Recensione: GIRL GANG di Ashley Little

Titolo: Girl gang
Autore:
Ashley Little
Editore: Unorosso
Pagine: 256
Anno di pubblicazione: 2015
Prezzo copertina: 15,00 €


Recensione a cura di Greta Sala

Quella di Girl gang è una lettura tutt’altro che facile per il tipo di argomenti trattati e per la ferocia con cui viene descritto il modo in cui le protagoniste di questa storia devono lottare per la sopravvivenza a Vancouver, una “città estrema” che detiene il primato di bande criminali giovanili. Ne sanno qualcosa Mac, Mercy, Sly girl, Z e Kayos, che condividono il sogno di rifarsi una vita. Per questo, dopo aver lasciato i "Vipers", Mac e Mercy dedicono di dar vita alle “Black roses”: una
gang tutta al femminile, dove ognuna ha il proprio ruolo e può contare sempre - e indiscutibilmente - sull'aiuto delle altre, con la quale guadagnare il necessario per uscire dal "giro" e poter ricominciare da zero.
 
Mac, la più grande e metodica, diventa la leader, mentre Mercy il suo braccio destro. A loro si unisce Sly girl, una tredicenne scappata di casa e già iniziata - da piccolissima - all’abuso di droghe, la quale conosce bene dove e a chi spacciare il crack che insieme confezionano nell’appartamento condiviso; Kayos, di famiglia benestante e già mamma di una bambina, molto e forse troppo impulsiva; Z, ragazza originale e creativa, ha il compito di far conoscere quelle “cattive ragazze” a tutta la città attraverso i suoi murales.

Le Black roses iniziano la loro scalata cercando di essere scaltre e sempre leali tra loro, ma la città e le persone non perdonano, e ben presto il loro sogno di abbandonare per sempre quel mondo si fa sempre più lontano. Tra abusi, droghe, violenze subìte e provocate, per le strade o nascosti in scantinati, il lettore segue le vicende di queste ragazzine, raccontate da tutte loro in prima persona, che ben lontane da quella che dovrebbe essere la loro adolescenza, vedono e vivono esperienze orribili, tragiche e a volte fatali.

Ashley Little non indora la pillola e il suo linguaggio è duro, crudo. L’autrice racconta quello che succede realmente tra quei vicoli, ne descrive la sporcizia, ne racconta la cattiveria e la violenza. E il lettore si ritrova quasi inerme non potendo far altro che sperare che queste cose cambino, che tutti abbiano la possibilità di vivere al meglio non sottostando al volere di nessuno. Purtroppo la violenza tra i giovani e l’aggregarsi in bande organizzate per dar vita a un vero e proprio traffico di droga o prostituzione, sono tematiche che sempre più spesso leggiamo sui giornali o vediamo alla televisione. Proprio per questo è necessario continuare a parlarne e scriverne, così come ha fatto la Little in questo drammatico romanzo, perché l’atrocità più grande è quella di fare finta che il problema non esista quando invece è sotto gli occhi di tutti.

L'AUTRICE
Ashley Little ha conseguito una laurea in scrittura creativa e cinematografia presso l’Università di Victoria. Il suo primo romanzo , PRICK: Confessions of a Tattoo Artist (Tightrope Books, 2011) è stato finalista per il ReLit award e opzionato per il cinema. The New Normal ( Orca , 2013) ha vinto il Sheila A. Egoff Children’s Literature Award. Terzo romanzo di Ashley, Anatomy of a girl gang ( Arsenal Pulp Press , 2013 ) , ha vinto il Premio Fiction Ethel Wilson, è stato finalista nell’importante Vancouver Book Award 2014 ed è stato opzionato per la televisione. Ashley vive attualmente nella Okanagan Valley (British Columbia, Canada) dove sta completando i suoi studi. 

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