Recensione: Autunno tedesco, di Stig Dagerman

Titolo: Autunno tedesco
Autore: 
Stig Dagerman
Editore: Iperborea
Pagine: 159
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 16,00 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

La casa editrice Iperborea ha raccolto per i lettori italiani tutte le cronache di Stig Dagerman pubblicate dall’Expressen, il giornale svedese che nel 1946 gli affidò il compito di visitare le città tedesche bombardate dagli alleati: Amburgo, Berlino, Hannover, Dusseldorf, Essen, Colonia, Francoforte, Heidelberg, Stoccarda, Monaco, Norimberga e Darmstad. L’autore di questa raccolta realizzò dei veri e propri reportage vividi e realistici di quelle che erano le condizioni sociali e politiche di una Germania ormai squassata e dilaniata.
Dagerman viaggia tra le macerie, incontra sfollati, padri di famiglia disperati, persone affamate e accampate sui treni in vagoni stretti e puzzolenti, bambini impauriti e ragazzi ormai disillusi. A differenza degli altri cronisti del tempo, non ci riporta delle semplici costatazioni e ciò che potrebbe essere ovvio a tutti. Da convinto antinazista, non si abbatte sulla Germania additandola come nazione sconfitta e obbligata a pagare per tutti i crimini, al contrario, riportando la verità nei suoi scritti, fa sì che il mondo conosca le condizioni di una popolazione che non sempre ha avuto libero arbitrio di scegliere un governo che non gli appartenesse. 

Attraverso le sue cronache, si fa portavoce e testimone delle sofferenze e delle atrocità che il popolo tedesco semplice si ritrova ad affrontare; del dopoguerra difficile; degli stenti e di quella punizione collettiva che si abbatte su ogni uomo, donna o bambino nato in Germania. Ma la sua cronachistica non si limita a questo. Dagerman ci racconta come nel dopoguerra iniziale si cercasse di ridisegnare i confini dell’Europa; di come gli animi umani non potevano più ignorare le disumanità e le crudeltà del terzo Reich; e di come il mondo cercasse vendetta e sicurezza per avere una coscienza più leggera. Con uno stile diretto e profondo ed un linguaggio semplice, asciutto e per niente arzigogolato e romanzato, Stig Dagerman mette da parte i suoi sentimenti personali, le sue ferme credenze ed i suoi valori per attestare la verità. Quella verità scomoda che tutto il mondo cercava di ignorare riducendo il tutto a colpa e punizione collettiva. Senza remore e con coraggio, l’autore cerca a tutti i costi di dimostrare quanto i pregiudizi (fomentatori della Seconda Guerra mondiale), potessero distruggere la vita e l’esistenza anche di persone coinvolte indirettamente in un massacro mondiale, perpetuando così quegli ideali sbagliati che avevano condotto, come dei cavalieri della morte silenziosi, un conflitto internazionale agghiacciante. 

Autunno tedesco è un libro particolare e coinvolgente che consiglio a tutti senza distinzione di genere, perché credo fermamente che sia giusto conoscere la storia sia dei vinti che dei vincitori.

L'AUTORE
Stig Dagerman (Alvkarleby 1923 - Stoccolma 1954) scrittore svedese. Dopo i primi romanzi, Il serpente (1945) e L’isola dei condannati (1946), imperniati sui temi dell’angoscia e della paura, scrisse, sotto l’influsso di Strindberg, Kafka e Faulkner, il romanzo Bambino bruciato (1948), nonché quella specie di testamento spirituale che è Il nostro bisogno di consolazione (1952), oltre a numerosi drammi in cui emerge il motivo della solitudine esistenziale. Tra le altre opere, il reportage dalla Germania distrutta Autunno tedesco (1947) e i racconti I giochi della notte (1947). Anarchico lucido e appassionato, militante in difesa degli umiliati, degli offesi e dell'inviolabilità dell'individuo, Dagerman resta nella letteratura svedese una figura culto. Muore a trentuno anni, suicida, lasciando quattro romanzi, quattro drammi, poesie, racconti (di cui è considerato maestro) e articoli. In Italia i suoi libri sono pubblicati da Iperborea.

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