. E, come se non bastasse, stavolta ci si è messo anche l’anziano zio George, talmente grasso che i sarti gli prendono le misure per tenersi in esercizio, ma determinato a sposare una fanciulla. Se poi aggiungiamo il più spettacolare litigio fra donne a memoria d’uomo, la più sanguinosa partita di rugby mai giocata per amore e la più prosperosa attrice del teatro inglese, ce n’è abbastanza per abbattere anche uno spirito allegro come Bertie. Ma niente paura, perché non importa quante e quali sorprese gli riservi questa strana vita, c’è sempre quel portento di Jeeves a salvarlo dalla sua sublime stupidità.

Pelham Greenville Wodehouse (Guildford, Surrey, 1881 – Southampton, New York, 1975) è il più importante scrittore umoristico del ’900 e ancora oggi uno dei più popolari. Le sue opere – circa 90 romanzi e svariate raccolte di racconti, oltre a commedie e soggetti per film – sono pubblicate regolarmente in non meno di 25 lingue. Il suo personaggio più famoso, una figura ormai proverbiale, è Jeeves, l’impeccabile e onnisciente maggiordomo al servizio di Bertie Wooster, giovane signore che si caccia sempre nei guai. I due sono protagonisti di 12 romanzi e numerosi racconti. Altra fortunata serie nella sterminata produzione di Wodehouse è il ciclo di Blandings, che ritrae con ironia l’aristocrazia terriera della vecchia Inghilterra. Nel secondo dopoguerra, ingiustamente accusato di collaborazionismo coi tedeschi, lo scrittore si trasferì negli Stati Uniti, dove visse fino alla morte.

Titolo: Dormi bene, amore mio
Autore:
Hilary Waugh
Editore: Polillo
Pagine: 224
 
Anno di pubblicazione: 2013  
 Prezzo: 14,90 €

In una villetta deserta di Stockford, nel Connecticut, viene rinvenuto all’interno di un baule il tronco di una giovane donna. Il capo della polizia locale Fred Fellows e il sergente Sid Wilks appurano che la casa era stata affittata da un certo Campbell, ma l’uomo risulta irrintracciabile e il contratto è stato sottratto dagli archivi dell’agenzia immobiliare. Armati di pazienza e tenacia e con scarsi indizi a disposizione – il monogramma su una valigia, un indirizzo scarabocchiato su un block notes, il modello di un’automobile avvistata dai vicini di casa – i due poliziotti cominciano un meticoloso lavoro di indagine per cercare di identificare la vittima ed eventualmente risalire all’identità dell’assassino. Nessuna pista viene tralasciata, ma ogni volta che gli investigatori pensano di essere su quella giusta si ritrovano in un vicolo cieco, perché chi si cela dietro il falso nome di Campbell ha la migliore copertura possibile: è un uomo qualunque, solo un volto nella folla… Scritto nel 1959, un romanzo avvincente e suggestivo che non ha cedimenti fino al memorabile scioglimento finale e sta tranquillamente alla pari con le migliori crime stories letterarie e televisive di oggi.

Hillary Waugh (1920-2008), nato a New Haven, Connecticut, dopo la laurea all’Università di Yale prestò servizio in aeronautica, ottenendo i gradi di pilota nel maggio del 1943. Il suo primo romanzo, un mystery classico intitolato Madam Will Not Dine Tonight, fu pubblicato nel 1947. Dopo altre due storie con le medesime caratteristiche, Waugh decise di passare a un genere diverso, il giallo procedurale, quello cioè in cui il lettore, in un crescendo di tensione, viene accompagnato passo per passo nelle indagini della polizia fino alla soluzione finale. Lo scrittore divenne uno dei più illustri specialisti in questo campo a partire dal 1952, anno in cui pubblicò Last Seen Wearing (È scomparsa una ragazza), che il critico inglese Julian Symons ha incluso nella lista delle 100 migliori crime novels di tutti i tempi. Di stampo analogo è l’altrettanto famoso Sleep Long, My Love (Dormi bene, amore mio). Molto più violenti sono invece i romanzi con protagonista Frank Sessions, un detective della Squadra Omicidi di New York. Nel corso della sua carriera Waugh scrisse oltre cinquanta opere firmandole col suo vero nome e con gli pseudonimi di Harry Walker, H. Baldwin Taylor ed Elissa Grandower. Nel 1989 fu insignito del titolo di Grand Master dai Mystery Writers of America.

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